L’ex sindaco di Vittoria ricorre al Tar contro lo scioglimento del Comune per mafia

Ricorre al Tribunale Amministrativo Regionale l´ex sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato, contro il provvedimento che ha sciolto per mafia gli organismi politici del Comune, deciso dal Consiglio dei Ministri, su richiesta del ministro dell’interno Matteo Salvini. Un provvedimento che Moscato, nel corso di un incontro convocato ad hoc, ha definito “Iniquo ed ingiusto”. La “doccia fredda” arrivò nel giorno più caldo di fine luglio a palazzo Iacono, il municipio. Assieme alla giunta decaddero ovviamente lo stesso sindaco Moscato, il primo eletto di centrodestra della storia della città «rossa» per eccellenza, e il consiglio comunale. Una triade prefettizia sta ora reggendo le sorti dell´ente. Nel comune ipparino furono riscontrate ingerenze della criminalità organizzata, almeno secondo quanto stabilito dal consiglio dei ministri riunitosi a Palazzo Chigi. Il provvedimento fu relativo alle inchieste sulle presunte infiltrazioni dei clan nei più importanti settori produttivi della città.

“Non ho mai favorito esponenti malavitosi in alcun modo”, ha ribadito Moscato, che accolse positivamente l’insediamento della commissione, a seguito del terremoto politico e giudiziario che lo aveva visto finire indagato per corruzione elettorale nell’operazione Exit Poll della Dda di Catania che vide l’arresto di sei persone, tra cui l’ex sindaco Giuseppe Nicosia e il fratello Fabio, allora consigliere comunale del Pd, per presunto scambio politico mafioso riguardante le elezioni amministrative del giugno 2016. Gli arresti dei fratelli Nicosia furono poi annullati.

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