LA SCARSA LUNGIMIRANZA…NON AIUTA L’ECONOMIA!

 

Circa 200 firme di addetti alle vendite e di qualche imprenditore, sono state consegnate dai rappresentanti della FILCAMS CGIL al Direttore del Centro commerciale “Le Masserie” per chiedere una deroga all’apertura del 26 dicembre prossimo. 

Due le motivazioni apportate:

·         Tutela del posto di lavoro: la gente avrà già fatto e consegnato a parenti e amici i propri acquisti natalizi, l’apertura nel giorno di Santo Stefano pertanto servirebbe loro solo per effettuare cambi di taglia, colore, ecc…, cambi che potrebbero farsi nei trenta giorni successivi all’acquisto e durante le aperture ordinarie. Come è noto  i cambi/resi non producono incasso per il punto vendita ma commesse/i vanno comunque retribuiti; ciò comporta solo spese e dato il periodo di crisi e il preoccupante calo degli incassi, quest’apertura porterà i datori di lavoro a non pagare il festivo e nei casi più gravi all’abbassamento dell’orario contrattuale o al licenziamento. 

·         Diritto di condivisione, con la famiglia, di una festa sociale e religiosa insita nel nostro bagaglio affettivo e culturale.

 

La risposta del Direttore è stata chiara: nonostante si renda conto del periodo di crisi e delle gravi perdite d’incasso rispetto al 2011, “le firme degli addetti alle vendite non hanno alcuna rilevanza” e inoltre ciò che conta per il suo ruolo è “il numero di presenze/ingressi presso il Centro Commerciale”. Poco conta se gli ingressi sono per lo più di preadolescenti e adolescenti che sostituiscono col Centro commerciale le piazzette e i luoghi di ritrovo freddi e bui; di anziani che giocano a carte; di corridoi pieni si, ma con negozi vuoti e incassi esigui!

 

Inoltre, per la vigilia di Natale e per quella di Capodanno, l’orario di chiusura al pubblico è prevista per le ore 20, quella reale tra chiusura casse e pulizia sarà non prima delle 20.30.

Ci chiediamo: quale rispetto per il lavoratore, la sua persona e la famiglia che dovrà attenderlo per condividere le festività? A questo punto, per il Direttore,nessuna!

Pensiamo sia un diritto la cura e l’igiene del lavoratore  il quale data la chiusura tarda, rimanderà a orari ingiusti e imbarazzanti l’inizio della cena, ancor più per chi risiede fuori città.

 

La politica economica della liberalizzazione selvaggia e senza regole, priva di un’ analisi del territorio, porta da un lato a un servizio aggiuntivo, tuttavia non indispensabile, per il cliente e dall’altro lato, data la recessione, a gravi perdite per i punti vendita che rimedieranno, come da prassi, al taglio dei costi/posti di lavoro.

 

Quella del Sindacato e dei lavoratori dei Centri commerciali vuole essere un’ azione forte e determinata e nel contempo costruttiva volta alla tutela non solo dei diritti dei lavoratori ma, mai come per questa festività, del posto di lavoro e del valore sociale della famiglia che fa fatica, oggi, a ritagliarsi spazi e tempi da condividere.

 

Ed è per questa ragione, nel sensibilizzare la clientela rispetto al problema, che torniamo a chiede alla Direzione commerciale un atto di coraggio  in quanto convinti che poco senso di responsabilità, poca avvedutezza e lungimiranza non serviranno di certo a rimettere in moto una economia asflittica e priva di prospettive come quella attuale!

 

 

 

 

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