L’EUROPA È L’ORIZZONTE IRRINUNCIABILE

 Torniamo a leggere il Manifesto di Ventotene, per riascoltare  lo spirito di pace e libertà che uomini prigionieri nel corpo, ma mai nella mente, lasciarono trionfasse sulla disperazione del loro presente.

Nel freddo inverno del ’41, condannati al confino a Ventotene, con il panorama fosco della supremazia delle armate di Hitler nello scenario europeo, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi lanciarono il progetto, che allora aveva molto del sogno, di un’Europa libera e unita, come antidoto efficace contro guerra, conquista e sopraffazione e contro le dittature.

Oggi i motivi di rabbia, di delusione e di preoccupazione sono tanti, ma non mettiamoci nella situazione opposta, di essere liberi nel corpo e prigionieri delle nostre angosce nella mente.

L’Europa è l’orizzonte del nostro futuro, certo un’Europa che dovrà modificare tanti aspetti della sua politica economica e sociale, che dovrà orientarsi verso scelte di sostegno alla ripresa produttiva, all’economia reale. Dovrà varare una politica dell’immigrazione che non scarichi su singoli stati il problema della difficile accoglienza dei migranti. Dovrà ridiscutere mille altre questioni. Ma senza Europa, potrebbe uno stato nazionale, specie debole economicamente e instabile politicamente come l’Italia, affrontare un mondo globalizzato e avere verosimilmente un migliore sviluppo? Nessun problema è ormai squisitamente nazionale, né le politiche del lavoro, nè quelle energetiche, ambientali o commerciali.

Il vero rischio è che restrigere l’ottica sul  piano della difesa particolaristica dell’identità e degli interessi dei singoli stati, faccia rinverdire vecchi nazionalismi sempre pronti a risorgere quando la situazione si fa più critica e problematica, come è ora. Si nutrono di paura i nazionalismi, hanno sempre l’aspetto odioso e pericoloso del pregiudizio etnocentrico, dell’intolleranza verso gli “altri” e possono solo fomentare rivalità e odio.

Io spero, invece, che i nostri giovani possano completare gli studi all’estero, grazie a uno dei tanti progetti europei che favoriscono questi scambi, e che possano far prevalere l’interesse per altre culture, piuttosto che il timore. Spero che vadano al Parlamento europeo donne e uomini aperti al nuovo, capaci di parlare il linguaggio della giustizia sociale e della dignità del lavoro.

Ma perchè questo accada, occorre che siamo in tanti ad andare a votare, ad esercitare cioè il più prezioso diritto democratico. Non lasciamo che siano i prigionieri dell’angoscia  a scegliere per noi.

 

 

 

 

 

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