LA POLIZIA GIUDIZIARIA ARRESTA SCAFISTA TUNISINO.

La Polizia Giudiziaria,  ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto HELAL Saber nato in Tunisia il 06.06.1987, responsabile di essersi associato con dei cittadini libici ancora da identificare al fine di al fine di commettere più reati tra quelli previsti dall’art. 12 del D.Lgs.vo 286/98. Il reato di favoreggiamento è aggravato dal fatto che ha riguardato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 250 migranti di diverse nazionalità molti dei quali neonati e minori, dal fatto che è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro, per procurare l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state esposte a pericolo per la loro vita e incolumità, per procurare l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante e perché nel commettere il fatto gli indagati hanno avuto la disponibilità di armi minacciando i migranti.

I FATTI

 

Alle ore 20.40 del 16.07.2014 il pattugliatore A. Peluso – CP905, della Guardia Costiera di Messina, a seguito di disposizione da parte di IMRCC Roma, si dirigeva verso l’intercetto di un barcone clandestino in legno. Alle ore 21.35 giungeva in prossimità dell’unità clandestina nelle acque antistanti la Libia. Affiancava il barcone per verificarne lo stato di salute dei relativi passeggeri e le condizioni di galleggiabilità del barcone. Si costatava quindi che il natante versava in precarie condizioni di stabilità e non governabile pertanto alle ore 22.25 il comandante della suddetta Nave dichiarava evento SAR. Alle 23.15 il barcone clandestino veniva quindi assicurato sottobordo ed immediatamente dopo iniziavano le operazioni di trasbordo di 251 persone (224uomini, 27 donne, di cui molti bambini) che si concludevano alle ore 00.25 del giorno successivo. A mezzo della stessa unità navale tutti i migranti tratti in salvo venivano fatti sbarcare al Porto di Pozzallo per essere poi ospitarli nel C.P.S.A. sito all’interno dell’area portuale.

 

 

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA

 

Giunta la nave in banchina l’Ordine Pubblico veniva gestito dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa coadiuvato da oltre 40 uomini, i soccorsi per chi ne aveva necessità venivano affidati all’ASP di Ragusa presente con 8 medici e 5 ambulanze, l’assistenza ai migranti era ad appannaggio della Croce Rossa Italiana e della Protezione Civile.

Una volta fatti scendere dalla nave, i migranti raggiungevano a bordo di pullman il C.P.S.A. di Pozzallo distante 300 metri.

L’Ufficio Immigrazione della Questura di Ragusa e la Polizia Scientifica si occupavano di identificarli uno per uno mediante la compilazione di schede informative, il tutto dopo un’accurata visita medica.

Il lavoro di preparazione per l’accoglienza dei migranti è stato fondamentale, difatti l’Ufficio Ordine Pubblico diretto dal Questore di Ragusa Giuseppe Gammino ha dovuto far partire tutti gli ospiti presenti al fine di creare lo spazio necessari per accogliere i nuovi arrivati.

Al termine delle operazioni di sbarco e le contestuali indagini di Polizia Giudiziaria, il suddetto Ufficio Ordine Pubblico doveva già pensare ai luoghi dove collocare i migranti in quanto era già stato comunicato che in serata sarebbero arrivati altri 450 migranti a bordo di due imbarcazioni diverse.

Difatti alle ore 19.00 di ieri 18 luglio sono giunte a bordo di una nave mercantile 97 persone provenienti tutte dal centro africa, mentre alle ore 22.30 sono giunte altre 350 persone prevalentemente siriane ed eritree a bordo di un altro pattugliatore della Capitaneria di Porto.

Oggi 19 luglio sono già previste partenze dal centro verso alcune zone della Sicilia ed a bordo di charter verso il nord Italia.

 

 

LE INDAGINI

 

La Squadra Mobile di Ragusa unitamente agli uomini del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato (presente ormai da mesi per partecipare alle complesse indagini di Polizia Giudiziaria), con la collaborazione di un’aliquota della Compagni dei Carabinieri di Modica e della Sez. Operativa Navale della Guardia di Finanza, hanno iniziato sin da subito le indagini salendo a bordo della nave che ha trasportato i migranti e prendendo contatti con l’equipaggio che li aveva soccorsi. Gli investigatori della Polizia Giudiziaria, appena approdata la nave, unitamente ai  militari a bordo hanno iniziato a cercare indizi e segni su ogni migrante che potessero essere utili per identificare gli scafisti.

L’esperienza professionale degli operatori di Polizia Giudiziaria è tale da individuare i pochi elementi utili al momento dello sbarco. Tra questi di sicuro l’atteggiamento di riverenza che tutti i migranti hanno nei riguardi degli scafisti, a volte non si alzano se non prima aver avuto un cenno di assenso da parte dei membri dell’equipaggio; i calli sulle mani, indice di aver lavorare per mare con i segni del logorio delle cime; i segni dell’abbronzatura sul corpo, tipico di chi sta per mare; il grasso dei motori vetusti sotto le unghie e per finire gli odori, loro di sicuro sono quelli ridotti meno male, i migranti sono costretti a subire condizioni disumane, loro no.

