LETTERA APERTA SULLE INFORMAZIONI NELLA CARTA D’IDENTITA’

Sono passati ben sedici anni da quel 1° aprile del 1999 in cui veniva promulgata la legge che regola i prelievi e i trapianti di organi e di tessuti. Da quel momento si apriva una fase nuova, poiché i cittadini italiani venivano esplicitamente invitati a dichiarare la propria volontà di essere o non essere donatori di organi, valendo teoricamente in caso di omessa dichiarazione il principio del silenzio-assenso. Precedentemente si adottava il principio esattamente opposto: per esprimere l’assenso alla donazione si sottoscriveva una dichiarazione di proprio pugno, che si consegnava generalmente all’Aido. Poi, nel 1994, un bambino statunitense in vacanza in Italia, di nome Nicholas Green, venne ucciso in una rapina e i suoi genitori autorizzarono l’espianto di sette organi. Quel gesto, quell’impeto di altruismo in un momento così tragico commosse tutti, e a quel punto qualcosa cambiò nella coscienza degli italiani.

Oggi il sito del Ministero della Salute dichiara orgogliosamente, e giustamente, che l’Italia ha un numero di donatori superiore del 25% rispetto alla media europea. Superiore perfino a quello di grandi paesi come Regno Unito e Germania. Una posizione significativa, anche perché in gioco ci sono vite umane, che deve tuttavia essere mantenuta. Per questo non possiamo che esprimere apprezzamento per l’iniziativa che la vostra amministrazione ha avviato in collaborazione con il Coordinamento Regionale Trapianti, e che prevede la raccolta del consenso alla donazione contestualmente al rilascio o rinnovo della carta d’identità, così da sopperire alla mancata attuazione pratica di quel silenzio-assenso.

Non è chiaro, a leggere il comunicato stampa che l’ha annunciata, se l’iniziativa “Una scelta in Comune” contempli anche la trascrizione sul retro della carta d’identità della volontà di donare i propri organi. Come peraltro ha meritoriamente fatto il vicino Comune di Vittoria, 171esimo in tutta Italia ad usare il documento di riconoscimento come mezzo per rendere nota la volontà del dichiarante. Del resto, chi ricorda più, o ha ancora, quel tesserino bianco e blu che al tempo dell’entrata in vigore della legge 91/99 venne distribuito a tutti. L’adozione dello strumento della carta d’identità, analogamente a quanto fatto dall’amministrazione vittoriese, costituirebbe, a nostro avviso, un valore aggiunto alla vostra iniziativa, senza l’introduzione di oneri accessori rilevanti.

Ma la città di Ragusa si è anche dotata di uno strumento che gli altri Comuni della provincia non hanno ancora, e che speriamo adottino quanto prima: il registro delle DAT, le dichiarazioni anticipate di trattamento. Proprio come la donazione degli organi, le DAT o testamenti biologici si fanno sempre più strada nella coscienza delle persone guadagnandosi la reputazione positiva che meritano. Poche persone mettono in discussione il diritto del malato di autodeterminarsi riguardo alle cure e ai trattamenti da ricevere, che può naturalmente essere espresso sia nel senso di desiderio di essere curati senza limiti che in quello di rifiuto dell’accanimento terapeutico. Perché, allora, non inserire nella quarta pagina della carta d’identità anche una dicitura, sempre che il cittadino non abbia nulla in contrario, che attesti l’eventuale esistenza di una DAT depositata presso i servizi demografici e regolarmente trascritta nell’apposito registro?

Anche in questo caso si tratterebbe di valorizzare delle vite umane, compresa quella del dichiarante, nonché di accrescere il valore e la funzionalità del registro delle DAT che il Comune di Ragusa ha già istituito da tempo. Un servizio certamente utile per gli utenti che si sono già avvalsi della facoltà di esprimere le proprie direttive anticipate, e che non potrebbe mai essere di nocumento ad alcun altro.

Con i migliori saluti, e con la speranza di aver dato dei suggerimenti utili.
Il circolo Uaar di Ragusa

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