Le polemiche sul cioccolato di Modica: è forse giunto il tempo dell’unità

Il cioccolato di Modica è per definizione la  città stessa di Modica.

Un connubio inscindibile. Ed è  un legame viscerale quello che  i modicani hanno con il loro cioccolato. Un  amore nobile, d’altri tempi. Puro.  Tuttavia non di lungo corso.  Solo da qualche lustro Modica ha infatti  scoperto di possedere  nei propri forzieri un gioiello preziosissimo che andava mostrato e proposto al mondo intero.

Un gioiello prezioso quanto, le impareggiabili risorse paesaggistiche, monumentali ed architettoniche che offre il nostro territorio.

Ed è così che pian piano il cioccolato di Modica è divenuto celebre partendo proprio dalla presa di coscienza dei modicani stessi.

Certi processi di consapevolezza sono molto lenti ma quando raggiungono i loro traguardi, diventano inarrestabili ed incontrovertibili  proprio come è accaduto al nostro cioccolato.

Oggi non c’è  modicano che trovandosi fuori sede non senta associare al nome della propria città anche quella del cioccolato.

E sono soddisfazioni immense.

Tanta celebrità e notorietà si,  ma anche qualche contrapposizione il cioccolato in città l’ha fatta registrare.

Non tutti hanno infatti   la stessa idea di promozione del cioccolato di Modica, soprattutto tra chi per definizione il cioccolato è tenuto a promuoverlo: Istituzioni e produttori. Non tutti la pensano allo stesso modo sulla tutela dello stesso nonostante il marchio Igp e soprattutto non tutti hanno la stessa idea circa i mercati di commercializzazione.

Diversità di vedute che  spesso hanno portato a divisioni, scollamenti e  polemiche.

Ben vengano quando sono finalizzate a migliore tutti i processi legati al cioccolato, da stigmatizzare quando invece nascono da visioni miopi o peggio ancora personalistiche della gestione legata all’immagine del prodotto.

La madre di tutte le polemiche,  riguarda da tempo la figura di un grande concittadino, Franco Ruta, un illuminato uomo di cultura del nostro tempo. Un uomo che del cioccolato ne ha fatto una autentica ragione di vita. 

Era schivo, sornione.  Fortemente critico verso tutto ciò che esulava dal bello e dal fatto a regola d’arte. Per questo spesso scomodo.

Con il Consorzio di promozione del cioccolato non sono mancati scontri anche molto forti culminati con il clamoroso abbandono  di “Bonajuto” dall’organismo di gestione.

Dopo la  prematura scomparsa di Franco Ruta, al Consorzio di promozione del cioccolato di Modica e all’amministrazione comunale in carica, spesso, anche noi dalle colonne virtuali del nostro giornale, abbiamo addebitato troppi sussurri ed in alcuni casi, silenzi ed omissioni circa il ricordo ed la giusta ricompensa postuma per l’opera di promozione e valorizzazione del cioccolato di Modica e della città tutta, compiuta da quest’uomo che invece avrebbe meritato riconoscimenti a gran voce.

Lo abbiamo trovato ingiusto, scorretto, ingiustificato tutto ciò e abbiamo fortemente criticato questa scelta.

Ma in questi giorni , Nino Scivoletto, direttore del Consorzio Turistico ha dato a tutti, senza esclusioni di parti, una lezione di stile, di rispetto degli altri e soprattutto di onestà intellettuale, nel suo discorso introduttivo alla cerimonia di Consegna del premio “Maria Scivoletto”, assegnato quest’anno al Presidente della Rai, Foa.  Il direttore Scivoletto, per grandi linee, nel suo intervento ha pronunciato queste parole:

In questa occasione non posso non ricordare la figura e l’opera del compianto Franco Ruta già titolare dell’Antica Dolceria Bonajuto, prematuramente scomparso cui va il merito di aver rilanciato la tradizione cioccolatiera della nostra città. Nella seconda edizione del Premio Maria Scivoletto, nel 2008, gli abbiamo conferito il premio con la seguente motivazione: “A Franco Ruta per il suo impegno nella promozione e nella diffusione della conoscenza del cioccolato modicano di qualità in Italia e nel mondo”

Da illuminato imprenditore, egli non solo aveva intuito il valore del connubio cioccolato e territorio, ma soprattutto aveva avviato un fecondo processo di riappropriazione del patrimonio dolciario che Modica può vantare.  Franco Ruta, innovando la sua azienda familiare, ha puntato sul rilancio del cioccolato di Modica come prodotto d’eccellenza ed attrattore del turismo enogastronomico. In tale suo percorso si è avvalso della sua formazione culturale, ideando un marketing vincente, che gli ha permesso di calcare contesti promozionali di notevole prestigio. Firme importanti del giornalismo enogastronomico, grazie alla sua appassionata dedizione, si sono interessati al Cioccolato di Modica. La sua prematura scomparsa, ha lasciato un vuoto incolmabile nella famiglia e nella comunità cittadina. Da illuminato imprenditore, egli aveva intuito il valore del connubio cioccolato e territorio. Il cioccolato di Modica ha ottenuto il riconoscimento IGP, anche per la notorietà, elemento questo assai importante nella redazione del Dossier di presentazione di un prodotto a Indicazione Geografica Protetta e, a tale notorietà, Franco Ruta ha contribuito come nessun altro. Onore al merito“.

Magari ci sarà stata qualche parola in più o qualche altra in meno, ma il messaggio lanciato è stato chiaro.

Scivoletto ha pronunciato quelle parole che ci attendavamo tutti. Un chiaro messaggio di unità.

Le logiche  delle divisioni che tendono ad escludere non riescono mai a creare sinergie dirette alla crescita, poichè dopo tanta fatica ci sarà sempre qualcuno, che per partito preso, demolirà, vanificando sacrifici e lavoro.

Il valore politico ed istituzionale dell’intervento del Direttore Scivoletto gli va riconosciuto tutto,  così come il merito di aver compiuto un passo importante verso l’unità di questa nuova fase storica del cioccolato di Modica e cioè la  gestione dell’Igp, complessa, piena di insidie e di detrattori.

Chissà che non sia arrivato il momento di porre fine proprio a queste logiche  e di ritrovarsi tutti insieme, magari a muso duro e con scontri ancora più cruenti, ma almeno con onestà intellettuale e con il profondo rispetto verso  tutti.

Noi di Ragusaoggi.it, con molta umiltà ci siamo e siamo certi di appartenere non ad un gruppetto isolato ma di far parte di un nugolo di sognatori. Ad maiora.

 

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