LEGAMBIENTE RISPONDE A CONFINDUSTRIA RAGUSA

E’ con grande gioia ed infinita soddisfazione che accogliamo le iniziali parole dell’ultimo intervento del Presidente dell’Associazione industriali di Ragusa Enzo Taverniti:”Puntare sullo sviluppo sostenibile e sul territorio. Potenziamento dell’offerta turistica integrata, agricoltura bio, enogastronomia di qualità e valorizzazione del patrimonio culturale”. Del resto chi non sarebbe d’accordo ?

Il problema inizia ad emergere in tutta la sua drammaticità, leggendo il prosieguo dell’intervento: “Riteniamo tuttavia che non bisogna trascurare nè svilire in ragionamenti preeconcetti il notevole apporto che nonostante il persistere delle crisi, hanno continuato e possono continuare a dare le attività industriali”. Dove per attività industriali il presidente di Confindustriai Ragusa intende lo sfruttamento delle materie prime, petrolio in primis suo vecchio lallino. L’intervento non nasce per caso ma si inserisce nella polemica relativa alla decisione di Eni ed Edison di chiedere al Tar di interveire sul piano paesaggistico nella parte in cui pone dei limiti alle estrazioni.

In attesa che il Presidente di Confindustria Ragusa “scopra” che in alternativa alle fonti fossili ci sono anche le attività che fanno parte della “Green economy” quello che ci preme sottolineare è che la sola lettura del piano paesaggistico avrebbe permesso allo stesso di evitare di fare un intervento sfacciatamente di parte.

Ricordiamo al Presidente che il 2016 è stato l’anno più caldo mai registrato così come lo era stato il 2015 e che i dieci anni più caldi dal 1880 ad oggi si collocano dal 2000 ad oggi. Il surriscaldamento dovuto all’uso del petrolio secondo la Coldiretti ha favorito nuove malattie dei raccolti causando danni in Italia per un milione di euro. Ma lo sa l’ing. Taverniti che per far rimanere sotto i 2 gradi la temperatura della terra rispetto ai livelli preindustriali bisogna rinunciare ad estrarre un terzo del petrolio presente nel sottosuolo?

Che dire? Altro che ragionamenti  preconcetti; è evidente che una certa mentalità tardo barocca, al massimo ottocentesca, è dura a morire ed è molto triste che risieda anche nei rappresentanti di quadri dirigenti che dovrebbero invece essere dei “fari” che illuminano un mondo che cambia.

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