LE MAFIE ACCETTANO LA SFIDA MEDIATICA E REAGISCONO ALLA INTERROGAZIONE DEL SEN. LUMIA.

Nicosia ha preso le distanze dalla interrogazione del Sen. Lumia. Lo ha fatto però da par suo, con dichiarazioni generiche, ma soprattutto col suo silenzio sulle infiltrazioni presenti nella dinamica di funzionamento della filiera agroalimentare e del Mercato ortofrutticolo.

Risponde così alla arroganza di tanti personaggi che si è riversata sul web. Tutti si proclamano innocenti, tutti diffamati, tutti puliti. E Nicosia col suo silenzio e le sue esternazioni lascia scivolare la cagnara mediatica che questi signori, poveracci, hanno sollevato sul web, verso l’insulto all’autore della Interrogazione e ai suoi potenziali sostenitori nel nostro territorio.

Anzi fa di più. Si smarca da questa battaglia (come ha fatto da 10 anni a questa parte) e indica senza  cautele  nei turbolenti della politica vittoriese la causa di tanto clamore, o i responsabili morali della stessa interrogazione.

Facendo ciò Nicosia consegna, che lo sappia o no non importa, il nome e le figure di persone, come me e come l’Avv. Piero Gurrieri, all’attacco di quei soggetti che hanno in queste ore manifestato l’ardimento  di gridare allo scandalo, riferendosi a una interrogazione che poteva essere certo più articolata e  precisa, ma che non può essere sommariamente contraddetta,  come fa il sindaco di questa Città sui giornali di oggi.

Peggio di così non poteva andare. Il sindaco gira la faccia alla legalità e lascia la battaglia antimafia scoperta e a tu per tu, non solo sul web, con organizzazioni potenti di criminali incalliti. Se ne assume la responsabilità.

Detto questo vorrei fare alcune osservazioni sulla interrogazione e introdurre qualche precisazione.

Primo: credo intanto che la interrogazione del Sen. Lumia abbia tralasciato di citare alcuni personaggi che, meglio e più di altri, meritavano di comparire in questo elenco. I nomi e i cognomi riportati nella interrogazione risultano evidentemente parziali ed è anche chiaro che una elencazione sintetica, come  quella riportata, rischia anche di mettere sullo stesso piano tante personalità, riconducibili ad attività diverse databili in contesti diversi, essendo la realtà a cui si fa riferimento molto articolata e sfrangiata, lì dove le singole personalità citate hanno svolto o vissuto storie, profili e  responsabilità non omogenee per spessore di interessi o di appartenenza .

Probabilmente, facendosi dei nomi, bisogna meglio valutare tutte le circostanze. Io noto che mancano dal contesto descritto, nella fase più recente, alcuni nomi coinvolti in storie di anfibia mobilità tra cultura criminale e interessi economici collegati alle dinamiche della filiera agroalimentare.

Secondo: il Mercato è una struttura pubblica lì dove le infiltrazioni tendono a mascherarsi in cointeressenze quasi mai evidenti, tranne che in casi particolari. Ma la mano pesante delle mafie è stata sempre presente, attiva, ma efficace sotto il profilo del condizionamento dei processi di funzionamento della struttura: nella formazione dei prezzi soprattutto, che è la base del catafascio generale, dove il dominio del malaffare assume la veste rassicurante della legalità certificata da autorità imbelli e sottomesse.

Non si dicono cose sbagliate quando si ribadisce che al Mercato  operano anche persone per bene,  in regola con le leggi, oppure gente non affiliata ai clan, gente normale.

La domanda che  però non solo io mi pongo è  la seguente: perché tutti  sembrano volere  protestare in coro assieme ai para-mafiosi e giurare che  al Mercato tutti sono ok? Come dire: uno per tutti, come i moschettieri del Re.

E mi chiedo allora come sia possibile che quelle stesse persone oneste che difendiamo dalle generalizzazioni sommarie non riescano a vedere tutto ciò che è sotto gli occhi di tutti ?

La ragione, a mio avviso, è semplice: nella definizione della qualità dei processi, all’interno del Mercato e della filiera agro commerciale, sotto il profilo della loro legittimità, non conta più il valore individuale delle persone , ma la struttura reale  del sistema  in cui si opera. Sotto questo profilo è  certamente rilevante accertare  se un operatore sia personalmente onesto o disonesto, sul piano personale, o se evade  l’Iva o meno, se sia collegato o no ai clan storici o a quelli attuali, se abbia altri  interessi nella filiera, nelle vendite così come nei trasporti, o nella fornitura di imballaggi, o di erogazione di somme a credito ai produttori, a surrogazione delle banche che hanno totalmente chiuso i cancelli del credito a una intera economia; ma tutto ciò diventa marginale, o quasi, rispetto al dato che si è nel corso degli anni strutturato un SISTEMA  perverso, che è diventato regola diffusa in tutta la filiera agroalimentare, una prassi oggettiva, un metodo di vendita dei prodotti agricoli su scala nazionale, che viene applicato costantemente, che piega alla sua logica di dominio tempi forme e modi della commercializzazione dentro e fuori il Mercato, non solo il Mercato di Vittoria, che ha reso irriconoscibile e impraticabile  il processo  legale di formazione dei prezzi reali, che vengono manipolati per cicli più o meno estesi e bloccati senza pudore alcuno al ribasso, se pure con impennate speculative  al rialzoi in alcune fasi  particolari di lancio delle produzioni sui mercati.

