LA QUESTIONE DEL MEZZOGIORNO? DOBBIAMO SMETTERLA DI FARE LE VITTIME”

Un’analisi attenta, acuta e critica. Il prof. Giuseppe Barone, ordinario di Storia contemporanea e preside della facoltà di Scienze politiche presso l’Università degli Studi di Catania, non ha tradito le attese, questa mattina, tenendo la conferenza sul tema “Il lungo Risorgimento e la costituzione della Nazione italiana” su iniziativa dell’associazione “Amici del Fabio Besta” di Ragusa, con la collaborazione del Centro servizi culturali e dell’Istituto tecnico commerciale “Besta”.

Ha partecipato anche il sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale. Tanti gli studenti presenti che hanno potuto cogliere spunti di riflessione molto interessanti. “Dobbiamo smetterla di fare le vittime – ha detto il prof. Barone a proposito della questione del Mezzogiorno – smetterla di piangerci addosso. Se il Sud è più arretrato del Nord non è colpa dell’Unità d’Italia. E chi favoleggia un regno delle Due Sicilia straordinariamente ricco dovrebbe spiegarmi le ragioni per cui i sudditi si ribellarono contro i borboni in ben tre distinte occasioni nei primi decenni dell’Ottocento. Dobbiamo piuttosto comprendere che già nel 1861 Nord e Sud erano profondamente diversi. E che, a fronte della crescita di entrambe le parti della nuova Nazione, la forbice, a distanza di 150 anni, non si è ancora chiusa”. Barone ha poi sottolineato che, a differenza di altre realtà europee, l’Italia divenne unita soprattutto per le consapevolezze culturali delle giovani elite urbane. “Una Nazione – ha aggiunto – non si costruisce con la spedizione dei Mille. In un certo senso, potremmo dire che questa costruzione è ancora in corso. Ad ogni modo, la costruzione dell’Italia come Nazione può essere ritenuta come uno dei più clamorosi successi della storia mondiale a differenza della formazione degli altri Stati occidentali. In appena 150 anni, siamo diventati una delle più grandi potenze del mondo. Se si considera da dove siamo partiti, i passi in avanti sono stati davvero da gigante. Il nostro lungo Risorgimento è stato caratterizzato non solo dalle fasi immediatamente antecedenti e successive alla data storica del 1861 ma anche dopo il 1945 abbiamo dato vita ad una notevole crescita, con un Pil che, per trent’anni, si è attestato su valori medi pari al 6,5%”. Non sono mancate e non mancano le criticità. Quali? “La mancata unificazione economica – ha aggiunto Barone – nel 1840 il decurionato di Ragusa, autotassandosi, riuscì a realizzare alcune strade, come quella che collega la città con Marina, perché si percepì l’importanza, già allora, della creazione di una rete infrastrutturale. Altra criticità la presenza della criminalità organizzata (mafia, camorra, etc.) che condiziona e droga l’economia. E poi occorre sottolineare che il nostro Stato centrale funziona male, non risponde alle esigenze di una società sempre più proiettata verso concezioni moderne”.

“La lucidità e la schiettezza di alcuni passaggi della relazione del prof. Barone – ha detto al termine il presidente dell’associazione “Amici del Fabio Besta”, Maria Teresa Tumino – ci ha permesso di tracciare, in poco tempo, un grande affresco della nostra storia. Soprattutto, almeno spero, abbiamo permesso ai ragazzi che formeranno la classe dirigente del domani di poter contare su strumenti di riflessione tesi a formare la loro coscienza critica in qualsiasi campo in cui si realizzeranno”.

 

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