LETTERA DI MONS. STAGLIANO’ VESCOVO DI NOTO AI FEDELI
06 Mar 2016 16:05
Carissimi,
“Dopo tanta nebbia/A una/A una/Si svelano le stelle/Respiro il fresco/Che mi lascia/Il colore del cielo/ Mi riconosco/ Immagine/Passeggera/Presa in un giro/Immortale” (G. Ungaretti). Quale grande potere comunicativo ha la poesia! Arte, di ogni tipo, la musica, la poesia dimostrano la trascendenza che abita nella vita dell’essere umano. Ecco là “il divino” che danza e, nei suoi movimenti, crea tante forme e figure, immagini, analogie “corrispondenti”: si, tutte risuonano in un richiamo ancestrale, portando “a galla” qualcosa di remoto, di antico, sempre nuovo e gustoso. Secondo scoperte recenti, ad esempio, pare che i primi attimi dell’universo in evoluzione siano state abitate da un’armonia di “suoni” dentro fluttuazioni originarie della materia. Tutto è già presente all’origine, come rannicchiato in un piccolo seme destinato a diventare albero grande. Il “divino” era là – nel tocco stesso di Dio che crea tutta la realtà -, destinato a far sbocciare in una particolare creatura la bellezza di ogni altra bellezza: l’essere umano che sa autotrascendersi nel dono di sé, per amore. Ecco il fine della creazione, che emerga finalmente quest’uomo che vive di amore, quest’uomo “poetico”. Anche quest’uomo sarà una passeggera immagine, ma l’amore è il giro Immortale che la con-prende e rende l’uomo “immenso”. Così, si riconosce l’unica vera scoperta da fare (diversamente da quanto ha cantato a Sanremo Patty Pravo in Cieli immensi): tutto l’universo è un chicco d’uva rispetto a ogni animale che porti il volto umano che è divino, immenso. Immenso è l’uomo (…non il cielo) che può poetare, cantanto e danzando l’amore e nel ritmo del divino può leggere l’immensità diffusa tra le stelle del cielo: quell’immensità gli corrisponde sin dall’origine, perché il “divino” viene da lì, dal cielo dei cieli.
Che Dio ci benedica tutti +donTonino