È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LAMPEDUSA: SCELTA DETTATA DAL CUORE DI UN PASTORE TRA LA GENTE
08 Lug 2013 20:48
Per la prima volta la Chiesa esprime un segno di apertura verso le periferie. Eppure devo riconoscere che, sembra strano ma in tutta la mia vita non sono mai stata così affascinata da un Papa come Papa Francesco. Riuscirà a farmi diventare religiosa? Può accadere di tutto nella vita. Il mio scetticismo è percepibile a metri di distanza ma ad essere sincera non ho mai assistito prima d’ora all’umiltà di un uomo che si confonde tra la gente e ne prova persino dolcezza ed emozione.
Nel suo primo viaggio fuori Roma, lui ha scelto Lampedusa. Un viaggio simbolico. Scelta dettata dal cuore di un Pastore accanto alla gente.
Don Stefano Parroco di Lampedusa ha scritto una semplice lettera in onore del pontefice pubblicata su un sito migrantes. Non pensava dopo molti mesi di ricevere risposta ma mai disperare. “Cambiare qualcosa nelle coscienze e nei cuori. La semplicità di Papa Francesco è così palpabile che è come se avessi accanto uno dei nostri pastori. Pastori tra pastori con molta semplicità.”
Il Papa lancia dalla motovedetta della Guardia Costiera presso la “porta d’Europa” di Punta Maluk, una corona di crisantemi bianchi e gialli per ricordare le migliaia di vittime delle traversate. Lancio della corona salutato dal suono delle sirene delle barche dei pescatori. Una cerimonia toccante da rimanere impietriti riflettendo sul dolore di queste povere anime che hanno perso la vita così tragicamente. Quanti bambini sono morti. Quanti uomini disperati sono annegati. Quante donne incinte hanno attraversato quel mare e quante hanno partorito in quelle putride imbarcazioni. Quanta sofferenza, troppa sofferenza. Un grande evento quasi straordinario per Lampedusa. Il valore infinito della giornata di lunedì 8. Ecco le Sue parole: “Lampedusa sia un faro, un esempio per accogliere queste persone… chi ha pianto per tutti questi morti? Per tutte queste mamme che hanno portato con sé i loro piccoli? La “cultura del benessere” ci rende “insensibili alle grida degli altri”, ci fa vivere “in bolle di sapone”, in una situazione “che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”. “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? – Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io”. “Ma Dio – ha proseguito – chiede a ciascuno di noi: ‘Dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?’. Oggi nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo ‘poverino’, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto”. “Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni – ha aggiunto -. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti ‘innominati’, responsabili senza nome e senza volto”.
E poi il suo augurio per l’inizio del Ramadan affinché possano raccogliere frutti spirituali. Senso di prossimità e vicinanza per una vita migliore. Lui si è avvicinato ai fratelli migranti: uno di loro, un essere umano fra gli esseri umani. Loro lo attendevano con grande emozione e lui con la semplicità di un uomo forte e sorridente ha stretto loro la mano ed erano in tanti e tutti giovanissimi. Ma Lui li ringrazia e ringrazia Lampedusa che accoglie con solidarietà le anime disperate alla ricerca della vita. I profughi sono cristiani e musulmani, molti eritrei e lo aspettavano tutti sul molo. “Noi siamo fuggiti dal nostro Paese per due motivi, politico e economico, per arrivare in questo luogo tranquillo abbiamo superato vari ostacoli, siamo stati rapiti da vari trafficanti. Per arrivare qui in Italia abbiamo sofferto tantissimo”. Parole strazianti di un giovane immigrato soffocato dalla commozione che si è rivolto a Papa Francesco al quale ha anche consegnato una lettera sul Molo Favarolo di Lampedusa. Nell’intervento il ragazzo, molto provato e commosso e ripetutamente impedito nel parlare per l’emozione, ha chiesto aiuto per la situazione particolare: “Siamo qui – ha detto – costretti a rimanere in Italia perché abbiamo lasciato le impronte digitali e per questo non possiamo andare via. Quindi – ha aggiunto – chiediamo agli altri Paesi europei di aiutarci”. Come si fa a non ascoltare parole come queste dettate da sentimenti di disperazione, paura, angoscia, smarrimento?
Attualmente il centro di accoglienza di Lampedusa ospita 250 persone e il direttore parla di situazione tranquilla anche grazie alla visita del Papa. Ci aspettiamo dalla politica di avere risposte affinché i centri di accoglienza non siano centri di segregazione. A questi gesti debbano seguire azioni concrete da parte delle istituzioni.
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