LA PIÙ GRANDE BANCA ITALIANA SPONSOR DI QUATTRO SQUADRE STRANIERE

Chi, appassionato di calcio, ha seguito tra martedì e mercoledì scorsi le semifinali di Coppa Campioni (io la chiamo ancora così, perché “ciampionslig” è troppo complicato e sa tanto di americano e non di europeo, come invece è e deve essere la Coppa Campioni, anche se gli americani hanno la proprietà di importantissimi club europei di calcio, buona ultima la Roma), avranno notato i cartelloni pubblicitari a bordo campo, di quelli che cambiano ogni tot minuti la loro proposta pubblicitaria fatta di luci intermittenti e colori vivacissimi.

Tra quelli più grandi e rivolti alle telecamere, significa quindi quelli più ambiti perché più visti ma anche molto più cari, le pubblicità presenti erano – ovviamente – quella della stessa Uefa (ovvero la federazione europea del gioco del pallone) alcuni grandi marchi internazionali e poi, con mia sorpresa, la Unicredit.

Mi sono chiesto come mai la maggiore banca italiana senta la necessità di farsi pubblicità in un palcoscenico importante come quello della semifinale di Coppa Campioni, certamente di grande ritorno in termini di pubblico (si parla di diverse decine di milioni di spettatori in tutto il continente e non solo). Mi sono risposto: perché la Unicredit ha filiali in tutto il mondo e clienti internazionali che operano in Italia. Vero, ma è vero anche che la gran parte (la quasi totalità, in termini percentuali) dei suoi clienti sono italiani, imprese e privati che operano in Italia, che raccolgono denaro e lo versano in banca o chiedono denaro alla banca, ma pur sempre per attività svolte prevalentemente se non esclusivamente in Italia.

Certamente è vero che tra i milioni di europei che seguono il calcio gli italiani sono grande percentuale, ma appare eccessiva – secondo il modestissimo parere di Hicsuntleones – una cotanta esposizione pubblicitaria che in termini di squallida fattura commerciale sarà significato, immagino ma credo di non essere troppo lontano dalla verità, qualche milioncino di euro. Qualcosa di male? Nulla di male, per carità. I top-manager della maggiore banca italiana possono spendere come meglio reputano il loro denaro (loro nel senso da loro gestito, chè quel denaro è dei loro clienti, e loro, i top-manager, sono pagati profumatissimamente per gestirlo nella migliore maniera possibile e possibilmente farlo fruttare investendolo in attività lecite).

Ma a pensarci: sarà stato un buon investimento per una banca italiana spendere milioni di euro per la pubblicità a bordo campo allo stadio di Barcelona per la partita tra lo squadrone locale e gli eterni rivali del Real Madrid ma soprattutto a bordo campo a Manchester, Inghilterra, per una partita di calcio tra il Manchester United ed i tedeschi dello Shalcke 04 (peraltro dallo scontatissimo finale, avendo vinto gli inglesi due a zero già all’andata, in terra teutonica, ed infatti finita colla vittoria degli inglesi per quattro a uno nonostante ci fossero in campo nove riserve su undici giocatori)? Io non lo so, ma se fossi un azionista della Unicredit mi porrei il problema; mi chiederei, insomma, se è il caso che per sponsorizzare una semifinale di Coppa Campioni (e la finale di Wembley? Staremo a vedere) il mio dividendo per azione sia stato quest’anno di, poniamo per esempio, ventidue centesimi di euro anziché ventitre. E avrei anche la risposta, che potrei serenamente recapitare ai vertici della Banca con una semplice quanto – ne sono certo – efficace e-mail.

Adesso che ci penso, forse ho capito il perché la maggiore banca italiana abbia sponsorizzato le semifinali di ciampionslig: avranno pensato, i top-manager dell’Unicredit, o almeno quelli che seguono il calcio o si fanno consigliare da gente che segue il calcio, che anche quest’anno la squadra italiana (italiana? Con due soli giocatori italiani nella rosa) che veste maglie neroazzurre di proprietà dei fratelli petrolieri riuscisse a centrare la finale della maggiore competizione internazionale di football. Peccato, però, che non è sempre domenica, e neppure il loro caro allenatore portoghese è arrivato in finale. Al suo posto è andato un quarantenne spagnolo che sembra un ragusano con un nome ragusano: Papè (Guardiola).

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