LA SICILIA DEI VESPRI TRA STORIA E LEGGENDA

Era il 30 marzo 1282 e nella calda Catania, occupata dagli odiati  francesi di Carlo d’Angiò, una fanciulla, Gammazita, era insieme al suo fidanzato, quando un soldato francese, certo Drouet, con la scusa di cercare armi nascoste tra i vestiti,  comiciò a toccarla. La fanciulla sentendosi oltraggiata, fuggì e, per non perdere il proprio onore, si gettò in un pozzo, che ancora oggi, prosciugato, esiste a Catania. Questa fu la scintilla che diede inizio ai Vespri siciliani. Ben presto al grido di “mora, mora” la  rivolta contro gli odiati invasori  infiammò tutta l’isola. Per riconoscere i francesi si poneva loro un shibboleth,si mostravano dei ceci e si chiedeva loro cosa fossero,  pronunciare ceci o sesi, faceva la differenza tra la vita e la morte. I rivoltosi adottarono una bandiera  gialla e rossa, con i colori di Palermo e Corleone, al centro campeggiava la scritte AN TU DO, acronimo di Animus TUus Dominus, IL CORAGGIO E’IL TUO SIGNORE (non i Francesi). Ancora nell’agosto 1283 a Messina due donne, Dina e Clarenza, sventarono un attacco notturno dei francesi salvando la città.

Nessun francese scampò alla furia dei siciliani, con una eccezione, Sperlinga, lì i francesi si erano comportati bene  governando con giustizia. A memoria di questo episodio  fu scolpito sulla porta di ingresso della città “Sola Sperilnga negavit quod  Siculi placuit.”. Il merito personale ebbe riconoscimento anche in un clima di rivolta. Ebbene tanto sangue versato per la libertà, per l’onore della donna e di tutto il popolo siciliano,  oggi, in questo clima di “bunga bunga, sembra totalmente fuori luogo. Oggi i padri, le madri, i fratelli, chiedono alle loro giovani donne ospiti ad Arcore, “quanto ti ha dato? Vai, ci sistemiamo tutti”. Alcune parole,  come libertà, dignità, diritti della persona, uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, giustizia sociale, lavoro, istruzione, stato sociale, rappresentano valori che appartengono a tutti, donne e uomini della nostra nazione,  e non sono negoziabili!  Anche intellettuali come Umberto Eco, Saviano,e tanti altri ancora, hanno ritenuto che questo è il tempo di fare sentire forte la propria indignazione, di rivendicare dignità per il popolo italiano, così offeso da alcune  alte cariche dello Stato, che non lo rappresentano “con disciplina e onore” come previsto dalla nostra Costituzione.

Diciamo basta infangare l’Italia, la nostra patria, i tanti morti per la libertà. OGGI, TUTTI NOI, POPOLO FATTO  DI DONNE E  DI UOMINI, ITALIANI, SIAMO QUI PER LA DIGNITA’ DELLA PERSONA, PER LA COSTITUZIONE, PER L’ITALIA  ITALIA SVEGLIATI, SE NON ORA, QUANDO?

Se mala signoria che sempre accora, i popoli suggetti non avesse mosso Palermo  a gridar “mora! Mora! (Dante sui Vespri, Divina Commedia)

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