LEGAMBIENTE: SALVIAMO LE COSTE

«Da sempre i paesaggi costieri rappresentano una parte rilevante dell’identità, della storia e della memoria collettiva del nostro Paese, oltre che una risorsa turistica importantissima e un patrimonio naturale di straordinario pregio».

Però purtroppo le trasformazioni a carico delle coste avvenute in questi ultimi decenni hanno ferito e deturpato profondamente tale patrimonio ambientale e paesaggistico e l’andamento non accenna a diminuire.

Legambiente ha presentato un Dossier sulle aree costiere di tutta la Penisola (ad eccezione di Sicilia e Sardegna, che rientreranno nella ricerca il prossimo anno) allo scopo di registrarne il consumo legato a speculazione edilizia e urbanizzazione di paesaggi agricoli e naturali. Il quadro che emerge dal dossier, che prende in esame 13 regioni, è tanto impressionante quanto paradossale: sui 3.902 chilometri di coste analizzate da Ventimiglia a Trieste, oltre 2.194 chilometri, ossia il 56,2% dei paesaggi costieri, sono stati trasformati dall’urbanizzazione. Dal 1985, anno della Legge Galasso, sono stati cancellati dal cemento circa 222 chilometri di paesaggio costiero, a un ritmo di quasi 8 chilometri l’anno” .

 

La situazione si aggrava, secondo Legambiente, con la modifica alle procedure di autorizzazione per gli interventi in aree costiere della Legge Madia: “Il Codice dei beni culturali e del paesaggio prevede che per costruire nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico come quelle costiere, oltre all’autorizzazione edilizia, è necessario anche un parere paesaggistico autonomo espresso da un Soprintendente. Con il testo di riforma della Pubblica Amministrazione, approvato definitivamente dal Parlamento il 4 agosto, in caso di ritardo di oltre 90 giorni da parte della Soprintendenza i termini e le condizioni per l’acquisizione del parere decadranno e si determinerà un silenzio assenso”.

 

«Con il silenzio/assenso della Legge Madia i rischi per le coste italiane aumenteranno. Se molte minacce per il paesaggio costiero si sono realizzate all’interno di un quadro normativo che prevedeva piani regionali e vincoli di edificabilità, come quelli introdotti dalla Legge Galasso, è facile immaginare cosa potrà succedere in assenza di una riorganizzazione e di un rafforzamento degli uffici preposti alla gestione dei vincoli».

 

“Il confronto tra le coste, realizzato attraverso una sovrapposizione di foto satellitari, evidenzia processi analoghi nelle diverse regioni. Il versante tirrenico è stato intaccato nella maniera più rilevante e, infatti, meno del 30% delle sue aree rimane oggi libero da costruzioni.  Complessivamente il record negativo spetta alla Calabria, dove le trasformazioni interessano più del 65% dei rispettivi paesaggi costieri, seguita da Lazio, Abruzzo e Liguria (63% di coste consumate).

In Calabria si è di fronte a dati impressionanti: su un totale di 798 chilometri sono 523 quelli trasformati da interventi edilizi, anche illegali. Si confermano poi preoccupanti le situazioni di Abruzzo e Lazio. Non meno grave la situazione della Liguria, dove su un totale di 345 km di costa ne sono scomparsi 218. Negli ultimi venti anni sono stati sfregiati 4mila metri di paesaggi costieri naturali in gran parte a favore di nuove seconde case, ville e palazzi, per l’espansione di alcuni agglomerati che si susseguono lungo la costa e per attività turistiche e portuali.

Tra le nuove regioni monitorate, invece, la meno virtuosa è la Puglia, dove ben 80 km di costa sono stati cancellati in soli due decenni. Complessivamente il 56,2% del totale della costa pugliese, sia adriatica che ionica, è stato modificato con interventi antropici legali o abusivi. Negativo anche il bilancio del Friuli Venezia Giulia (55,4% di costa trasformata)”.

“Bisogna aprire cantieri di riqualificazione ambientale e culturale delle aree costiere, per fare di questi territori il cuore dell’idea di sviluppo che si immagina per l’Italia nei prossimi anni. Occorre partire dalla rigenerazione energetica del patrimonio edilizio, che lungo le coste è spesso vecchio e inadeguato, dalla valorizzazione delle potenzialità turistiche e dallo sviluppo di una moderna mobilità sostenibile per l’accesso al patrimonio di spiagge, pinete e altre attrazioni naturalistiche e culturali. Al centro delle politiche devono essere posti gli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici in linea con la programmazione europea sul tema, che individua come prioritarie le operazioni capaci di fermare l’erosione dei litorali e rafforzare il sistema di dune ancora esistenti”.

(fonte: Legambiente)

 

Dossier “Salviamo le coste italiane” (http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossier_salviamo_le_coste.pdf)

 

 

 

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