Dopo una prima ricognizione sulla nave, inizia una seconda fase quella di entrare in empatia con i migranti che per la Polizia sono i potenziali testimoni. Basta poco a volte, una bottiglia d’acqua, una sigaretta o una pacca sulla spalla accompagnata da un sorriso e chi è onesto ti aiuterà. Spesso però, vi è una grande diffidenza nei confronti della Polizia perché i migranti vengono da paesi lontani con culture completamente diverse e sistemi di governo completamente diversi, dove la Polizia non è rispettata ma temuta e quindi hanno paura.

Un aiuto importante viene dai mediatori culturali, dagli interpreti che assistono la Polizia Giudiziaria nell’intervistare i migranti, loro iniziano a fidarsi quando parlano la stessa lingua a volte addirittura si conoscono, vengono dallo stesso paese.

Individuati i sospettati ed i potenziali testimoni inizia il lungo lavoro della verbalizzazione delle dichiarazioni, sempre difficili da “digerire” nonostante l’esperienza decennale della Polizia Giudiziaria nella Provincia di Ragusa.

Al termine delle indagini le testimonianze era schiaccianti nei confronti dello scafista tunisino e per questo motivo veniva sottoposto a fermo di indiziato di delitto.

La Procura della Repubblica di Ragusa anch’essa impegnata sul fronte immigrazione da anni, ha sin da subito disposto il carcere per lo scafista entro 48 ore il fermo dovrà essere convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari.

In questo caso lo stesso scafista messo davanti all’evidenza dei fatti e con l’abilità degli investigatori dopo essere caduto in contraddizione diverse volte, ha ammesso le proprie responsabilità.

 

 

LE TESTIMONIANZE

 

Un giovane marocchino di appena 20 anni riferisce:

omissis…unitamente ai miei amici ho atteso il mio turno ed anche io ho preso posto su uno dei due gommoni per poi salire sull’imbarcazione di legno. Una volta sopra tale natante fu un libico ebbe ad indicarmi il posto che era stato a me assegnato, ovvero in coperta nella parte centrale. I gommoni facevano altri tre o quattro viaggi tra la terraferma e la barca e durante tale attività non facevano altro che profferire minacce e picchiare tutti coloro che non eseguivano alla lettera le loro disposizioni. Gli stessi libici erano particolarmente duri con le persone di colore che stavano imbarcando e talvolta usavano i lunghi coltelli di cui erano in possesso proprio per picchiare tali soggetti. Il sovraffollamento sulla barca era tale che veniva difficoltoso anche sedersi e quando qualcuno lo faceva doveva necessariamente sopportare il peso di altri soggetti che per mancanza di spazio si ci sedevano di sopra. Alle persone, esclusivamente di colore, che si trovavano all’interno della stiva dell’imbarcazione non veniva assolutamente permesso di salire in coperta, nemmeno per prendere una boccata d’aria e ciò nel timore che un ulteriore sovraffollamento su tale locale avrebbe pregiudicato la stabilità dell’imbarcazione e, conseguentemente, il suo ribaltamento.

 

 

 

L’ARRESTATO

 

Dalle risultanze investigative è emerso chiaramente che questo viaggio verso le coste italiane era stato organizzato sia da cittadini libici che dal tunisino scafista odierno arrestato.

Insieme speculando sulle condizioni di vita dei migranti hanno guadagnato 375.000 circa. È chiaro che il ruolo dello scafista non è prevalente nell’organizzazione libica ma è un anello fondamentale che non può mancare ed a cui va un guadagno per i rischi da assumersi, ovvero la galera in Italia.

“sapevo che in Libia cercavano scafisti, sono andato li e mi sono arruolato con loro per guadagnare soldi; faccio il pescatore ma quello che prendo in un solo viaggio per portare persone è lo stesso che guadagno in 2 anni”.

 

LE INDAGINI IN CORSO

 

Ieri sera a conclusione della attività i Polizia Giudiziaria che hanno portato al fermo dello scafista tunisino, gli investigatori senza soluzione di continuità si sono messi a lavoro per individuare i responsabili degli sbarchi giunti alle 19 ed alle 23.

Difatti solo in data 18 luglio a Pozzallo sono stati registrati oltre 700 arrivi per complessivi 4 eventi di soccorso di imbarcazioni cariche di migranti, questo significa che la Polizia Giudiziaria deve oraganizzare 4 team di lavoro specializzati per individuare gli scafisti.

Durante tutta la notte ed in queste ore gli uomini della Polizia Giudiziaria sono a lavoro per concludere le indagini ed individuare i responsabili dei reati da loro commessi.

 

 

 

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