LA SINDROME DA COMUNICATO

Il dilagare delle  nuove forme di comunicazione, il proliferare dei giornali on-line ha provocato l’insorgere di disturbi di vario tipo, tutti afferenti alla comunicazione, che si possono comprendere sotto il termine di sindrome da comunicato. Ne sono affetti, sotto forme diverse, i mittenti, i destinatari e, nel caso dei comunicati stampa, anche i lettori.

La sindrome è caratterizzata dalla fretta di emanare il comunicato, spesso da quella di diffonderla, quasi sempre dalla curiosità frettolosa di leggerlo. Un turbine che avvolge i protagonisti e che non lascia spazio ad altro. Oggi non c’è comunicato che non faccia, per intero, la sua strada.

Nelle istituzioni e nella politica il comunicato è diventato protagonista giornaliero dell’attività, non c’è azione, anche la più ordinaria, che non è oggetto di puntuale e particolareggiato resoconto. Nessuno si sogna di affidare il suo destino alla valutazione della stampa, ove questa ritenga opportuno considerare la cosa. Si previene ogni possibile dimenticanza o cosciente disinteresse, sparando a raffica il comunicato che, come ogni raffica, qualcuno colpirà, inducendolo a farne argomento del giorno.

E così che il politico, uscendo di casa, se mentre compra il giornale o prende il caffè è coinvolto nella discussione sull’aumento spropositato del prezzo del veleno per topi, si premurerà di emettere un comunicato per sollecitare agli organi competenti un più adeguato controllo sui fenomeni inflattivi che determinano ingiustificati aumenti  di importanti presidi quali il veleno per topi, le cui difficoltà di acquisto possono avere ripercussioni sugli aspetti igienico sanitari di intere città.

Il comunicato è oggi l’essenza della vita pubblica, fa acquistare visibilità, rende conto come non mai dell’attività svolta, serve per ogni tipo di carriera, aiuta a far comprendere come non si dorma sugli allori.

Oggi è impossibile non sapere se il politico di turno ha dedicato la sua giornata all’incontro per la superstrada o  per l’ospedale, per il tribunale o per l’importazione di zucchine dal Marocco.

Se raccogliamo i comunicati stampa che ci hanno coperto per anni di parole e di promesse, dovremmo solo meravigliarci perché occorre ancora un’ora e mezza per andare a Catania.

Ma il comunicato è diventato anche come un obbligo di legge per associazioni di categoria, sindacati, partiti, per tutte quelle persone che devono far veder agli associati e agli iscritti, cosa sono riusciti a fare e cosa faranno nell’interesse comune. Oggi tutti hanno qualcosa da dire, anche perché il comunicato serve per far sapere ad altri, senza dirlo direttamente, cosa si vuole e cosa ci si aspetta.

Classica è la forma secondo la quale si auspica un forte interessamento da parte degli organi preposti per l’importante questione sul tappetto che… etc etc.

 Il comunicato assurge a forma di pressione, la sindrome affligge il mittente non solo in fase di emanazione e inoltro, ma più ancora nella fase di pubblicazione che, se non risulta repentina, mette in moto una serie di adeguati contatti per verificare i motivi della ritardata pubblicazione. Per un organo di stampa, ormai, non ricevere un comunicato è uno sgarbo, ma più offensiva è ritenuta la mancata pubblicazione.

Di comunicato si vive, oggi c’è l’industria del comunicato, quello che una volta era il redazionale pubblicitario o commerciale, rigorosamente a pagamento, e pure costoso, è propalato sotto forma di comunicato travestito da articolo. Non c’è sagra che non abbia grande successo di pubblico, non c’è spettacolo o concerto che non abbia riscontrato il tutto esaurito, guai a dire che qualcosa si sarebbe potuto migliorare, guai a dire che un convegno è stato noioso e poco interessante. D’altra la mole dei comunicati è oggi tale che nessun direttore potrà mai intraprendere un’opera moralizzatrice in tal senso e agire secondo coscienza, anche perché il numero di eventi, incontri, colloqui, riunioni è ormai tale, giornalmente, che nessuno potrebbe seguirli tutti, per cui il comunicato diventa anche una comodità di avere la notizia a costo zero, per cui la sindrome, sotto altri aspetti, coinvolge anche il primo destinatario del comunicato.

Così, per non parlare dei fatti di casa nostra, il colosso mondiale della telefonia lancia sul mercato un nuovo telefonino, lancia il suo comunicato di rito, e non esisterà telefono migliore di quello.

Così è per una automobile, come per un nuovo tosaerba. Ma non esisteva e non esiste la pubblicità ?

No, signori miei, la pubblicità è una parte delle strategie, come è possibile verificare, non c’è pubblicità senza il contestuale comunicato stampa, solo i grandi giornali e i grandi giornalisti riescono a mascherare il comunicato stampa, che spesso fa parte della complessa operazione pubblicitaria a pagamento, come articolo spontaneo della redazione che si è sentita obbligata a narrare le meraviglie di quel telefonino o di quel nuovo modello di vettura.

Facile comprendere come la sindrome coinvolge anche l’utente finale, il lettore, lo spettatore, che pende dalla labbra del comunicatore di turno che lo aggiorna sui fatti più importanti, siano essi i pixel della fotocamera del nuovo smartphone o i possibili profili di illegittimità di una delibera comunale.

Il meccanismo è per tutti e dappertutto uguale, vale per lo smartphone e per la delibera, per la sagra e per il concerto d’organo.

Cure non cene sono ? Poche e pesanti come la chemioterapia, distruggono tutto quello che incontrano, solo da qualche tempo, sui giornali on-line, si è rivelato efficace un rimedio, quello dei commenti per cui c’è chi, senza peli sulla lingua, qualche volta magari facendosi scudo dell’anonimato, smonta tutto il castello di carta spesso inalberato sul comunicato. La cura, in certi casi, è risultata efficace, ma i protocolli di cura, come spesso accede per nuove medicine, sono lenti ad essere approvati e diffusi.

Cesare Pluchino

 

 

 

 

 

 

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