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La strage di Vittoria. La Maturità, i sogni, la sensibilità di Omaima: “quando si sveglierà, saremo al suo fianco”
15 Giu 2024 09:19
“Quando Omaima si sveglierà noi saremo al suo fianco” lo dice con convinzione la professoressa Margherita Donzella che per cinque anni ha visto crescere Omaima e i suoi compagni di classe. Una classe, la Quinta L del Liceo linguistico Mazzini di Vittoria che spesso è stata famiglia, supporto, oltre naturalmente al luogo dove imparare e accrescere competenze e cultura. Ora il liceo della dirigente Emma Barrera è sconvolto, come il resto della città da una tragedia inimmaginabile.
Omaima, 19 anni, doveva affrontare l’esame di Maturità
Omaima 19enne, che doveva affrontare l’esame di Maturità, si trova al Centro grandi ustioni dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, impegnata in un altro esame da sostenere, quello per la vita. Ha già perso la mamma Mariem, la sorella Samah, nell’incendio appiccato dal fratello Wajdi, 30 anni, con problemi psichici e con una vita turbolenta, alla loro casa di piazza Unità a Vittoria. Erano le 2 di notte, del 13 giugno. “Dodici ore prima siamo andati a festeggiare la fine della scuola e di questi cinque anni assieme, ci siamo fatti le foto, Omaima era tra noi, sorridente come sempre, abbiamo riso e scherzato. Il cruccio che mi faccio è di non avere capito che forse c’era qualche problema, e poi… se invece avessimo scelto il giorno dopo per andare a mangiare assieme? Forse non sarebbe stata in casa…o forse…”. L’insegnante di Italiano, Margherita Donzella, in quella classe ha rappresentato, la continuità; conosce bene i ‘suoi’ ragazzi.
“Ad Omaima piace scrivere, cantare, disegnare e leggere, ha una spiccata sensibilità che qualche volta le faceva uscire qualche lacrima dagli occhi, ma subito dopo si illuminava sorridendo. Brillante nell’Inglese; aveva conseguito il livello C1, che la compara ad una madrelingua, e solo per l’impegno per affrontare la maturità di quest’anno, non era riuscita a conseguire il C2, la certificazione massima”. Anche il papà di Omaima, Kamel sta combattendo a qualche centinaio di chilometri di distanza dalla figlia, al Centro grandi ustioni di Palermo, la stessa impegnativa battaglia per sopravvivere. “Con i compagni di classe di Omaima, siamo costantemente in contatto, siamo tornati anche in classe, dopo avere saputo di questa tragedia impossibile da immaginare… abbiamo sentito la necessità, tutti, di starci vicini, di darci conforto reciproco. Nel banco di Omaima non si è seduto nessuno perché sarà Omaima a occupare nuovamente il suo posto, i ragazzi ne hanno la certezza”.
Una classe, la Quinta L che è cresciuta in consapevolezza e generosità, che ha saputo confrontarsi e scegliere, anche di recente. A febbraio solo la metà del gruppo aveva avuto la possibilità economica di partire per il famoso viaggio del quinto, una crociera, ma c’è stata un’altra occasione. La classe era risultata finalista ad un concorso nazionale e aveva vinto la possibilità di andare per tre giorni tra Bra e Torino con una sovvenzione “e sono stati gli stessi ragazzi a decidere che era giusto ci andasse quella metà della classe che la crociera non l’aveva fatta”. E tra i ragazzi di Torino c’era anche Omaima. “Ora ci stiamo alimentando, sostenendo a vicenda, professori e ragazzi; ci hanno chiesto delle lezioni on line di preparazione agli esami di Maturità ma è un modo per stare assieme. Loro hanno bisogno di noi, e noi di loro. Oggi di Omaima mi viene in mente solo il sorriso”.
Una bella famiglia, la famiglia Zaouadi. Samah, 34 anni, la sorella di Omaima che è deceduta giovedì mattina, lavorava in una impresa del settore agricolo, si occupava degli innesti ma era anche mediatrice culturale. Da poco era riuscita a comprare la macchina nuova, era lei ad andare a scuola quando c’erano i ricevimenti con i professori. Papà Kamel andava a prendere Omaima a scuola quando riusciva, mamma pronta ad accoglierli a casa. La terza sorella che non era in casa al momento della tragedia, studia all’Università, al nord, è tornata a Vittoria. Piombata in un dolore senza respiro, senza casa, senza famiglia, con papà Kamel e Omaima, delicata, longilinea, sensibile sorella, che continuano la loro lotta per la vita. Sì, perché Omaima in arabo significa ‘piccola madre’, è associato alla delicatezza, alla bellezza. Poi il fratello Wajdi, in isolamento in una cella del carcere di Ragusa in stretta sorveglianza, guardato a vista. Stava cercando di scappare quando lo hanno preso alla stazione di Vittoria, qualche ora dopo quella terribile sequenza di orrore. Sono stati gli agenti di Polizia a individuarlo mentre soccorritori e forze dell’ordine, vigili del fuoco e vicini di casa ancora dovevano togliere dagli occhi e dalla mente quanto avevano vissuto. Oggi ragazzi e professori si incontreranno di nuovo a scuola, assieme alla dirigente
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