LA RICORRENZA DEL 25 APRILE A RAGUSA

 

                    Stamane, in occasione dell’Anniversario della Liberazione, quest’anno il settantesimo, si è svolta nel Comune capoluogo la tradizionale manifestazione celebrativa a ricordo di quanti  hanno lottato e sacrificato la vita per liberare l’Italia dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista.

 

                      La cerimonia, organizzata come negli anni scorsi dalla Prefettura in collaborazione   con l’Amministrazione comunale di Ragusa, ha avuto inizio in Piazza Gramsci da dove, alla presenza delle Autorità civili, militari e religiose, dei rappresentanti delle locali associazioni combattentistiche e d’arma e di una rappresentanza del mondo della Scuola, dopo la deposizione di una corona alla Stele dell’Unità,  in corteo ha reso onore alle lapidi al Tenente Lena, al Milite Ignoto e ai braccianti agricoli, dislocate lungo le strade cittadine, fino a giungere sul Sagrato della Cattedrale di San Giovanni Battista.

 

         Tanti i cittadini – tra i quali una folta rappresentanza di  extracomunitari inseriti nelle locali strutture di accoglienza, di disabili e della realtà penitenziaria – che hanno partecipato ai vari momenti, la cui numerosa presenza ha conferito alla ricorrenza la dovuta rilevanza, soprattutto durante la cerimonia  dinanzi al Monumento ai Caduti con la deposizione della corona di alloro da parte del Prefetto Annunziato Vardè e del Sindaco del Comune di Ragusa Federico Piccitto e con la benedizione impartita dal Parroco della Cattedrale Don Girolamo Alessi.

Il Prefetto Vardè nel suo messaggio ha voluto sottolineare il valore della libertà e il dovere  di  tramandarlo “perché occorre avere coscienza di quanto  importante e preziosa sia la libertà e del prezzo che è stato pagato per riconquistarla, e pertanto non deve mai mancare la consapevolezza che è un bene che va custodito e salvaguardato attraverso un impegno quotidiano di tutti ed una attenzione costante, perché il pericolo è sempre in agguato.”

    Ha quindi ricordato la crisi internazionale che si sta vivendo, i numerosi focolai di guerra, l’orrore dell’ISIS  e la minaccia della Jihad, evidenziando al riguardo la necessità di un “impegno diretto ed unitario, certamente delle istituzioni – chiamate ad elevare al massimo il livello di attenzione – ma insieme ad esse di tutte le altre forze sane del Paese, che si devono sentire coinvolte, per impedire l’attecchimento del fanatismo religioso nel nostro Paese.”

    Non è mancato, con riferimento alla crisi economica che sta attraversando il Paese,  il pensiero verso i giovani che “ oggi tante difficoltà incontrano nella ricerca di un lavoro, perché non ci può essere libertà senza un lavoro che possa assicurare una esistenza libera e dignitosa.”

 

 

Ma ecco il mnessaggio del prefetto Annunziato Vardè

 

Ricorre oggi il 70° anniversario della Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista: il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale chiese alle forze partigiane che erano attive nel Nord di imporre ai presidi fascisti e nazisti la resa con la parola d’ordine “arrendersi o perire!”, proclamando l’inizio delle insurrezioni in tutti i territori dell’Italia settentrionale ancora in mano ai nazifascisti.

E’ stato scelto questo evento come simbolo della  vittoria contro i nazifascisti, quale giusto riconoscimento alla Resistenza che vide protagonisti i nostri partigiani i quali, dopo l’armistizio dell’8 settembre, diedero un apporto fondamentale alla  guerra  di  liberazione italiana.

Il movimento della Resistenza, d’altronde, accomunava, in un impegno unitario, personalità di molteplici e talora opposti orientamenti politici (comunisti, azionisti, repubblicani, socialisti, cattolici, liberali, anarchici ed anche monarchici), tutti riuniti nel Comitato Nazionale di Liberazione; personalità facenti parte di formazioni politiche che subito dopo avrebbero fondato insieme il nuovo Stato democratico, formando i primi governi del CNL per poi disegnare, nell’Assemblea Costituente, un modello di democrazia avanzata fondato sui principi di libertà, uguaglianza, giustizia e solidarietà, solennemente sanciti nella carta fondamentale dello Stato: la Costituzione della Repubblica Italiana.

