LA MOSTRA DEGLI ARCHITETTI AD IBLA. FUTURO, FASHION E ANCHE PROGETTI

“Architettura oggi” era il titolo, non propriamente originalissimo, di una iniziativa che a me – totalmente profano in materia – è sembrata interessante, attraente, istruttiva.

Sono stato nell’auditorium di Santa Teresa ad Ibla, a sentire la prima delle due giornate, quella di presentazione. Cosa abbia io sentito è inutile scrivere, dal momento che, grazie ad un tam tam mediatico invero notevole, tutti o quasi i giornali locali ne hanno riferito. Mi piace invece riportare alcune impressioni, notazioni, piccole cose trascritte sul taccuino dell’anziano giornalista provincialotto, non abituato a certe atmosfere. E lo faccio per celia, così da sorridere nel grigiore di questo dicembre che la crisi fa sembrare poco natalizio.

A Santa Teresa l’appuntamento era alle ore 17, e l’architetto Cucuzzella, presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti, inizia a parlare alle 17,40. Un tempo c’era il classico “quarto d’ora accademico”, ma adesso siamo a tre quarti d’ora. Tra l’altro, la sala era già pienissima in ogni ordine di posti, con anche due carrozzelle con altrettanti neonati che, a loro si può giustificare, hanno passato il tempo a piangere e farsi cullar da due giovani mamme. Perché questa attesa? Boh.

Poi ha preso la parola il suo collega Gaetano Manganello, presidente della “Fondazione Arch”, che ha di fatto organizzato la mostra ed il convegno. L’uno e l’altro hanno sottolineato l’accordo, stretto per l’occasione, tra architetti e ANCE, l’associazione dei costruttori edili. Doppio boh.

Poi ha parlato un altro architetto, Alessandro Ferrara, nel suo ruolo di Soprintendente di Ragusa. Non ho capito molto del suo intervento (specie quando ha detto che non si deve conservare sempre e comunque, specie se si è davanti ad un buon progetto, anche in zona rurale, triplo boh), se non un passaggio, quello relativo alla necessità che i giovani architetti progettisti non si pieghino ai voleri della committenza, pubblica e privata. Peccato che, proprio al momento di premiare i giovani architetti autori di progetti veramente belli, apprezzabili ed apprezzati, il Soprintendente abbia lasciato la sala, esattamente alle ore 18,38. Subito dopo la premiazione è stata la volta di Gianfilippo Cintolo, architetto ragusano chiamato ad illustrare l’opera, invero geniale, del padre, l’architetto Giovanni, recentemente scomparso. E subito dopo ai Giardini Iblei per la fantastica mostra di progetti raccolti su un tavolo lungo quaranta metri. A me è piaciuto moltissimo. Ma la cosa più bella, detto senza enfasi né presa in giro, è stato respirare l’atmosfera, tipica dei giovani “creativi”: non pochi gli uomini con i maglioni rosa (a Santa Teresa il freddo era polare!), tutti comunque con quella sciarpetta morbida attorno al collo che mia moglie mi informa chiamarsi pashmina, e poi cappelli e capelli di ogni forgia e tipo, alcuni non poco eccentrici, borse piquadro arancioni, tante reflex, montature di occhiali improponibili per miopi semplici ed ordinari e infine, tanto per darvi l’idea, da prima che parlasse il primo dei relatori, e fino a dopo aver parlato l’ultimo, una incredibile sequenza di squilli ai cellulari. E di questi una buona metà con la tipica e riconoscibilissima suoneria degli i-phone. I proprietari più educati hanno risposto correndo verso l’uscita (e scassando i cabbasisi di quelli che dovevano farli passare), mentre i tamarri (si può essere tamarri e creativi? Evidentemente si) parlavano serenamente dal posto (scassando i cabbasisi a tutti).

Ecco perché “stonava” Vincenzo Guerrieri, vecchio mastro muratore ragusano, premiato per i lavori in cemento realizzati negli anni ’70 con l’architetto Ninì Cintolo: era vecchio, minuto, con la faccia bianca e rossa e sorrideva e ringraziava per il premio, sorrideva e ringraziava, felice mentre riceveva la targa con nodosissime e fortissime mani da muratore del tutto inadatte al touchscreen.

 

Hicsuntleones

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