L’ALBERO DI NATALE

Oramai a metà dicembre il clima natalizio è nel pieno ed è tutto un baluginare di luci e alberi illuminati, senza contare le vetrine e le vie cittadine, anche se un po’ attenuato dalla crisi, ma neanche tanto.

La sera, come dicevo, dappertutto si vedono alberi più o meno grandi, sui balconi, nei giardini, spesso alberi che di Tannenbaum non ha niente a che vedere. Ricordo quando ero piccola l’enorme cedro che svettava all’ingresso del borgo e veniva riempito di lampadine colorate… quelle da 15 candele, normali e si andava a vedere. Era l’unico. A parte i lampioni, che comunque c’erano tutto l’anno, non c’erano luminarie. E la neve che cadeva sopra il cedro con le luci… ce l’ho ancora davanti agli occhi. Mi manca. Adesso non c’è più poesia. O forse sono io che non riesco a vederla in questa moda delle luci a oltranza.

Mi sono messa a fare una piccola ricerca sulla storia di questo simbolo natalizio: ecco il risultato.

La prima testimonianza dell’Albero di Natale come lo conosciamo ora, risale al 1419, quando la Confraternita dei fornai di Friburgo, mise in occasione del Natale, nell’ospedale cittadino, un albero “adorno di mele, pere, noci colorate, cialde, piccole focacce, biscotti, carta colorata e fronzoli vari”. A Capodanno l’albero veniva scrollato per far cadere le focacce  e a frutta come buon augurio.

Nel 1604 a Strasburgo si ha notizia che “nelle osterie venivano sistemati degli abeti a cui venivano appese delle rose di carta di vari colori assieme a mele, focacce, zucchero e oggetti di similoro”. L’Albero così adornato venne chiamato Albero di Natale o Albero di Cristo, o anche Albero di Maggio, perché anticipava la speranza nella fioritura e nel nuovo raccolto.

Si dice che fu Martin Lutero a contribuire alla diffusione dell’Albero di Natale ornato di candele. Pare che ciò sia dovuto  a una notte di vigilia a Wittenberg dove rimase colpito  dallo splendore dei ghiaccioli appesi agli abeti, che splendevano alla luce delle stelle. Da qui l’idea. L’Albero di Natale divenne così l’Albero delle Luci e considerato uno dei  simboli del Protestantesimo, definito anche  la religione del Tannenbaum, ossia l’abete.

Nel XIX secolo, dopo la scoperta della stearina e della paraffina, l’Albero delle Luci si diffuse nelle corti europee e nell’alta borghesia e tale usanza prese piede soprattutto in Germania  e nei paesi scandinavi.

In Italia venne introdotta al Quirinale dalla regina Margherita, ma la sua diffusione si ebbe dopo la seconda guerra mondiale, soprattutto perché da noi era molto forte la tradizione francescana del presepio.

La seconda patria dell’abete natalizio è considerata l’Inghilterra, dove venne introdotto  a corte dagli Hannover e poi dal principe Alberto, marito della regina Vittoria e poi, per imitazione anche nelle famiglie inglesi. Negli USA venne importato dagli immigrati tedeschi in Pennsylvania.

Le candele elettriche permisero di decorare  abeti anche all’aperto.

E negli anni ’20, su esempio americano, si cominciarono a diffondere anche in Europa a cominciare ovviamente dalle città tedesche.

Il fascino dell’albero e dei suoi significati e simboli fin dai tempi antichi affonda, è il caso di dirlo, le radici in miti  e leggende. Ma  il mio Albero di Natale  resta quel cedro all’inizio del borgo, che vedo con gli occhi della mente, con le lampadine colorate mentre nevica, e rivivo la poesia del Natale.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it