L’eredità di Papa Francesco agli operatori dei media: “Siate comunicatori di speranza”

A ricordarlo il segretario nazionale dell’Ucsi l’Unione cattolica stampa italiana, Salvo Di Salvo, il quale sottolinea come Papa Francesco durante il suo Magistero ha saputo instaurare “un dialogo profondo e autentico con il mondo della comunicazione, riconoscendone la profonda valenza strategica e pastorale”. Per dodici anni il Pontefice, nei suoi interventi in occasione delle Giornate mondiali della comunicazione, ha trasmesso “l’importanza della dimensione relazionale in un contesto sempre più complesso” promuovendo “uno stile comunicativo improntato alla semplicità, alla vicinanza ed alla verità, capace di raggiungere il cuore delle persone”. 

Di Papa Francesco il segretario nazionale dell’Ucsi ricorda anche il testamento tecnologico legato al G7 sull’intelligenza artificiale. 

“Il Pontefice più mediatico di sempre voleva un progresso più etico e più umano – commenta Salvo Di Salvo – il silenzio non è semplice assenza della parola, ma apertura totale ad accogliere e condividere la pienezza della vita altrui come aveva già detto nel 2014 nel suo primo appuntamento con la Giornata mondiale della comunicazione. Papa Francesco è colui che ha portato la comunicazione pontificia nel terzo millennio, il tempo dei social media, cioè un tempo nel quale la comunicazione è diretta, le mediazioni contano ma molto di meno rispetto a prima. Così il linguaggio ingessato, dottrinale, misurato, cattedratico è stato rivoluzionato, è diventato linguaggio di prossimità, sovente anche colloquiale, veicolato anche tramite interviste non dottrinalmente verificate, ma capaci di mettere in contatto diretto il vescovo di Roma con il suo uditorio, in questi casi esterno alla Chiesa. Questo linguaggio è stato anche poetico, così da potersi rivolgere a tutti, non soltanto ai fedeli. A cavallo tra rivoluzione e riforma c’è quindi l’esercizio del ministero petrino, non più alto, lontano, separato, distanziato da noi, ma un ministero che si è trasferito accanto a noi e che è stato esercitato in mezzo al gregge”. 

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