LETTERE AL DIRETTORE

 Gentile Direttore anche  io ho qualcosa da dire a proposito dei ragusani del mondo  del 15 gennaio 2014 che hanno riempito la  Piazza di  San Pietro

Le propongo la lettura della lettera che ho inviato al Papa in quella occasione, della risposta del Vaticano e di un mio appello ai ragusani per la prevenzione contro rischi da evitare assolutamente nel futuro..

 Caro Papa Francesco, Santità,

ho saputo che Ella riceverà il 15 gennaio 2014 un gruppo di ragusani guidato dai coordinatori del gruppo “Ragusani nel mondo”, ciò mi ha fatto osare di rivolgere alla Sua paterna e benevolente attenzione un problema etico che ritengo importantissimo sia per i cittadini sia per la Chiesa cattolica.

Mia figlia Sara, in stato vegetativo persistente da otto anni, è anche Lei una ragusana nel mondo, ma non so in quale mondo si trovi. Sicuramente non in questo, perché, come si dice delle persone in stato vegetativo, vittime di  una medicina troppo invasiva, queste “sono prive di morte ed orfane di vita”. Lo stato vegetativo, infatti, è una barbarie provocata dall’uomo che spesso tralascia il possibile e persegue l’impossibile.    .

Mia figlia, a causa di uno stato di anossia protrattasi troppo a lungo, è rimasta cieca, sente pochissimo, è immobilizzata a letto e non può muovere nemmeno un dito volontariamente.

Sara è stata vittima del male due volte:

la prima, perché ha avuto la sua giovane vita spezzata da un incosciente che ha adulterato con solfiti, a cui lei era allergica, la carne che vendeva;

la seconda, perché non ha potuto  rifiutare la vita artificiale che Le hanno regalato i medici della rianimazione: quando si pratica un foro nella gola per respirare e si introduce un tubo nello stomaco per la nutrizione e l’idratazione forzata, la vita artificiale è servita..!.

Vita artificiale, invece, che hanno potuto rifiutare, perché in condizioni di intendere e di volere, Papa Giovanni Paolo secondo ed il cardinale Martini. Quest’ultimo, contraddetto dal cardinale Ruini, allora a capo della CEI, aveva  invitato tutti a “non trascurare la volontà del malato” e a “distinguere tra eutanasia e astensione dall’accanimento terapeutico, due termini spesso confusi”. Il Cardinale Martini  era in linea con moltissimi cattolici e con  la Chiesa cattolica tedesca che  non solo riconosce la legittimità etica dell”autodeterminazione della persona in ordine alla propria morte”, ma giudica anche “eticamente lecite” omissioni   e azioni   che permettano al malato che lo desideri di concludere “naturalmente” il suo ciclo vitale. 

Vicende connesse all’accanimento terapeutico e la drammatica vicenda di mia figlia hanno fatto riflettere i consiglieri comunali della mia città  che hanno deciso di istituire il Registro delle Disposizioni anticipate di fine vita (DAT). L’istituzione di un tale registro e lo stesso  testamento biologico tendono a prevenire gli stati vegetativi e sono, al momento in Italia, gli unici strumenti a disposizione dei cittadini per testimoniare una scelta della persona che tuteli il diritto all’autodeterminazione in materia sanitaria sancito in primo luogo dalla nostra Carta Costituzionale. Con questa decisione i consiglieri comunali ragusani hanno lasciato liberi i cittadini di scrivere le proprie direttive secondo le loro convinzioni etiche e, a tal proposito, hanno predisposto un modulo delle DAT, simile a quello elaborato dalla Conferenza episcopale tedesca, Christliche Patientenverfügung” (Disposizioni sanitarie del paziente cristiano), un testo comune di cattolici e protestanti contenente disposizioni sul fine vita, siglato nel 1999 (e rivisto nel 2003), che porta le firme del Presidente della Conferenza Episcopale tedesca cardinale K. Lehmann e del Presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche M. Kock) certamente noto a Sua Santità.

Mi permetto di riportare alcune frasi del documento che denotano e sensibilità umana e carità cristiana:

Dobbiamo togliere alla gente la paura di diventare alla fine vittima della tecnologia medica”; 

  “nessuno può essere obbligato a trattamenti diagnostici e terapeutici per quanto possano essere promettenti”;

  “per il credente” la vita è un “dono di Dio” e, come tale, “indisponibile” . Dal divieto, per il credente, di disporre liberamente della propria vita, non deriva un suo obbligo di ricorrere a tutti i ritrovati della scienza medica per prolungarne la durata.
Per attuare od omettere un trattamento è decisivo che il paziente, dopo essere stato adeguatamente informato, abbia manifestato la sua esplicita volontà al riguardo, anche qualora il medico consigliasse altre misure diagnostiche o terapeutiche. Accanto alla possibilità di stabilire in qualsiasi momento di mutare l’obiettivo del trattamento, il diritto di autodeterminazione del paziente comprende anche la possibilità di decidere disposizioni su situazioni future. Questo vale in particolare per condizioni vitali in cui i pazienti non possono più esercitare personalmente i propri diritti, cioè non possono più dare il loro consenso perché sono incapaci di dare un consenso, per es. perché sono troppo deboli, confusi o incoscienti. Allora la volontà presunta del paziente è determinante per le decisioni dei medici, dei sanitari, dei congiunti o dei fiduciari. Il testamento biologico riveste un ruolo importante nella ricerca di questa volontà presunta”.

