Lavoro stabile cercasi. L’Inps: nel ragusano crescono soltanto le assunzioni precarie

Nel periodo gennaio-settembre di quest’anno le assunzioni nel ragusano sono cresciute, ma soltanto quelle a tempo determinato; nel resto delle tipologie contrattuali il segno è stato negativo, sia rispetto ai primi nove mesi del 2021 che a quelli del 2019, anno pre-pandemia e ultimo con numeri di una certa rilevanza. La fotografia arriva dai dati dell’Osservatorio Inps sul precariato.

I numeri iblei

Tra il 1° gennaio e il 30 settembre 2023, in provincia di Ragusa sono state registrate 3.272 assunzioni a tempo indeterminato – in calo di 150 rispetto al 2022,  di 34 rispetto al 2021 e di 991 sul 2019 – mentre sono cresciute le assunzioni a tempo determinato: 13.175, contro le 12.664 del 2022, le 11.787 del 2021 e anche le 13.072 del 2019.
Giù gli altri contratti: in apprendistato, stagionali, in somministrazione (quelli tramite agenzie del lavoro) e intermittente (prestazione all’occorrenza).
Totale? 23.749 nuovi rapporti di lavoro regolare. Erano stati 24.079 nei primi nove mesi del 2022 e 24.073 nello stesso periodo del 2019.

In Sicilia

I numeri espressi in provincia seguono all’incirca quelli di tutta l’Isola. Anche nel resto della Sicilia sono calati i nuovi rapporti di lavoro stabili, in aumento i contratti a tempo determinato e stagionali, con un saldo positivo di 684 posti.

In Italia

Resta positivo e sfiora quota 745mila il saldo dei contratti di lavoro nei primi nove mesi dell’anno in tutta Italia. Il numero delle attivazioni dei contratti a tempo indeterminato è in lieve calo. Secondo la ministra del Lavoro Marina Calderone, “restituiscono un senso di fiducia” e descrivono un mercato del lavoro attivo. Guardando avanti “c’è spazio”, dice, per un patto tra istituzioni, lavoratori e imprese diretto a superare “le incoerenze” dell’attuale mondo del lavoro, anche in vista dei futuri rinnovi contrattuali.
I contratti a tempo indeterminato segnano +351mila, quelli a termine +139mila. I dati riguardano i lavoratori dipendenti privati, esclusi i lavoratori domestici e agricoli. Nello stesso periodo, se si guarda ai motivi delle cessazioni dei contratti stabili, si evidenzia una riduzione dei licenziamenti di natura economica (-13%) e una flessione anche delle dimissioni (-2%); aumentano invece le risoluzioni consensuali (+6%). Questo mostra un mercato in cui “permane la mobilità per il cambio di posizione lavorativa”, ma il fenomeno delle cosiddette grandi dimissioni si contrae, sottolinea la ministra. I nove mesi del 2023 confermano anche il ritorno a livelli fisiologici della cassa integrazione, dopo la pandemia e il picco registrato ad aprile 2020 con 5,6 milioni di dipendenti interessati: a settembre i cassintegrati risultano 214mila, con una media di 42 ore pro capite, indicano sempre i dati Inps.

Uil: “Guardare il modello spagnolo”
Dai sindacati, la Uil continua a puntare il dito contro la precarietà. “La temporaneità sale, raggiungendo quasi l’80% dei rapporti di lavoro attivati”, sottolinea la segretaria confederale, Ivana Veronese. E per questo torna a chiedere una riforma sul modello spagnolo, dove la regola per le assunzioni è quella del tempo indeterminato.

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