Le persone che parlano da sole sono più intelligenti?

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola 

La gente parla da sola. A casa. In ufficio. In macchina. Per strada. Nei negozi. Nel sonno. Ovunque. Le vedi altrove. Come se rielaborassero i pensieri ad alta voce in un webinar infinito con il proprio Sé. Monologhi con un Io immaginario. Ma non meno incandescente del vero. 

Sono sovente donne di età superiore ai 40 anni. Conversazioni immense. Non di rado accesissime. Ad un passo dalla colluttazione. Dinanzi ad una pila di piatti. In cucina. Si rivolgono la parola. Ma replicano financo a se stesse. Offese o indignate, se è il caso. E, sbattendo la porta, intimano anche di non sbattere più la porta. 

Gli uomini non siamo da meno. Riusciamo a mimare il tifo di un intero stadio nel rivivere le epiche gesta dell’ultima partita di calcetto. Sulla tazza del water. Rigorosamente. 

E però in Sicilia noi non parliamo semplicemente da soli. Noi diamo di più. Siamo speciali: noi ridiamo da soli. Nei momenti e nei luoghi meno indicati. Meno logici. Senza ritegno e senza apparente ragione. (Infatti, diciamocelo onestamente, che accidenti avremmo da ridere oggi giorno?). 

Tedeschi e Inglesi ci trovano pittoreschi: “Italiano tutta pizza e gesticoloni” . E risatoni. 

Avete mai visto un tedesco violare il rigore del silenzio con una risatina solitaria mentre è in fila alle poste? O in banca? Lo ricoverano. 

Sì. Ammettiamolo. Ridiamo da soli. Ci capita. Io mi scompiscio da solo. Everywhere. 

Why? Ripensiamo alle cose buffe che abbiamo in tasca. E che portiamo sempre con noi. Un siciliano non viaggia mai solo. Porta dietro di sé un teatro greco, un’ironia millennaria, una commedia antica. È la drammaturgia delle solitudini creative.

Ecco perché, amici europei, è bene che lo sappiate: noi siciliani, quando sembriamo scemi, siamo invece grandi autori. Grandissimi poeti in un esilio psicodorato.

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