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LA POESIA DI MARIA GALLUZZO TRA INCANTO E SIMBOLO, SOGNO E REALTA’ ALLA RISCOPERTA DEL “FANCIULLINO” CHE E’ DENTRO OGNI UOMO
24 Apr 2017 06:15
La poesia di Maria Galluzzo, docente di Letteratura francese originaria della Calabria ma residente a Scicli, è stata al centro, lo scorso fine settimana, del IV appuntamento del “Gruppo ispicese” del Caffè Letterario Quasimodo.
La serata, che si svolta presso l’Aula Consiliare di Palazzo Bruno , ha visto la presentazione della raccolta poetica “Incanto notturno”, ed stata coordinata da Daniela Fava, animatrice del Gruppo di Ispica” e prefatrice della raccolta, la quale in apertura ha evidenziato come la Galluzzo “si inserisca in quella corrente letteraria, tipica di fine Ottocento e inizio Novecento, in cui la visione soggettiva delle cose si carica di valenze allusive che rimandano a qualcosa che è al di là di esse”.
A presentare il libro sono stati Giuseppe Pitrolo, componente del Movimento “V.Brancati” di Scicli e il Presidente del Caffè Letterario Quasimodo, Domenico Pisana. Pitrolo ha tracciato le coordinate portanti del volume intrattenendosi, nel contempo, in una conversazione con l’autrice, la quale si è soffermata sui temi centrali della raccolta: il tempo, la violenza sulle donne, l’introspezione come capacità di meravigliarsi, la ricerca del “fanciullino” che è dentro di ogni uomo sulle orme del Pascoli, offrendo così la sua testimonianza di adesione alla poesia come strumento per elevare il sentimento a luogo di bellezza.
L’incontro è stata animato da intermezzi musicali del “Duo Coppola”, composto da Enza Strazzulla, voce e chitarra, e Giuseppe Coppola alle percussioni, e dalla lettura di alcune poesie del libro a cura di Stella Spinello e Forenza Cirmi del “Nuovo Teatro Popolare” di Ispica.
“Maria Galluzzo, – ha affermato Domenico Pisana – è un’autrice dal verso tenue e di forte impronta simbolista, grazie alla quale riesce ad esaltare tematiche semplici all’interno di una visione del tempo come spazio di senso e luogo di relazione con se stessi e con gli altri. Il suo poetare è una sorta di “viaggio dell’anima” che trasfigura oggetti, cose e persone snodandosi, a volte, con un piglio ermetico, e risvegliando quel “fanciullino” che è dentro di noi per interrogare la coscienza attraverso corrispondenze analogiche di forte impatto emotivo e aperte alla dimensione del sogno come luogo di rivisitazione e di rilancio dei valori essenziali dell’esistenza. La versificazione della poetessa costruisce la parabola della sua spiritualità e s’affida ad un linguaggio caldo, denso di immagini, dove il limite si apre all’illimitato, lo smarrimento alla speranza e la trasfigurazione dell’anima diventa il punto di osservazione per leggere l’esistenza umana. C’è, nei versi di questa raccolta, in una sorta di continuum con la precedente – ha concluso Pisana – una metafisica della parola che intreccia incanto e contemplazione, socialità e ragione , mistero e attesa, bisogni catartici e ansie di eternità; la trasfigurazione lirica è sempre ispirata da una rivisitazione memoriale e da una attenzione alla storia che si consumano nell’anima come fiamma ardente”.
La serata si è conclusa con una significativo canto dialettale del Duo Estrella, il cui testo costituisce un racconto di vita vissuto da Enza Strazzulla che ha perduto il padre pochi giorni prima della sua nascita. Un sabato letterario davvero piacevole e molto apprezzato dal pubblico intervenuto.
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