L’AVANZATA DELL’ISIS

 

L’attentato alla sede della rivista satirica Charlie Hebdo, il pilota giordano arso vivo in una gabbia, la decapitazione dei 21 egiziani: questi sono solo alcuni degli atti atroci commessi dall’ISIS, un “esercito religioso” di jihadisti, guidati da Abu Bakr al-Baghdadi, che ha dato vita al califfato nei territori caduti sotto il suo predominio. I membri della Jihad provengono perlopiù dal Medio Oriente e dall’Africa del nord, quindi da paesi da tempo governati da dittature, nei quali i giovani crescono nella miseria e nella desolazione umana. Accecati e trascinati da una religione che viene intesa come una grande speranza di progresso e cambiamento, si tramutano in vere e proprie macchine da guerra al servizio del califfo, nel nome di Allah. Un altro aspetto preoccupante è la presenza tra le file dell’ISIS, anche se minima, di giovani provenienti da paesi occidentali. In questo caso, sono ragazzi ben istruiti, ma emarginati nel loro paese. Partendo dal nord dell’Iraq, l’avanzata dell’ISIS è giunta fino alle porte di Tripoli, facendo tremare l’Europa per un possibile attacco. Le reazioni dei leader mondiali non sono mancate, apparendo, però, discordanti. Il presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, ha invitato il popolo alla calma, perché la nazione non è sotto attacco, affermando, tuttavia, che il tema è delicato e serio e non bisogna sottovalutarlo. “Per sconfiggere il terrore bisogna combattere la povertà, l’oppressione, l’intolleranza. Quando le persone sono oppresse e i loro diritti umani vengono negati, quando regna l’intolleranza e il dissenso viene messo a tacere, tutto questo alimenta l’estremismo violento”: così ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sempre più convinto di trovare un dialogo con i guerriglieri piuttosto che attaccarli. Preoccupanti sono, invece, le reazioni di Giordania ed Egitto, che hanno dichiarato guerra all’ISIS in seguito all’assassinio di alcuni dei loro cittadini e che hanno formato così una coalizione araba mossa dal “sentimento” nazionale.
Questa situazione è divenuta molto complessa e non può più considerarsi un problema dei soli paesi arabi. Sarebbe opportuna una ferma presa di posizione da parte dell’ONU.  Finora la massima organizzazione ha adottato la  strategia dell’ attendista. La problematica principale per la comunità internazionale è rappresentata dal fatto che non si ha la possibilità di poter dialogare direttamente con l’ISIS, poiché questa organizzazione è priva di una sede ben precisa, di un territorio stabile, ma soprattutto lontana dell’idea di poter instaurare alcun rapporto con l’Occidente. Al contrario di quanto si pensa, gli jihadisti, nonostante siano dominati da una mentalità strettamente religiosa, non sono affatto arretrati e primitivi, anzi, prediligono l’uso di internet, utilizzato come mezzo per condurre meglio la loro lotta.  Utilizzando i video delle loro esecuzioni, riescono ad incutere molta più paura nelle varie popolazioni.  L’unica speranza è che gli stessi musulmani   si scaglino contro  l’oscurantismo dei jihadisti e, attraverso l’aiuto dei paesi occidentali, possano ottenere dei cambiamenti radicali e pacifici.

 

 

Articolo redatto da: Filippo Falco Adriano Tumbarello Antonino Rallo Marco Bonfratello
Classe IV C SIA   Istituto Tecnico Statale “ G. Garibaldi”  – Marsala

Docente referente: Maria Rita Bellafiore

Settore: Sociale

 

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