LA SEDUZIONE DELLA ROSA

Pare che Cleopatra lo abbia fatto con Marco Antonio. Cosa?

Di averlo accolto nella sala del trono, da vincitore, fino ai piedi dello scranno regale dove lei lo aspettava, come regina d’Egitto. Fin qui niente di strano, ma è come: un tappeto di rose cospargeva il pavimento fino al trono egizio. Metri e metri di petali di rosa, per omaggiarlo, ma intanto la regina usava la sua astuzia e la sua seduzione. Di certo ogni atteggiamento di aggressività e superiorità militare, sarà caduto, portando dinanzi a Cleopatra, ‘l’uomo’ Marco Antonio. L’effluvio di petali profumatissimi, il frusciare di petali setosi avranno inizialmente soddisfatto l’orgoglio maschile per l’omaggio inusuale, ma procedendo avranno lusingato, ammorbidito, affascinato, inebriato l’uomo, forse iniziando a renderlo cedevole nel cuore, fino a provare per Cleopatra una forte attrazione -che si concretizzerà più avanti in un’intensa relazione con lei.

Certo anche con Giulio Cesare, lei aveva fatto uso delle sue arti ammaliatrici: facendosi portare dinanzi a lui, dentro un tappeto srotolato poi ai suoi piedi…da cui era emersa creando sorpresa, ma quella è un’altra storia.

Che Cleopatra amasse le rose, viene riferito dagli storici: faceva il bagno nel latte, con rosmarino e timo e lavanda e origano e garofano…, ma la sua preferenza per la rosa -azzardo: rossa? –  faceva sì che volesse il letto coperto di petali di rose fresche ogni giorno, che se ne facesse coltri, e coprisse i pavimenti del palazzo in occasioni speciali. Inoltre si dice che quando Marco Antonio salpò per l’ultima volta lei arrivò a fare imbevere le vele della nave di acqua di rose, per averne l’annuncio olfattivo prima che lui rientrasse nel porto -dove non tornò ma più, per la sconfitta subita e la morte. 

Torniamo quindi al potere delle rose, che anche per molti altri personaggi famosi dei secoli successivi, fu ritenuto il fiore per eccellenza, e …ad un viaggio in Veneto. Di questi tempi, l’ultimo evento di stagione per la rosa e i rosai, a Cervarese S. Croce nel padovano, è stato l’11 ottobre, al vivaio La campanella, specializzato nella produzione di rose antiche da collezione.

Giallo era tutt’intorno l’autunno, accennato nei pioppi e platani, lungo il percorso delle strade di pianura, ma ai lati delle strade -senza punti di riferimento naturali nell’ambiente per chi non conosce i posti- i prati erano ancora verdissimi.

Ecco! D’improvviso, sono i campanili delle vecchie chiese le pietre miliari da raggiungere e superare per arrivare al cascinale, quelli che aiutano ad orientare.

A dare l’annuncio che il vivaio è vicino, è proprio il profumo inconfondibile delle rose, coltivate per ettari ed ettari in una zona antistante. E per i colori che sbucano, fanno capolino, si ergono o s’ inanellano su sostegni: bianchi, rosa tenui, rosa carichi fino ai rosa malva e ai rossi suntuosi e bordeaux, dalle ombreggiature quasi blu, sorvolando sui gialli e gli aranci-comunque di toni e gradazioni tutt’altro che banali, ma in minoranza.

Nel cortile del vivaio, all’entrata: tanta gente tranquilla, tutti amanti delle rose; esposizione di oggettistica da esterni -orientale con statue dei Budda, e locale in ferro battuto; ceramiche coloratissime; vasi e sementi terra, bulbi …e la poesia dei mastelli di zinco colmi d’acqua con ninfee o fiori di loto.

Poi inequivocabili le serre lunghe a perdita d’occhio. Qui dovunque si trovano le rose a fioritura continua: Ibridi di R. moschata -Felicia, Cornelia, Prosperity, Rosalita, Francesca, Buff Beauty, Ballerina etc.- e poi le R. chinensis e Ibride di Tea.

Fra le rose che avevano fatto un’unica fioritura in primavera, e che hanno ora una rifiorenza, anche d’autunno, alcune Damascene d’Autunno, le Tea, le Bourbon, gli Ibridi Perpetui, Ibridi di Muscosa e la Rugosa.

E sono di volta in volta fiori dai folti petali, fitti, quasi simili a peonie, o tipo le rose di macchia, con petali radi e aperti, o i classici boccioli e fiori raccolti, alti, stretti. Tutti in vaso, disposti in lunghe file da percorrere piano, tra ricerca di rose antiche, di qualcuna di preciso o con lo stupore per qualche specie a noi sconosciuta.

