LEV TOLSTOJ E IL REALISMO RUSSO

Lev Tolstoj fu uno dei più influenti scrittori russi dell’Ottocento, conosciuto in tutto il mondo per avere scritto i romanzi Guerra e pace e Anna Karenina, con i quali raccontò le evoluzioni sociali nella Russia del suo tempo.

Oltre a scrivere romanzi, Tolstoj pubblicò dei saggi filosofici, sulla pedagogia e sulla religione.

Insieme con Fëdor Dostoevskij, Tolstoj è considerato uno dei più grandi romanzieri e pensatori di tutti i tempi e i suoi libri sono ancora letti e apprezzati da milioni di persone in giro per il mondo.

Lev Nikolàevič Tolstòj nacque il 9 settembre 1828 a Jasnaja Poljana, una tenuta situata a circa 10 chilometri da Tula, nella Russia europea genitori Tolstoj fu cresciuto da alcune sue zie, da un istitutore tedesco e da uno francese.

Nei primi anni Quaranta si iscrisse all’università di Kazan, frequentando gli studi di filosofia e successivamente quelli di giurisprudenza.

Nonostante le frequentazioni nel mondo accademico, Tolstoj non conseguì mai la laurea.

Durante il periodo universitario,il pensiero di Tolstoj venne influenzato da alcuni dei più importanti pensatori e scrittori del Settecento e dell’Ottocento.

Lesse i libri di Jean-Jacques Rousseau, Laurence Sterne, Aleksandr Sergeevič Puškin e Nikolaj Vasil’evič Gogol’,convincendosi della necessità di portare avanti una letteratura veritiera, realistica e per quanto possibile sincera, come dimostrò con la pubblicazione nel 1852 di Infanzia, un racconto autobiografico.

Lev Tolstoj prese parte alla guerra caucasica, arruolandosi nei primi anni Cinquanta dell’Ottocento.

Questo conflitto fu una fonte di grande ispirazione per i suoi primi scritti, con i quali raccontò con estremo realismo ciò che accadeva in guerra, senza creare eroi come quelli del Romanticismo e lasciando da parte il patriottismo, tanto da avere qualche problema con la censura quando pubblicò i suoi tre Racconti di Sebastopoli, che contribuirono a farlo conoscere rapidamente in Russia e in parte dell’Europa.

Dopo avere pubblicato diversi racconti a sfondo sociale, basati sulle sue esperienze dirette con i contadini e le tradizioni popolari , Tolstoj nel 1863 pubblicò I cosacchi, uno dei suoi racconti più famosi sui ricordi di guerra nel Caucaso.

In sette anni di lavoro, Lev Tolstoj scrisse Guerra e Pace, destinato a diventare uno dei più grandi e importanti romanzi della storia della letteratura mondiale, pubblicato per la prima volta tra il 1865 e il 1869. Racconta la storia dei Bolkonskij e dei Rostov, due famiglie nobiliari coinvolte nella campagna di Napoleone Bonaparte in Russia nel 1812. All’interno del racconto ci sono tanti piani narrativi, che vanno da quelli epici e grandiosi delle battaglie a quelli più piccoli e intimi dei singoli personaggi, protagonisti spesso di vicende molto più grandi di loro.

Al successo di Guerra e Pace fece seguìto quello di Anna Karenina, romanzo scritto tra il 1873 e il 1877 che costituiva una critica dura nei confronti dell’alta società russa.

Il racconto, mette in evidenza le contraddizioni e le ipocrisie nei comportamenti dei protagonisti e affronta molti dei problemi sociali della Russia di fine Ottocento.

Anna Karenina non fu accolto bene dalla critica, venne infatti etichettato come un racconto delle frivolezze della nobiltà e criticato per le posizioni antinazionaliste assunte da Tolstoj.

Tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, Lev Tolstoj si avvicinò al cristianesimo.

I numerosi saggi e racconti autobiografici del periodo rispecchiano questa conversione, con la presenza di elementi legati alla riflessione morale e religiosa.

Nella Confessione, pubblicata nel 1882 raccontò la propria depressione che lo portò a pensare al suicidio, e il suo superamento grazie alla convinzione di dovere vivere una vita religiosa e umile, come quella vissuta dai più poveri.

Questa convinzione fu una grande fonte di ispirazione per una nuova serie di racconti molto famosi, tra i quali spicca La morte di Ivan Il’ič.

Per il suo cristianesimo anarchico nel febbraio del 1901 il Santo Sinodo, il collegio dei vescovi che elegge il Patriarca nelle chiese orientali, scomunicò Tolstoj, che doveva anche fare i conti con la censura e il fatto di essere mal visto dai politici russi.

Ci furono manifestazioni in suo sostegno e nello stesso anno andò vicino a essere insignito con il Premio Nobel per la letteratura.

Quando era ormai ottantenne, nel 1910 Lev Tolstoj se ne andò di casa, abbandonando la famiglia, seguendo un piano che aveva in mente da tanti anni per lasciare tutto e seguire l’esempio di Cristo.

La fuga in treno su carrozze di terza classe in un autunno inoltrato piuttosto rigido gli costarono una polmonite, dalla quale non riuscì a riprendersi.

Morì il 7 novembre 1910 poco dopo avere pronunciato le parole “svignarsela, bisogna svignarsela”, e ribadendo di avere sempre amato la verità.

Giuseppe Raciti

 

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