 In tale documento si parla di “ un dignitoso lasciar morire, non proseguendo o non iniziando nemmeno un trattamento volto al prolungamento della vita (per es. l’alimentazione artificiale, la respirazione artificiale o la dialisi, la somministrazione di farmaci come ad esempio antibiotici) nel caso di malati inguaribili e terminali.”  

Lo “spread” su temi etici di così grande rilevanza per i cittadini fra la più meridionale città d’Italia e la Germania, si è così ridotto di molto.

Lo stesso spread, però, non si è ridotto ancora  fra le autorità politiche e religiose italiane e le istituzioni di altri stati europei.

Posso capire certi politici italiani  che hanno affrontato il tema per beceri(!) interessi politici (soprattutto dal 2008 al 2011), ma non riesco a comprendere, invece, le più alte  gerarchie ecclesiastiche italiane che hanno dimostrato,nei fatti, di amare di più la dottrina consolidata piuttosto che l’uomo. La vicenda di Welby, al quale è stata chiusa la porta della chiesa nel giorno del  suo funerale, le vergognose invettive di autorevoli personalità religiose sulla vicenda Englaro e l’insana alleanza con “atei devoti”(sic!) hanno disorientato, non poco, i cattolici italiani ed hanno fatto allontanare dalle parrocchie tantissime persone ( me compreso).

Il problema del fine vita connesso con l’accanimento terapeutico e la possibilità di scrivere e fare  rispettare le direttive  anticipate di trattamento di fine vita  è un problema comune  a tutti i cittadini del mondo ed, in particolare, ai cattolici.

Cattolici che non possono essere trattati in modo diverso a seconda del paese dove abitano .Se sono cattolici tedeschi, allora, sono di serie A e  possono sottoscrivere un testamento biologico addirittura proposto dal capo della Conferenza episcopale tedesca?! Se, invece, sono italiani allora sono cattolici europei di serie B, perché la CEI, sull’importante tema etico, delle DAT, si è allineata e alleata con le forze politiche più retrive e bigotte del paese!

Spero che Sua Santità ritenga opportuno intervenire invitando i Vescovi  ad esaminare più approfonditamente il problema (tenendo anche conto di quanto disposto dalla Conferenza Episcopale Tedesca) al fine di perseguire una linea unitaria e uguale per tutti i cittadini cattolici, non dimenticando altresì, che la laicità degli stati è il prerequisito per la democrazia.

Concludo ricordando che bisogna prendere atto che esistono visioni del mondo diverse da quella cattolica e che nessuno ha il diritto di imporre ad altri la propria visione per legge: a tutti deve essere riconosciuta la libertà di agire secondo la propria coscienza.

                                                                                                           Affettuosi Auguri Di Buon Natale e Sereno Anno nuovo   

                                                                                                                                    Luciano Di Natale                                    

 

                                        Ragusa 25 dicembre 2013

 

La risposta che mi ha dato il Vaticano, nella persona dell’Assess. Mons.Peter Wells, mi ha lasciato perplesso. Il 28 febbraio 2014 mi ha scritto:che la questione da me sollevata è opportunamente trattata dal catechismo della Chiesa Cattolica al n.2278-2279, dove si ribadisce il rifiuto dell’accanimento terapeutico, in cui però non rientrano l’alimentazione e la respirazione artificiale.

 

Ad un anno di distanza penso che non potevo ricevere una risposta chiara su temi così delicati. Ognuno interpreta come vuole le opere scritte da altri uomini e su questi argomenti ci sono varie interpretazioni   e alcune alquanto bizzarre.

Su tali tematiche che sconvolgono nel profondo l’animo umano è meglio fare silenzio, meglio accantonare i problemi che dividono le coscienze e le persone .

 

Io, sulla base della mia esperienza non posso fare altro che ricordare ai ragusani che risiedono a Ragusa o nel mondo che a Ragusa si può depositare il testamento biologico e di farlo al più presto.

Chi non lo fa corre  il rischio di fare decidere gli altri al proprio posto.

Decidere di non decidere è’ anch’essa una scelta, ma è sciagurata perchè così facendo

si dà una responsabilità troppo gravosa ad altri, familiari e medici, che in un futuro,spero, molto lontano,  dovranno decidere al posto nostro.

Non ci facciamo cogliere impreparati!!!.

Se, quando sono lucido e cosciente metto nero su bianco e indicherò i trattamenti a cui non vorrò essere sottoposto e se queste disposizioni le affido a una persona che nomino mio delegato, i medici non potranno far altro che rispettare le mie volontà ( sentenza della Corte Suprema di Cassazione del 13 novembre 2008)

Io e mia moglie abbiamo già sottoscritto le nostre direttive anticipate che saranno assolutamente rispettate.-

                                                                                                Cordialmente

                                                                                             Luciano Di Natale

 

 

 

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