Chi ama l’autunno sa che il rosaio mantiene a lungo le ultime fioriture: dolci, quasi riservate e struggenti, nei toni più opachi e scuri, ma delicate accanto ai cinorrodi così vividi e vivaci, talora grossi e vistosi, e in talune specie distribuiti a grappolo e simili a perle di corallo, fra queste le rose antiche, le botaniche selvatiche -R. canina, spinosissima, moyesii, glauca, e la sericea dalle spine rosse etc.

Profumatissime le R. alba di origini molto antiche, forse nate da R. gallica e R. centifoglia; alcune varietà conosciute già nel Medioevo; fioriscono solo a maggio ed hanno i colori pastello. R. alba plena è la bianca rosa nelle mani del bambino Gesù in braccio alla Madonna di Senigallia -tela di Piero della Francesca, del Quattrocento, nel Palazzo Ducale di Urbino.

Da cercare nel vivaio è subito la Mutabilis: è una rosa molto antica, dal portamento che fa cespuglio raccoglie fiori e foglie di colori diversi, contemporaneamente. Il fiore è semplice di cinque petali leggermente stropicciati -nell’idea è come quasi due farfalle dalle ali aperte e una raccolta. Più misteriosa di altre rose, la Mutabilis: nasce giallo pallido con tocchi rosati o zolfo arancio, maturando si fa rosa e muore in due giorni rosso cremisi e carmino. Rammenta il ciclo della vita nelle caratteristiche femminili: agli albori dell’innocenza, all’aprirsi tenero all’amore che diventa passionale e maturo, fino a sfiorire in cinorrodi eleganti, dove bacche e spine sono ricordi e dolore. L’immagine si collega ad una commedia vista a teatro: “Donna Rosita nubile e il linguaggio dei fiori” di Garcia Lorca.

Questa rosa Mutabilis le supera tutte in rarità” “E’ rossa al mattino, la sera diviene bianca e la notte perde i petali…” così declama lo zio giardiniere della protagonista della commedia -se pure sbagliando colori…

Ma quel che rappresenta questa rosa è la parabola d’amore, il paragone con la vita di Donna Rosita: da giovane si innamora perdutamente -di un amore delicato e fuori dal tempo- che nasce con la promessa di un ritorno da parte dell’innamorato; una vana attesa di venti anni vede sfiorire la giovane innamorata d’un tempo, mentre il promesso, altrove, s’è rifatto una vita …dimenticandola.

Altre rose, particolarmente belle, nel vivaio sono radicate a terra e fanno cespugli talvolta rivolgendosi a fontana verso terra, altre attardandosi su sostegni ed alberi veri e propri appositamente lasciati per la loro ricrescita verso l’alto.

Per chi ama le rose in modo totale, profumazioni di grandi marchi, vasi a centrotavola, compleanni e anniversari saranno fonte di gioia profonda perché oltre al gusto estetico sarà l’olfatto ad esserne maggiormente appagato in modo sottile e segreto. Per chi ama farne composizioni, un ikebana con ogni parte della pianta di rose risulterà qualcosa di elegante ed essenziale. Anche la musica offre mille volti ed espressioni d’amore con la complicità delle rose e del significato dato al colore. Ci fu una canzone di successo di Sergio Endrigo, con le parole di una poesia J. Marì, il più amato fra i poeti cubani:

Cultivo una rosa blanca

Coltivo una rosa bianca

a luglio come in gennaio

per l’amico sincero

che mi dà la sua mano franca

E per il crudele

che mi strappa il cuore con cui vivo

né cardo né gramigna:

coltivo la rosa bianca”

Personalmente adoro la poesia piuttosto nota “Una rosa, è una rosa, è una rosa” di Gertrude Stein, perché ad ognuno di noi lascia le mille sfaccettature indicibili di quella bellezza e del suo valore. Per chi ama e coltiva semplicemente il fiore, basta la contemplazione silenziosa e la coscienza di essere in uno stato di particolare felicità ogni volta che la si tiene in mano per “sentirsi” rosa. Una rosa di che specie?

 

So che Cristina, per esempio, signora inglese appassionata di rose, se potesse sarebbe una rosa antica: forse una R. glauca, timida e semplice, così preziosa da fiorire una sola volta all’anno e rispettare il tempo dell’attesa con trepidazione, per il garbo che la caratterizza, e per il suo amore verso tutto ciò che ha una storia, rose antiche sopra ogni cosa.

Tiziana Margoni

 

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