LA RESILIENZA, OVVERO LA CAPACITA’ DI “SOPRAVVIVERE ALLE GUERRE” E RIORGANIZZARE LA PROPRIA VITA NONOSTANTE LE AVVERSITA’.

Il termine Resilience o Resilienza è preso a prestito dalla fisica dei materiali e definisce la capacità che ha un corpo di resistere ad un urto senza rompersi. In ambito clinico si intende per resilienza la capacità che ognuno di noi ha di riorganizzare positivamente la propria esistenza e di comportarsi in maniera positiva nonostante le difficoltà, i traumi e le esperienze negative vissute. E’ un “istinto” di sopravvivenza psicologica che si attiva proprio nel momento in cui ci si crede perduti, finiti,  permettendoci la graduale risalita. E’ la speranza inattesa che ci salva, che ci offre la possibilità di ricominciare a vivere e che ci fa capire che non è mai troppo tardi per ritornare a stare meglio. La resilienza la possediamo tutti, non è una capacità genetica o una qualità presente al posto di un’altra, è un processo che si sviluppa, attiva e costruisce grazie all’incrocio di più fattori, che corrispondono a diverse aree, ovvero: individuale, familiare, ambientale, sociale e storica. Questo fa si che ci siano, quindi, persone con un più alto livello di resilienza e persone con un livello più basso, proprio a seconda delle loro esperienze e modelli di crescita. Ad esempio, la presenza all’interno del proprio sistema familiare di persone solidali, positive, capaci di non perdere il controllo, che credono nel cambiamento come modalità utile per l’adattamento, può certamente favorire ad una maggiore predisposizione alla resilience. Figure di accudimento con tali caratteristiche permettono che si crei nel sistema familiare un clima di amore e fiducia, ma soprattutto di sostegno e incoraggiamento. Se gli esempi familiari e/o esterni non hanno offerto questi modelli, alla resilienza ci si può comunque “addestrare”, allenandosi a trasformare le emozioni negative in positive, quindi sostituendo i lamenti e le negatività in genere, con punti di vista e riflessioni diverse, che portino a vedere le condizioni accadute non soltanto come sfavorevoli ma come nuovi banchi di prova, mettendo in gioco le proprie risorse, puntando su se stessi, sviluppando l’autostima, l’abilità di tollerare le frustrazioni della vita, credendosi capaci di poter risalire dai propri problemi, cambiando ciò che non va più bene o accettando i cambiamenti avvenuti dall’esterno. L’ironia, il sorriso, l’umorismo, quando possibili, possono essere ottimi alleati per mettere in atto queste ristrutturazioni cognitive. Se questo personale “allenamento” alla resilienza dovesse fallire, sarebbe molto utile ritrovare gli strumenti necessari per la ricostruzione di se stessi in un aiuto professionale esterno, proprio per evitare il radicarsi dei problemi e delle insoddisfazioni.

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