LE FALSITA’ SULL’AGRICOLTURA NEI PARCHI

La discussione sul parco degli Iblei è stata caratterizzata da una serie impressionante di falsità soprattutto sul settore agricolo e zootecnico al fine di terrorizzare gli agricoltori facendo assumere loro una posizione  contraria al parco. Tutto ciò per creare  una copertura per operazioni speculative , di cui non si può parlare apertamente, altrimenti l’opinione pubblica le boccerebbe. Oggi in zona agricola possono operare solo gli agricoltori, infatti la zona agricola viene definita, secondo l’art. 48 delle NTA del PRG del comune di  Ragusa “…..quella destinata alla conservazione e/o all’incremento delle coltivazioni agricole”. Lo stesso art. 48 al 2° comma stabilisce che in tali aree sono ammesse attività ed usi connessi con l’esecuzione dell’agricoltura, compresa la residenza al servizio del fondo, nonché l’agriturismo e le attività previste dall’art. 22 della L.R. n. 71/78. Infine il 3° comma dell’art. 48 delle N.T.A. consente la destinazione abitativa nelle zone agricole con indice di fabbricabilità fondiaria pari a 0,03 mc/mq. Nella realtà  la zona agricola è invasa da altre attività, residenziali artigianali e industriali, che nulla hanno a che fare con l’agricoltura e che non potrebbero operare su quei terreni. Infatti  il CGA con il parere 649/02 ha affermato che la deroga all’art 22 della legge regionale 71/78 che consente ai privati l’edificazione di insediamenti produttivi artigianali e industriali in zona agricola può avvenire solo se : – non sono disponibili aree per insediamenti produttivi previsti dagli strumenti urbanistici comunali – non sono disponibili aree attrezzate industriali e artigianali – su porzioni dell’area interessata dall’insediamento insistono precedenti insediamenti produttivi. Infine la deroga può essere ammessa solo se l’iniziativa privata è ubicata in un’area che alla data di entrata in vigore della legge regionale  n.2 del 2002 risulti già edificata con insediamento produttivo. Nei comuni di Ragusa, Modica Giarratana, Scicli e Chiaramonte Gulfi non c’erano nel recente passato, e a maggior ragione non ci sono oggi, le condizioni né per la costruzione di insediamenti produttivi artigianali e industriali in zona agricola, né tantomeno per costruzioni plurime ad uso residenziale in zona agricola in quanto “la realizzazione di più unità abitative in zona agricola può costituire di fatto un insediamento abitativo che , in quanto tale, deve essere necessariamente previsto e disciplinato dallo strumento urbanistico generale ( punto 2 art. 7 legge 1150/1942). D’altronde ai sensi dell’art. 2 punto c del D.M. 1444/68 – i nuovi complessi insediativi – devono necessariamente ricadere nelle zone territoriali omogenee C, la cui edificazione ai sensi del punto III dell’art. 39 della legge 19/72 è subordinata all’approvazione dei piani attuativi, che conseguentemente non possono riguardare le zone E” Pertanto l’unico soggetto a poter operare è l’agricoltore. Fra le falsità  messe in giro, speriamo solo per ignoranza,  alcune sono assolutamente eclatanti : E’ stato detto, anche dall’assessore regionale all’agricoltura, che nel parco si potranno allevare solo razze autoctone come la Modicana. Falso, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi solo il 30% dei bovini appartengono a razze autoctone (Chianina e Romagnola) , le altre sono Charollaise, Limousine,e Simmenthal, che proprio locali non sono. Per queste razze, al pari di quelle autoctone, gli allevatori prendono contributi dall’Ente Parco. Tale situazione si riscontra anche in altri parchi nazionali. E’ stato detto che nelle zone A, B e C non si può entrare con i mezzi meccanici. Falso, nelle zone A, B e C nel Parco Nazionale d’Abruzzo il transito e la sosta dei mezzi motorizzati sono vietati solo nei boschi e sui pascoli naturali. Nella zona C il divieto non concerne, altresì, chi abbia necessità di accedere per ragioni di lavoro, quali gli agricoltori. E’ stato detto che nei parchi non si può costruire. Falso , in diversi parchi nazionali  in zona B si possono aumentare le volumetrie esistenti del 10% e nella zona C del 20%. Addirittura nel Parco del Cilento e nel Parco dell’Arcipelago Toscano è  ammessa la costruzione a determinate condizioni di nuovi edifici ma solo in funzione degli usi agricoli, agrituristici e della residenza dell’imprenditore agricolo, nei limiti delle esigenze adeguatamente dimostrate da un apposito “piano di sviluppo aziendale” che riguardi l’insieme dei fondi e delle attività dell’azienda interessata. E’ stato detto che nei Parchi non si può coltivare nulla. Falso, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, in zona C si possono sviluppare colture estensive ed attività da reddito ed esercitate forme di agricoltura produttiva, per le quali il Parco promuove ed incentiva il passaggio all’agricoltura integrata o biologica. Si possono praticare anche altre produzioni agricole, quali seminativi, frutteti ecc. ma a carattere non intensivo. Nel Parco del Cilento, il più simile al Parco degli Iblei, vengono coltivati la vite, gli ortaggi e l’ulivo. Quest’ultimo dopo la creazione del parco ha visto aumentare la superficie coltivata. E’ stato affermato che non si può intervenire sulla viabilità rurale. Falso anche questo. Le strade rurali esistenti si possono ampliare, ma solo se al servizio dell’agricoltura ed evitando l’impermeabilizzazione del suolo (parco del Cilento e parco dell’Arcipelago Toscano). A tutte queste possibilità operative si aggiungono poi i contributi al reddito che gli Enti Parco danno agli agricoltori e allevatori nei seguenti settori : concessione di contributi in conto capitale tesi a sostenere azioni di agricoltura ecocompatibili, l’allevamento di razze animali autoctone minacciate di erosione genetica, la coltivazione di varietà vegetali autoctone, la fruizione dell’ambiente naturale, il recupero funzionale del patrimonio edile rurale e la formazione professionale di operatori biologici.  (Parco del Gargano), introduzione dell’uso di energie alternative nelle aziende agricole; salvaguardia delle razze locali di animali domestici presenti nell’area protetta e nelle zone contigue, che corrono rischio di estinzione, riqualificazione delle strutture aziendali; produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli del Parco, introduzione in azienda di processi produttivi innovativi e realizzazione di punti vendita prodotti, ecc (Parco Nazionale del Gran sasso e dei Monti della Laga), premio annuo quale contributo alla valorizzazione e promozione di prodotti tradizionali,  all’acquisto di attrezzature e ristrutturazione di edifici per attività produttive tradizionali e/o sperimentali, sostenibili (apicoltura, produzione di formaggi, gastronomia tipica); interventi di valorizzazione e promozione di produzioni tipiche casearie, apìcolturali e di frutticoltura, recupero di razze e cultivar tradizionali. I premi vengono concessi, anche se in misura inferiore anche alle altre razze animali (Parco Nazionale del Casentino)  Il Parco rappresenta un’importante sfida verso un’economia sostenibile ,  l’unica via praticabile per un’agricoltura colpita dalla globalizzazione che solo nella qualità può trovare una via d’uscita alla crisi economica. Tutti i prodotti che porteranno il marchio del parco saranno non solo riconoscibili e differenziabili dai prodotti di importazione di bassa qualità, ma garantiranno al consumatore sicurezza e la qualità del made in Italy.

 

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