LA SOLIDARIETA’ ESISTE. ALMENO TRA I RAGAZZI

Non mi occupo quasi mai delle vicende legate ai flussi migratori nel Mediterraneo. Lo considero argomento troppo più grande di me, non ne conosco bene i termini, mi creano confusione le troppe notizie che in realtà troppe non sono mai, anzi. E poi, in tutta onestà, ho uno stomaco troppo debole per poter sopportare immagini e racconti strazianti di gente che non solo scappa dalla fame e dalla guerra e chiede solo di essere cristianamente accolta, ma che ad attenderla trova ministri – ripeto – ministri della Repubblica italiana che sanno solo dire “fuori dalle balle”. Che poi tra i profughi ci siano anche i delinquenti lo sanno perfino i bambini, ed è, credo, inevitabile. Ecco perché non ne parlo.

E però questa la voglio raccontare ai miei quattro lettori, poiché la giudico emblematica, significativa. Vengo subito al dunque.

Per motivi che non sto qui a significare, la scorsa settimana mi è occorso di stare un paio di ore con un gruppo di circa sessanta studenti di una scuola media ragusana. Come sempre è stato e sempre sarà, in un così ampio gruppo di tredici-quattordicenni ci sono ragazzi e ragazze svegli, ragazzi e ragazze timidi, ragazzi e ragazze sbruffoni, ragazzi e ragazze che vogliono apprendere e crescere bene, ragazzi e ragazze che non gliene importa di niente e di nessuno.

Al momento della pausa per la merenda, ho distribuito a tutti gli studenti una bottiglietta d’acqua, un panino col prosciutto o col salame, ed una merendina al cioccolato. Ero sinceramente contento nel vedere gli studenti gradire, e non poco, quel semplice gesto, quel dono di minima entità e però evidentemente importante, non foss’altro che per i loro insaziabili stomaci capaci di digerire tutto e sempre. Gustando anche io un panino (a me ero toccato in sorte quello col salame, più ambito di quello col prosciutto cotto, che ho però scambiato su educata richiesta di un giovane che, anche lui, gradiva l’insaccato) quando mi accorgo che uno dei ragazzi beveva soltanto, non mangiava nulla. Trattandosi, tra l’altro, di uno dei più alti e muscolosi, bel ragazzo dai caratteri mediterranei, gli ho chiesto stranito come mai rinunciasse al ricco panino, fosse col prosciutto o col salame. “Non mangio carne di maiale perché lo impedisce la mia religione”, la sua risposta, fornita col sorriso. “Mi spiace sinceramente – la mia replica alquanto imbarazzata – non potevo immaginare, ti chiedo scusa e dimmi come posso rimediare”. “Nessun problema, tanto mangio la merendina al cioccolato”.

Da quel momento, non meno di sei o sette suoi compagni di scuola gli hanno dato la loro merendina, tanto che sono dovuto intervenire per scongiurare un più che probabile mal di stomaco del mio amico magrebino.

Storiella piccola e superficiale, si dirà. Lo so bene. Ma volevo raccontarla. Perché anche a Calderoni e Borghezio prima o poi dovrà venire sete.

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