Tutto ciò ha prodotto l’annientamento della libera contrattazione, immediatamente trasparente, per la formazione dei prezzi all’origine in tutta l’area della serricoltura  ( ma così avviene in tutto il mercato agricolo e zootecnico )e ha consentito il proliferare e l’estendersi di pratiche illegali in tutte le campagne, dentro e fuori il Mercato ortofrutticolo, inquinando l’intera filiera agroalimentare.

I protagonisti di questo processo sono svariati gruppi, contigui e interni alle mafie del Sud e del Nord Italia, rimaste padrone incontrastate dei meccanismi che si muovono dentro la filiera agroalimentare, accettati come partners  e interlocutori dalla GDO, che non va per il sottile quando deve acquistare dai produttori imponendo pur essa provvigioni illegali che nessuno sino a oggi ha avuto la forza e la dignità di scoperchiare.

A sostenere questo sistema sono gruppi di interesse che gravano spietatamente sul lavoro dei produttori, dentro una logica speculativa e mafiosa, sempre più forte e arrogante che eludono, dentro il Mercato e fuori, il rispetto sostanziale delle Leggi specifiche, nazionali e della UE, le Ordinanze sindacali, le buone pratiche della concorrenza commerciale, che pretendono a viva voce, gettando la maschera della prudenza di fronte alla legge, di controllare e monopolizzare in cointeressenza più o meno mascherata, l’intero processo della filiera commerciale e agroalimentare, dall’inizio alla fine.

Mercato e fuori mercato, formazione dei prezzi, cassette e imballaggi, trasporti e fornitura di beni e servizi, prestiti, vendite e acquisti, contratti e pagamenti,  in questi ultimi decenni  si sono gradualmente  ristrutturati in  forme  sempre più individualistiche e speculative, con progressive spinte alla illegalità che ha conquistato i processi e cambiato i connotati degli operatori, sino alla tragica intrusione  degli interessi mafiosi verso i mercati e i processi agroalimentari. Cose non nuove se vogliamo, di cui già Francesco Rosi si occupava nel lontano 1957 quando dedicò il suo primo film inchiesta, La Sfida, alla descrizione e denuncia di questi processi, esaminati dall’interno del loro processo formativo.

Il fallimento dell’Associazionismo democratico nell’area serricola e  il venir meno di saldi presidi di democrazia e di legalità,  pesano  come un macigno sulla mancanza di una cultura di resistenza democratica a questi processi  devastanti.

Esistono ancora  imprenditori liberi onesti? La domanda non è né retorica né provocatoria. Certo che ci sono e sono ancora tanti, Nell’economia, nella società, dentro e fuori il Nercato. Ma per loro, nel tempo, l’alternativa è stata quella di stare al gioco della cointeressenza o sparire. E molti ono venuti a patti, e hanno accettato e così avviene ogni giorno. Ed è così che le mafie hanno conquistato la nostra vita, il nostro lavoro, le fatiche di tante generazioni, di chi suda in campagna, o nell’indotto, di chi vorrebbe lavorare onestamente, al Mercato o fuori dal Mercato, qui come a Bari, come a Palermo, come  a Milano.

Bisogna guardare al bosco per venire a capo di questa vicenda, e non a un solo albero, bisogna avere il coraggio di innovare, ma a tutela del lavoro e della legalità. Ecco il valore di questa interrogazione qual è, coi limiti che io stesso ho colto e illustrato: ma da questa visione si deve partire per aiutare gli Onesti, i produttori, gli operatori commerciali a ripartire, ripristinando il valore delle cose giustre e del rispetto per il lavoro altrui.

Le Autorità ? Guardate Nicosia, quello che fa e quello che dice. E vi renderete conto del disastro e del male che ha fatto alla Legalità,  alla città di Vittoria, a tutto il territorio.

Forse perché non sa di mettere  in pericolo, così operando e dicendo, anche la vita degli altri. Che non vogliono né possono piegarsi alle mafie:  di ieri, di oggi e di domani.

 

 

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