“LE FOTO PIU’ BELLE DEI NOSTRI LETTORI”

Per la Sessantaquattresima uscita della rubrica “Le foto più belle dei nostri lettori” ci facciamo accompagnare dalla nostra lettrice-amica Giusy Garozzo a Palermo. Le foto che vedete sono tutte relative alla Chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire di Palermo. Come ci racconta Giusy nella sua e-mail: “La chiesa è di una sontuosità strepitosa non sai dove puntare l’obbiettivo fotografico, così io in mezzo a tanto splendore sono stata colpita dai marmi”.

La Chiesa del monastero di S. Caterina Vergine e Martire si affaccia sul lato settentrionale di Piazza Bellini, con una scalinata a doppia rampa, il fronte laterale prospetta invece su Piazza Pretoria.

La Chiesa di Santa Caterina è annessa ad un vasto monastero domenicano, la cui fondazione si fa risalire al 1310 a seguito di un lascito testamentario. La nobildonna Benvenuta Mastrangelo Santafiore ed alcune sue congiunte, proprietarie di talune case sul Cassaro in contrada S. Matteo, unificatele, le donarono alle religiose per la realizzazione del loro monastero. Pare che all’inizio il monastero accogliesse semplici donne meretrici; soltanto in seguito, il suo stato mutò per magnificenza e ricchezza divenendo un monastero nobiliare e di clausura. Nel corso del XVI secolo, per l’accrescersi del numero delle suore, il monastero venne ampliato, e l’antica chiesa di S. Matteo che dava il nome alla contrada, venne incorporata al monastero stesso.

Nel 1566 veniva eletta l’ultima delle priore perpetue, suor Maria del Carretto, figlia di Giovanni conte di Racalmuto; a lei si deve la fondazione della chiesa attuale, dato che la vecchia chiesa risultava ormai piccola e non più corrispondente alla magnificenza del monastero.

La nuova chiesa di S. Caterina venne edificata tra il 1566 e il 1596 ed inaugurata il 24 novembre, nel giorno della ricorrenza della Santa Titolare . Ignoto è il nome del suo architetto. L’impianto a unica navata con tre cappelle per lato, si sviluppa longitudinalmente, ed è attraversato dal transetto su cui si innesta la cupola, terminata nella prima metà del Settecento.

La facciata tardo-rinascimentale, si sviluppa su due livelli con ricche trabeazioni e lesene; al primo livello, a cui si accede tramite una doppia scalinata, si trova un portale di ingresso gigantesco con sopra, al centro, una piccola edicola contenente la statua di S. Caterina, del 1685. Al secondo livello in asse con il portale di ingresso, una finestra sempre in stile gigantesco, è sovrastata da un’articolata trabeazione sulla cui sommità spicca un medaglione rappresentativo degli attributi della Santa Titolare. 

Sulla parete di ingresso alla chiesa, sopra il portale vi è il coro; ingrandito nel 1683 è sorretto da colonne tortili in marmo rosso. Il sottocoro è decorato con gli affreschi, “Gesù che appare a S. Caterina “, “Madonna che appare alla Santa” e figure allegoriche di “ Virtù”, eseguiti da Francesco Sozzi, con l’aiuto di Alessandro D’Anna, nel 1769; la volta della chiesa fu dipinta da Filippo Randazzo nel 1744 con la “Gloria di Santa Caterina “, Gli affreschi della cupola, eseguiti nel 1751, con il “Trionfo dei Santi domenicani “ , sono opera di Vito d’Anna, mentre la volta del presbiterio venne dipinta da Antonio e Paolo Filocomo nel 1728 con l’ “Anima in gloria ascende in Paradiso “.

L’interno della chiesa fu arricchito nel corso dei secoli XVII e XVIII, da un magnifico manto parietale in marmi mischi, sculture ed affreschi. L’aristocraticità del monastero impose una ricchissima decorazione: marmi e stucchi dorati rivestirono le pareti della chiesa ed ornarono le cappelle; si notino in particolare i preziosi quadri in marmi mischi e bassorilievi posti alla base delle lesene, nella navata; i medaglioni con le storie di S. Caterina, nelle pareti.

A testimonianza delle esose donazioni liberali vennero apposti gli stemmi nobiliari dei casati delle badesse: stemmi Amato sul lato sinistro della navata, nel pannello raffigurante la fontana e nei due pilastri vicini, dove il leone araldico è raffigurato al di sotto dello stemma retto da coppie di putti. Sul lato destro della navata, sul plinto a fianco della cappella del Carmine, raffigurante la Probatica Piscina, e su quello vicino con il Sacrifìcio di Isacco sono inseriti gli stemmi della famiglia Bruno, formato da una banda trasversale oro in campo blu. Nel Sacrificio lo stemma è arricchito da un crocefisso. Fra tutti gli altorilievi, il famoso episodio di Giona sul primo pilastro di destra, si stacca nettamente dagli altri per inventiva e finezza di esecuzione.

Un ringraziamento particolare alla nostra lettrice ed amica Giusy Garozzo e vi ricordo, inoltre, che tutti voi potete inviarci le vostre foto all’indirizzo e-mail info@ragusaoggi.it.

 

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