LE COSE CHE MANCANO (E NON TI FANNO QUADRARE I CONTI….)

Ormai appare come una realtà “altra”, aliena, inafferrabile, invisibile: parli di una cosa, ti sembra che hai detto e ascoltato tutto ciò che conta, e invece da lì a poco scopri che manca un pezzo, manca sempre, qualcosa che sta sempre da un’altra parte!

L’Italia è davvero un paese dalle mille risorse, magari tutte spese male ma – diavolo! – sono tante, sempre pronte, sempre cangianti e disponibili.

Prendiamo il discorso sulla sopravvivenza, feroce e disperata, di una classe politica che le inventa (e poi le disfa) tutte per tirare finchè può. Vogliamo parlare della Cancellieri?

Il Ministro di un paese civile, democratico, avanzato che è preso con le mani nella marmellata se ne va! Mestamente, dignitosamente. Non ha commesso alcun reato? Bene: allora visto che nessuno può cacciarlo, la responsabilità grava tutta sulle sue spalle e, responsabilmente, se ne va!

Ma lei non se ne va. Nessuno in Italia se ne va. Non lo fanno neanche quelli che hanno commesso reato e sono stati condannati: quindi figuriamoci! Lei non se ne va e anzi l’intero governo fa quadrato e ne fa una questione di fiducia, e ne fa la solita questione di “emergenza” (una nozione, quest’ultima, che si è estesa a coprire ambiti semantici impensabili fino a trent’anni fa).

Ora, se ne parla. E si dicono cose sensate e plausibili. Come ad esempio che questa della Cancellieri è l’ultimo (last but not least) siparietto della politica impegnata a clonarsi all’infinito, congelando la storia, la realtà, il sociale, la crisi. Il siparietto costante in cui quasi tutti i politici attualmente sulla scena ripetono le stesse liturgie, scivolano davanti alle telecamere che li braccano, eludono, parlano ma non dicono, con (presumibilmente) l’unico obiettivo di tirare a campare, di prolungare l’esistenza.

Se ne parla e si arriva presto a considerare la scena surreale, scappa persino un risolino stizzoso. Si dice: questa classe politica non merita il paese che rappresenta! Ma ecco che, improvvisamente manca qualcosa!

Ma questa non è la classe politica che ha scelto il paese? Ecco cosa manca: il paese!

Oppure, quando di affronta la questione della inefficacia (inettitudine?) del governo rispetto ai problemi del paese e si invoca la folla, il popolo (una volta si sarebbe detto “le masse”…), incazzato, esasperato che grida, che si agita, che minaccia la piazza. Ma poi, improvvisa, manca una cosa: di quale folla si parla? Di quella che partecipa alle manifestazioni contro l’austerity? Che ogni tanto capita che spacchi le vetrine e le auto. Che è picchiata dalle forze dell’ordine perché è troppo arrabbiata?

O è la folla che va alle adunate di Berlusconi per solidarizzare con lui? Che vuole fortissimamente vuole che continui a governarla questa classe politica?

Forse l’inghippo sta lì: dovremmo cominciare a smetterla di parlare di questa astrazione, di un paese, di una folla, di una “gente”.

Esistono più Italie. Che convivono. Male.

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