LA REAZIONE AI CALO DEI CONSUMI E ALLE SFIDE DEL MERCATO PER L’ECONOMIA IBLEA.

Il mercato “dei consumi alimentari” è in forte calo in tutta Italia, in Sicilia, purtroppo come sempre, il dato è preoccupante. Meno 6%, a settembre, rispetto all’anno 2012, dove i consumi erano già stati in forte calo.
Come si comportano i consumatori siciliani di fronte alla crisi:
·        Selezionano le referenze in base al prezzo più basso;
·        Scelgono più marca privata;
·        Riducono gli acquisti, soprattutto nei freschi (ortofrutta, latticini);
·        Incrementano la frequenza del PV e frazionano gli acquisti (c’è un effetto psicologico di non superare la soglia di spesa.)
·        Si acquistano meno carne rossa e più carne bianca.)
·        Si acquistano più prodotti basici (farina, uova).
·        Si fanno più acquisti in promozione (1/3 dei prodotti.)
COSA FANNO LE IMPRESE DELLA DISTRIBUZIONE PER AFFORNTARE QUESTA SITUAZIONE.
Il mercato della distribuzione alimentare, senza togliere niente agli altri settori, è uno dei più evoluti, in termini di marketing, pricing, logistica, formule distributive ecc. Il business si gioca su risultati operativi netti modesti, massimo 1,2 %. A nessuno è permesso di sbagliare, pena la continuità aziendale della stessa impresa.
In Sicilia negli ultimi anni ci sono stati fallimenti esemplari. Cito per tutti Aligrup. Fino al 2007 era il primo gruppo siciliano della distribuzione. Adesso non c’è più.
Ogni operatore della distribuzione cerca di studiare e definire una strategia per non perdere quote di mercato e vendite. Si analizzano i comportamenti dei consumatori e si applicano continue innovazioni alle politiche commerciali e marketing.  Si punta, soprattutto, sul prodotto a marchio del distributore, sull’offerta dei prodotti freschi e freschissimi e sui servizi al cliente.
In ogni impresa, ma in quelli della distribuzione, in un mercato in crisi, si sopravvive solo se si hanno alcune precondizioni di base:
Buona capitalizzazione, Organizzazione efficiente, Forte capacità nel business.
Oggi nessuno può improvvisare. Tutti i settori, soprattutto i più evoluti, richiedono capacità, competenze, conoscenza e buona cultura d’impresa.
LE SFIDE DEL MERCATO PER L’ECONOMIA IBLEA.
In merito alle sfide del mercato delle imprese ragusane, la mia opinione e che occorre partire dai settori in cui opera il nostro tessuto imprenditoriale e dal valore aggiunto che esse producono.
I seguenti dati non sono aggiornatissimi, ma in provincia di Ragusa la ricchezza la produce per il:
24%, undici mila imprese agricole,
16%, nove mila imprese del commercio
15%, 1600 imprese di servizio
13%, 1800 l’industria
11%, 5600 imprese artigiane
7%, 1000 trasporti
6%, 344 il credito
3%, 1000 il turismo
4%, 2000 altri settori
2%, 600 e cooperative e imprese non classificate
Come indice di occupazione c’è al primo posto l’agricoltura, poi il commercio e segue il settore artigianale.
Dei settori menzionati, due sono maturi e ad alta incidenza di manodopera. In proiezione avranno grandi difficoltà, poiché la globalizzazione, consente di fare le stesse cose in altri paesi con costi molto più bassi. Occorrerebbe una rimodulazione dell’attività che culturalmente non riusciamo a fare. L’esempio eclatante è il settore degli ortaggi. Eravamo leader di produzione e commercializzazione. Sono entrati i paesi del Maghreb, invece di diventare piattaforma del mediterraneo e intercettare i flussi di prodotti e governare il mercato, ci siamo chiusi per difendere i ns produttori. Gli effetti di questa strategia sono stati quelli di lasciare questo mercato agli spagnoli, olandesi ed emiliani con il risultato che gran parte dei nostri produttori ha peggiorato lo stato di crisi.
Non si può continuare così, andando avanti con la testa rivolta all’indietro. Io credo che, per riprendere il cammino della crescita, in provincia di Ragusa, sia necessario che:
·        Tutti i settori devono fare un forte passo in avanti in termini organizzativi, d’innovazione e di cultura d’impresa.
·        Ciascun’azienda, se vuole stare sui mercati, deve adattarsi a essi e migliorare le proprie performance;
·        Nessuno si convinca che i suoi prodotti sono i migliori. Qualcuno dice: Il miglior prodotto del mondo sarà un fallimento se non       raggiungerà la più efficiente e ramificata rete distributiva.
·        Ogni impresa deve studiare e anticipare nel mercato i concorrenti e utilizzare in maniera intelligente i nuovi strumenti tecnologici.
·        Non si può fare impresa senza apportare proprio capitale e solo con l’indebitamento.
·        Occorre trovare il modo di attrarre capitale che viene da fuori. Ci sono esempi nella nostra zona che dobbiamo incoraggiare.
·        È necessario introdurre giovani con forti conoscenze nelle aziende. La rigidità del mercato del lavoro non aiuta purtroppo, ma occorre fare uno sforzo.
La classe dirigente di questa provincia deve orientare le proprie aziende verso questi obiettivi.
Con la consapevolezza che: non possiamo chiedere alla politica le cose che devono fare le imprese. E cioè “Creare valore, organizzarsi, investire, essere efficienti.”
Alla classe politica dobbiamo chiedere con forza di essere al servizio delle imprese e non viceversa.
C’è in provincia di Ragusa un tessuto imprenditoriale importante. E poiché in molti settori la differenza sulle cose la fanno le persone che esercitano su di esse competenze e professionalità. È fondamentale che l’imprenditoria ragusana creda e investa su di essa per rimettere in moto il modello Ragusa.
* Giorgio Ragusa resp. Conad Sicilia

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