L’IMPORTANZA DELL’AFFETTIVITA’ PER I RECLUSI

L’affetto è fondamentale ai fini caratteriali per chi si ritrova detenuto, quindi cercherò di dare il mio parere su questo scottante problema in quanto lo vivo in prima persona. Durante questa mia detenzione, ho avuto modo di constatare che l’affettività riveste un ruolo di primissimo piano nella vita della persona reclusa; ciò lo si evince dal fatto che coloro che possono godere dell’affetto dei cari manifestato in tutte le sue forme, trovano maggiore capacità di critica su se stessi, sugli errori senz’altro commessi ed hanno anche una maggiore serenità per affrontare il percorso del reinserimento futuro.

Con tutto ciò che fin qui ho esposto, io personalmente, non ho la possibilità di poter coltivare gli affetti, in quanto nessuno “ mi viene a trovare”. Va rilevato quindi che i mezzi che il detenuto utilizza per mantenere vivo e costante il suo affetto verso le persone che gli stanno vicino durante il suo periodo di detenzione, sono non soltanto i colloqui visivi, che rivestono un’importanza ineguagliabile, ma anche le telefonate e, laddove, non fosse possibile esercitare tali diritti, a questo punto, l’unica cosa che mi mette a contatto con l’esterno, è la corrispondenza epistolare con qualsiasi voglia interlocutore. Tutto ciò mi accomuna al desiderio di sentirmi vivo e partecipare della vita di chi non è presente al momento ed infatti le statistiche dei suicidi in carcere parlano chiaro, perché sono proprio i detenuti, come me, che si sentono abbandonati da tutto e da tutti, che vedono il fallimento della propria vita e considerano che l’abbandonare questo mondo che forse, e ripeto forse, non li ha capiti “in toto”, con la morte, è la soluzione migliore ai loro problemi. Un uomo senza affetti è un uomo che non ha più nulla da chiedere alla vita! Credo che già i nostri lettori si siano fatti un’idea di quanto sia importante l’affettività per chi vive una parte della sua vita in reclusione. E’ un argomento che dovrebbe maggiormente sensibilizzare chi gestisce in qualche modo il percorso detentivo ed è vero che i mezzi attuali di risorse umane sono insufficienti allo scopo e non per colpa delle singole direzioni, bensì per la mancanza del personale preposto allo scopo. Il sentimento affettivo, manifestato in tutte le sue forme indirizzate verso chiunque, tende una mano al detenuto che affronta i problemi che ogni giorno sorgono in carcere, sia per una sua serenità interiore sia per allontanare drastiche decisioni che sopra ho descritto.

Tramite questa redazione, nel nostro piccolo, credo che se vogliamo, possiamo aiutare questa ricerca di affettività perché ogni detenuto che come me non ha nessuno a cui scrivere, può sempre inviarci un articolo e questo scritto, tra l’altro, fa più bene a chi lo scrive che a chi lo pubblica e a chi lo legge. Ad onor del vero, credo che la vera essenza di questo progetto sia proprio la ricerca di avvicinamento al mondo esterno. Con il nostro giornale, facciamo conoscere il mondo detentivo all’esterno che potrebbe aiutare a risolvere le svariate problematiche della detenzione e perciò anche quelle del singolo detenuto, anche con un semplice commento positivo o negativo che sia. Proprio questo mantiene vivo questo progetto. Vorrei che tutti voi dall’esterno estendeste di più questo progetto facendolo conoscere a molte altre persone; mi auguro che abbiate un occhio di riguardo per me e per chi come me, non ha nessuno con cui corrispondere affinché l’esterno impari a conoscere il carcere e il detenuto che è una persona con cui parlare (scrivere) delle proprie ansie, emozioni, in uno sfogo appunto liberatorio. Certo tanto ancora c’è da fare, ma credo che questa redazione sia sulla buona strada, perchè le idee libere non sono certo quelle della non affettività o dell’autolesionismo fino alle sue massime conseguenze. Concludo dicendo che dalla notte dei tempi viene affermato che senza amore nelle sue più complete eccezioni non si vive; mai affermazione è stata più veritiera e aggiungiamo specie per la persona detenuta!

 

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