Ed allora la data del 25 aprile  va intesa come festa di pace, che unisce e non divide il popolo italiano, che certamente si riconosce per intero nei valori che interpreta la nostra Costituzione, frutto di quella gloriosa stagione.

Tra questi valori la ricorrenza del 25 aprile ne evoca uno in particolare: la libertà, perchè quei giorni del 1945 restituirono al popolo italiano questo fondamentale diritto che per troppo tempo gli era stato negato: ma non fu facile raggiungere tale obiettivo, fu necessario il sacrificio di tanti patrioti che diedero la propria vita per riconquistare questo bene supremo, ma i nostri valorosi avi riuscirono a riaffermare gli ideali di libertà che ci hanno lasciato in eredità: a loro va il nostro pensiero riconoscente.

 E’ dunque doveroso tramandare alle giovani generazioni quegli eventi, perché occorre avere coscienza di quanto  importante e preziosa sia la libertà e del prezzo che è stato pagato per riconquistarla, e pertanto non deve mai mancare la consapevolezza che è un bene che va custodito e salvaguardato attraverso un impegno quotidiano di tutti ed una attenzione costante, perché il pericolo è sempre in agguato.

Ed a questo proposito il pensiero va alla situazione internazionale, ai tanti, troppi focolai di guerra,

all’orrore dell’ISIS che continua ad espandersi, alla minaccia della Jihad che avanza e che va contrastata con decisione, anzitutto ricercando la solidarietà internazionale tra tutti i paesi democratici che vedono messa a rischio in egual modo la propria convivenza civile, ma anche attraverso un impegno diretto ed unitario, certamente delle istituzioni – chiamate ad elevare al massimo il livello di attenzione – ma insieme ad esse di tutte le altre forze sane del Paese, che si devono sentire coinvolte, per impedire l’attecchimento del fanatismo religioso nel nostro Paese.

Ma c’è un altro effetto di queste gravi crisi internazionali che l’odierna ricorrenza ci deve ricodare: i popoli che in massa fuggono dalla guerra e dalle persecuzioni, abbandonando i loro paesi, i loro affetti, tutto ciò che hanno costruito nella loro vita per cercare quella libertà che, al contrario di noi, non hanno; per cercare protezione, ed è nostro dovere aiutarli, fare in modo che anche  loro possano vivere dignitosamente, con un impegno del nostro Stato che è da sempre un grande e generoso paese solidale e tollerante, e deve continuare ad esserlo, così come prevedono i principi costituzionali frutto della Resistenza, come l’articolo 10 della Costituzione, ma che non può essere lasciato solo in questo enorme sforzo che le enormi proporzioni dell’esodo a cui stiamo assistendo richiede, ma va affiancato e sostenuto da tutti gli altri Paesi civili e democratici  dell’Europa e del mondo.

 

 

Solo così potranno essere veramente evitate le terribili tragedie che si ripetono nel canale di Sicilia, come quella di domenica scorsa che ha visto perire circa 700 vite umane inghiottite dal mare.

Un pensiero va, in conclusione, anche ai nostri giovani, che oggi tante difficoltà incontrano nella ricerca di un lavoro, perché non ci può essere libertà senza un lavoro che possa assicurare una esistenza libera e dignitosa.

Si intravedono i primi segnali di ripresa economica, e l’auspicio di tutti noi è che si possano consolidare per restituire ai giovani la concreta speranza di poter realizzare la loro personalità ed ottenere i mezzi per essere liberi nel proprio paese, senza essere costretti ad andare altrove.

E’ con questo augurio che rivolgo a tutti voi un cordiale saluto  ed un sentito ringraziamento per la vostra preziosa partecipazione.

 

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it