LE CATENE DELL’ANAS. UN MODO NUOVO DI FARE “O BISINISS”

Un’auto posteggiata sulla statale 115 all’imbocco della stradina che porta all’Ospedale Maria Paternò Arezzo di Ibla. Accanto quello che immaginiamo il proprietario con atteggiamento tipicamente commerciale. Di quel commercio ambulante che dalle nostre parti (forse anche altrove, ma io conosco solo le nostre parti) era tanto diffuso un tempo (chi, almeno tra quelli della mia generazione, di quelli, cioè, ben oltre i sessanta anni non ricorda i tanti “vanniaturi” che vendevano di tutto pubblicizzandone costi, caratteristiche e qualità con la “vanniata” appunto, tra le stradine del mio quartiere della mia antica città di Modica?).

Ecco, appunto, un tipico venditore ambulante che però, osservandolo bene, non ha arance messe in mostra nelle tipiche cassette in legno, né carciofi o angurie (del resto fuori stagione). A dirla tutta oltre che fuori stagione sembrerebbe anche fuori contesto, qui non si intende quello “storico”; quanto quello topografico. Insomma, cosa mai può vendere uno che posteggia la sua vecchia Peugeot station vagon di quelle che ormai non vogliono nemmeno i marocchini (detto senza offesa e col solo scopo di fare intendere ai lettori quella ormai consistente fascia di popolazione perfettamente integrata con la indigena e che un tempo, ancora povera, comprava per poche lire le vecchie auto preferibilmente francesi) all’incrocio tra una statale e la via d’accesso ad un ospedale (e anche al cimitero di Ragusa Ibla)?

Un mistero durato pochi minuti, il tempo cioè di attendere il verde al semaforo che regolamenta quell’incrocio e chiarire il tutto. Il signore – giusta la nostra intuizione – è un venditore ambulante che nel grande bagagliaio della sua Peugeot ha sistemato qualche decina di catene per le automobili. Insomma, quelle catene delle quali in questi giorni tanto si parla nel circondario ibleo per via dell’obbligo – dettato dall’Anas (chè manco gli USA possono imporre a terzi con cotanta prepotenza una propria decisione tanto palesemente sciocca e priva di senso). Proprio quelle. Le catene che dobbiamo avere “a bordo” delle nostre auto se vogliamo andare da Ragusa a Modica, o da Ragusa a Catania senza incorrere nel rischio di vederci elevata una multa. Ebbene, quel commerciante aveva a bordo molte coppie di catene, per poterle “affittare”. Avete letto bene. Lui quelle catene (che avrà procurato come, posto che a Ragusa e dintorni non se ne trovano più neanche a pagarle a peso d’oro?) le affitta a chi presso di lui si ferma e lascia cinque euro e un documento di identità che riprenderà dopo aver riconsegnato l’attrezzo tanto prezioso. Avete capito che bel bisinisso si è inventato questo signore? È o non è un tipico esempio del genio italico, quello tanto auspicato e sempre ripetuto nei discorsi di Giorgio Napolitano e Mario Monti? E se gli scienziati dell’Anas (quelli che ci mettono l’obbligo di catene a bordo e però lasciano che le nostre strade, in primis la Ragusa Catania sia simile più ad un tratturo che ad una moderna arteria) lo avessero fatto apposta? L’obbligo di catene a bordo non potrebbe essere solo la prima delle tante iniziative che gli enti statali hanno messo in carniere per poter stimolare quel genio nazionale che da vent’anni circa sembrava essersi appisolato?

Potrebbe. Però, c’è un però. Mi dicono, i soliti miei amici bene informati (specie sciclitani e pozzallesi, pendolari da e per Ragusa preoccupati per le catene nonostante – anche in pieno dicembre – lascino le loro case alle sette del mattino con quindici gradi all’ombra per ritrovarle alle cinque del pomeriggio con un tepore che all’Anas di Roma hanno solo con termosifoni a mille e ffanculo la crisi e il rispetto dell’ambiente), mi dicono, che le catene che si debbono tenere a bordo non sono tutte uguali, standard per tutte le auto. Pare proprio che ogni auto debba avere non “le” catene, bensì “quelle” catene ad essa adatte.

Così non fosse, avere a bordo l’attrezzo non varrebbe nulla, né in termini di utilizzo né, soprattutto, per evitare eventuali multe. Ma in tal senso mi sento di tranquillizzare, e per due motivi. Il primo: Polizia Stradale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato e Polizia Municipale (di tutti i Comuni) a differenza dell’Anas hanno tutti un cervello e lo fanno ben funzionare. Il secondo: nel caso di neve tutt’attorno al capoluogo ibleo nessuno si mette in macchina, e comunque nessuno riuscirebbe a montare le catene alle ruote (almeno io non ci riuscirei, e credo neanche mio marito e mio figlio che sono “sperti” in cose di meccanica). E poi, a ben pensarci, tutto questo ha senso fino a marzo. Poi arriverà la bella stagione e dimenticheremo catene e Anas.

 

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