Le edicole stanno scomparendo. Nel ragusano ne sono rimaste 38

Il declino della carta stampata investe tutta la filiera. E’ dal 2008 che causa continui licenziamenti, casse integrazioni, pre-pensionamenti, ridimensionamenti aziendali. A farne le spese sono giornalisti, grafici, tipografi e personale amministrativo delle singole aziende, ma anche gli edicolanti. Considerando solo il periodo 1 gennaio 2019-30 settembre 2023, in Italia hanno chiuso quasi 2.700 rivendite di giornali, con una perdita secca del 16%.


Secondo una recentissima analisi di Unioncamere-InfoCamere il fenomeno è evidente anche in Sicilia, dove si sono persi 111 punti vendita nei quattro anni considerati, passando da 736 a 625.
A Ragusa, il numero è sceso da 43 a 38 (-11,6%), segnalando anche in questo caso una tendenza preoccupante.

Sopravvive chi riesce a diversificare la propria attività commerciale, dove la vendita del giornale è uno dei tanti servizi, spesso marginale, offerti alla clientela.

La ricerca rivela che solo Bolzano e Sondrio hanno visto un incremento delle edicole grazie all’apertura di nuove attività. Tuttavia, la maggior parte delle province ha subito perdite significative, con città come Isernia, Trieste e Ancona che hanno visto chiudere oltre il 30% delle loro edicole.
Nell’Isola, Trapani registra il calo più drastico in percentuale con un -28,8%, seguita da Siracusa, Caltanissetta e Ragusa.

Il dominio degli smartphone

Questa statistica non è solo un numero, ma riflette un cambiamento radicale nel modo in cui consumiamo le notizie e interagiamo con i media. Per la generazione dei 18-25enni, nati e cresciuti nell’era digitale, il concetto di “giornalaio” potrebbe sembrare quasi anacronistico. In un mondo dove le notizie viaggiano alla velocità della luce attraverso smartphone e social media, l’idea di recarsi fisicamente in un’edicola per acquistare un giornale di carta sembra quasi un rituale del passato. Eppure, questa trasformazione non è priva di conseguenze.

Cambia un pezzo storico della cultura

La chiusura delle edicole, come quelle di Ragusa, non rappresenta solo la fine di un’epoca caratterizzata dalla carta stampata, ma anche la perdita di un importante tessuto sociale e culturale. Le edicole erano più di semplici punti vendita: luoghi di incontro, scambio di opinioni e, in alcuni casi, vere e proprie istituzioni locali.
L’impatto di questa crisi si riflette anche nella composizione degli imprenditori del settore. Interessante notare come, nonostante la generale riduzione, le edicole guidate da donne rappresentino oltre il 37% del totale, una percentuale significativamente più alta rispetto alla media delle imprese femminili (circa il 22%). D’altra parte, il settore sembra attrarre meno i giovani, con solo il 5,9% delle edicole gestite da under 35.

I giovani ignorano i giornalai

Ma cosa significa tutto ciò per i giovani d’oggi? Per molti, la scomparsa delle edicole potrebbe passare quasi inosservata, superata dalla comodità e immediatezza dell’informazione digitale. Tuttavia, è importante considerare ciò che si perde in questo processo: la tangibilità del giornale, la conversazione con il giornalaio, l’esposizione a notizie e argomenti che potrebbero sfuggire in un flusso di informazioni personalizzato online.


Tentativi per difendere i fortini rimasti


In un articolo comparso il 6 gennaio scorso su Editoriale Domani, firmato da Gianluca Passarelli, professore ordinario in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma, è sottolineata la crisi dell’informazione cartacea, evidenziando come la situazione in Italia sia particolarmente grave. Viene suggerita una mobilitazione per supportare queste strutture, includendo azioni come edizioni speciali dei giornali, incontri con giornalisti nelle edicole, e incentivi per l’acquisto di quotidiani e riviste.
La vendita di quotidiani ha subito un calo significativo rispetto agli anni Novanta, con i principali giornali che ora vendono meno di un quarto delle copie di un tempo. Oggi siamo sul milione e trecentomila copie giornaliere, contro gli oltre sette milioni di 34 anni fa.
La situazione è aggravata dal fatto che circa il 25% dei comuni italiani non ha più edicole e il 30% ne ha solo una. Si evidenzia l’importanza di sostenere le edicole come parte vitale della diffusione dell’informazione e della cultura.

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