Le app per il parental control: i rischi informatici per i genitori

Le app per il parental control hanno raggiunto una popolarità incredibile negli ultimi 10 anni. Anche se milioni di bambini sono sopravvissuti per secoli senza la necessità di venire controllati, oggi la tecnologia è in grado di fornire questo importante supporto alla serenità dei genitori. Le app per il parental control sono in grado, infatti, di comunicare a mamme e papà dove si trovano esattamente i loro figli, se si spostano dal luogo dove si trovavano durante l’ultima geo-localizzazione, se entrano in luoghi considerati come “vietati”, come un locale o un bar, oltre all’attività su Internet e sui social. I livelli di controllo variano da software a software, ma anche da quanto i genitori desiderano monitorare i propri figli.

Un bel lavoro di tracciamento quindi di cui detective e poliziotti andrebbero fieri, ma qual è il costo di questo maggior senso di sicurezza che coinvolge, in tutto il mondo, più di 85 milioni di persone? In un’epoca in cui si parla di privacy a ogni angolo del web, purtroppo possiamo dire che quella della riservatezza è solo una delle tante problematiche che derivano dalle app per il controllo da parte dei genitori. 

Il problema principale di queste app è che consentono a terze parti di rilevare dati personali relativi sia ai figli che ai genitori, dati che possono essere utilizzati per finalità pubblicitarie ma anche finire nel dark web, ad esempio. Molto spesso nemmeno ce ne accorgiamo: ci limitiamo ad accettare velocemente i termini e le condizioni per il download dell’app, senza notare che, assieme al download, acconsentiamo al tracking di terze parti. 

Vediamo quindi come la sicurezza informatica dei genitori (e dei figli) può essere messa in pericolo e come poter evitare tali danni.

Perché preoccuparsi delle app per il parental control?

Anche se a fin di bene, le app utilizzate dai genitori per tenere sotto controllo i propri figli hanno dei meccanismi di funzionamento che mettono a rischio la sicurezza dei dati. Alcuni esperti hanno paragonato queste app ad alcuni malware che agiscono come una sorta di stalker virtuale: in particolare, gli stalkware. Questo tipo di virus riesce ad accedere alle informazioni personali attraverso la localizzazione della vittima, ossia utilizzando lo stesso meccanismo che usano le app per il controllo dei minori.

Alcuni esempi concreti di come questo aspetto possa creare seri problemi:

  • L’80% delle app di parental control richiedono l’accesso a informazioni che vanno oltre la localizzazione e che includono foto, video, numeri di telefono, messaggi vocali e anche messaggi di testo. Tutti dati che in realtà non sono correlati alla finalità dell’app e che vengono utilizzati per altre finalità;
  • Il download di molte delle app di parental control comportano anche l’aggiunta dei cosiddetti software development kits, ossia di software sviluppati da terze parti appositamente creati per captare informazioni e dati personali degli utenti: di regola questa è una delle modalità di finanziamento dei creatori dell’app, che in cambio offrono l’accesso pressoché incondizionato ai dispositivi degli utilizzatori;
  • Un altro aspetto critico è quello della normativa, che è ancora poco strutturata, su quale sia il livello minimo da garantire in fatto di privacy e protezione dei dati, data la difficoltà di disciplinare un nuovo fenomeno dell’utilizzo della rete, diviso tra l’esigenza di protezione del minore e quella di tutela dei dati. 

Sebbene l’utilizzo di queste app sia abbastanza recente, ci sono già stati diversi proteste in proposito, come quella del 2017 che ha coinvolto Circle with Disney, un’app che aveva diverse falle nel sistema al punto da consentire agli hacker non solo di accedere ai dati, ma anche di alterare il traffico di rete, installare firmware, superare i controlli di autenticazione e altre azioni di questo tipo.

Come affrontare il problema? Visto che l’utilità di queste applicazioni è indiscutibile, è importante cercare di gestire e limitare i rischi che derivano dal loro utilizzo. Ecco alcuni consigli degli esperti:

  1. Installare una VPN online su ogni dispositivo che utilizzi l’app per il parental control. In questo modo si crea una sorta di connessione tunnel che può difficilmente essere intercettata da terzi, inclusi gli hacker. Vengono inoltre coperte altre informazioni, come la geo-localizzazione (che rimane però visibile agli utenti, quindi la comunicazione tra genitori e figli rimane attiva);
  2. Cercare di limitare il tipo di monitoraggio che viene attivato. In altre parole, migliorando anche la comunicazione con i propri figli, si potrebbe restringere il campo di controllo alla sola geo-localizzazione, escludendo ad esempio l’attività del browser o sui social media, magari controllando l’accesso dei minori a internet tramite il router;
  3. Selezionare quella che, tra le tante app per i genitori, garantisce un maggior livello di privacy e di sicurezza. Il più delle volte si tratterà di applicazioni che hanno un costo più elevato rispetto alla media, ma c’è una ragione dietro e si chiama sicurezza;
  4. Leggere sempre i termini e condizioni delle applicazioni prima di scaricarle. Anche se sembra noioso e sembrano testi perfettamente uguali a quelli che accettiamo quando entriamo in un sito o scarichiamo un altro tipo di app, la consapevolezza e l’informazione sono sempre le armi migliori. 

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