L’agricoltura settore primario della nostra economia

L’ agricoltura è settore primario della nostra economia, per numero di lavoratori nel territorio, per tutti gli addetti coinvolti direttamente e con l’indotto. In particolare nella provincia di Ragusa per le colture orticole in serra e in pieno campo, il comparto meriterebbe grandissima attenzione, includendo anche il florovivaistico e il vitivinicolo. La sola fascia cosiddetta “trasformata” include circa 8.000 ettari di colture protette, partendo da Pozzallo fino ad arrivare nei pressi del territorio gelese. Eppure a giudicare dagli investimenti pubblici nella ricerca, nella divulgazione di informazioni fra gli agricoltori, nella promozione di marchi di qualità, nell’applicazione delle direttive comunitarie, unici mezzi per migliorare e garantire la qualità nell’agroalimentare, si evince che l’interesse per le Istituzioni è marginale. Assessori che si susseguono senza lasciare traccia, rinchiusi negli assessorati palermitani e presenti in zona solo per qualche passerella. Parlano tanto di aiuti comunitari, di PSR e misure collegate, capacità di spesa degli uffici preposti ma non si parla mai della qualità della spesa di questi progetti.                                               

 

I mercati ortofrutticoli sono al collasso totale: con gli agricoltori in crisi e senza una programmazione razionale si è andati a sovrapporre cicli colturali con sovrapproduzione, prezzi bassissimi, nessun controllo in queste strutture commerciali con analisi multiresiduali sulla merce, nessuna sanzione a chi contribuisce all’imbarbarimento e non rispetta le regole sulla tracciabilità, quaderni di campagna, disciplinari regionali sull’uso dei prodotti consentiti. Le responsabilità sono facilmente individuabili e diffuse fra diversi soggetti e figure professionali lungo la filiera.                                    

 

Serve un modello agricolo socialmente giusto e avanzato da un punto di vista ambientale. Nel rispetto delle Direttive Comunitarie bisognerebbe garantire l’implementazione di politiche e azioni volte alla riduzione dei rischi e degli impatti sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità, derivanti dall’impiego dei prodotti fitosanitari. Tali politiche devono assicurare lo sviluppo e la promozione di metodi di produzione agricola a basso apporto di prodotti fitosanitari, realizzare un uso sostenibile di tali prodotti riducendone i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente, promuovendo l’uso della difesa integrata e di approcci o tecniche alternative, quali il metodo dell’agricoltura biologica e le alternative non chimiche ai prodotti fitosanitari.                                                  

 

Ma tutto ciò resta lettera morta se, come si diceva prima, invece di investire in ricerca e divulgazione, si sopprimono anzi i presidi già esistenti e realizzati dopo anni di lotta e dopo onerosi investimenti. L’ASCA (Analisi e Servizi per la Certificazione in Agricoltura) ad Ispica, doveva rappresentare lo strumento di eccellenza nella certificazione e controllo  degli alimenti  dell’agroalimentare siciliano a supporto del Sistema qualità dei prodotti agroalimentari siciliani denominato “Sicilia Agricoltura”…. ora è abbandonato ad un destino anonimo, tutto quello che di buono era stato costruito è andato in fumo.

 

Il Centro di Ricerca Ibleo, di c/da Perciata era nato da un accordo tra la Provincia di Ragusa, facoltà di Agraria dell’Università di Catania e Amministrazione Regionale, dopo un faticoso parto durato anni. Il centro aveva come mission quella di attenzionare la ricerca applicata in serricoltura e si era dotato tra l’altro di strutture serricole per operare la sperimentazione e laboratori chimici per le analisi di materiali plastici, malattie, acque e terreni. Anche in questo caso tutto è andato in fumo.

Il campo di selezione clonale per i vitigni autoctoni e reliquie, impiantato presso l’azienda Don Pietro è una azienda di proprietà della Regione dove sono stati impiantanti circa 8 ettari su cui sono stati collezionati tutti i presunti cloni delle diverse varietà autoctone siciliane. Un lavoro di ricerca molto ambizioso e utile che per la prima volta ha fatto registrare una collaborazione di diversi enti, quali SOAT, UOS, Università , consulenti vari, che con grande competenza e spirito di servizio hanno contribuito all’avvio delle attività.

Tutto è tristemente compromesso.

 Qualsiasi commento risulta superfluo. Tre perle di ordinaria incuria, spreco di denaro pubblico e soprattutto di disinteresse verso il settore agricolo siciliano e ragusano. Per non parlare dello stato di totale abbandono dell’Osservatorio delle malattie delle piante di Vittoria, le cui funzioni di ricerca e sperimentazione sono passate ad Acireale. E così ogni azione di sostegno all’agricoltura viene soppressa o abbandonata ed invece di incentivare la promozione dei prodotti del territorio, anche attraverso l’istituzione di marchi tipici; di interventi a sostegno dell’assistenza tecnica e commerciale alle aziende (soprattutto le medie e piccole) attraverso forum, workshop e riunioni formative e informative per i produttori, lo sviluppo di percorsi enogastronomici per dare lustro alle eccellenze del settore, che non risolverebbero certo tutti i problemi ma darebbero qualche possibilità di miglior movimento in una realtà così difficile, terrebbero alta l’attenzione verso questo comparto primario e non farebbe sentire abbandonati gli operatori, invece di tutto ciò si lascia in uno stato di totale crisi il settore e i suoi lavoratori senza che la politica si impegni a supporto. Questo fragoroso silenzio va interrotto! Urge un’invenrsione di tendenza non più procrastinabile! Facciamo appello non più a questo Governo regionale di Crocetta, del PD e dei loro alleati, ma ai futuri candidati. Non proponiamo un linguaggio populistico, ma richiediamo la possibilità di affrontare le emergenze del settore con serietà e con la creazione di un Tavolo Verde fra le varie categorie interessate e con tutte le competenze inerenti alle differenti professioni.                                

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