LA MONETA DELLA DISCORDIA

Oggi pomeriggio alle 17,30 alla sala AVIS l’associazione ITINERARI invita a riflettere su questo tema cruciale per le nostre vite e lo fa assieme a 1) Giovanni Moro, figlio del compianto Aldo, sociologo politico, docente a Macerata e autore del libro che da il titolo all’evento; 2) Salvatore Inghilterra, Direttore Generale della Banca Agricola Popolare di Ragusa; 3) Francesco Raniolo, ordinario di Scienza Politica all’Università della Calabria.

Il tema è di grande momento, la pesante crisi economica ha reso tutti noi cittadini sensibili a tematiche su cui finora abbiamo sorvolato con disinvoltura non percependone fino in fondo l’impatto sulla nostra vita di tutti i giorni; adesso non ci possiamo più permettere di sorvolare su questi argomenti.

In effetti 10 anni fa la creazione della moneta unica si è inscritta in un percorso già abbondantemente sperimentato dal dopoguerra in poi e che ha costituito il fil rouge dell’integrazione europea, intrecciare le vite dei popoli europei integrandone le economie: si è cominciati con il carbone e l’acciaio negli anni ’50 si è arrivati con un percorso graduale alla moneta unica che permette oggi a trecentotrenta milioni di persone di circolare liberamente in gran parte d’Europa utilizzando la stessa moneta.

Le economie hanno fatto da battistrada, le istituzioni nazionali hanno adeguato le politiche.

 Adesso però si è giunti ad un momento critico, il rifiuto della moneta unica da parte di alcuni membri dell’Unione Europea (persino di 3 stati fondatori Gran Bretagna, Svezia e Danimarca) pone il problema di una distonia tra il percorso di graduale integrazione che per i paesi dell’area Euro diviene necessariamente più rapido e urgente e l’arroccamento “monetario” di chi ha scelto di non aderire alla moneta unica che rischia di diventare anche isolamento politico: per la prima volta il processo di integrazione europeo rischia di essere non inclusivo, ma di creare delle divisioni.

Di più, l’integrazione della moneta non supportata da istituzioni politiche rappresentative sta originando una situazione in cui i governi nazionali (che rispondono politicamente agli elettori) si trovano a dovere effettuare delle scelte “obbligate” necessitate dall’impossibilità di utilizzare tutte le leve di politica monetaria di cui normalmente gli stati sovrani dispongono e che la Banca Centrale Europea, l’unico organismo che governa l’Euro (organismo tecnico e non politico) non può utilizzare perché non ha un mandato di politica monetaria.

Normalmente questo dovrebbe preludere ad una evoluzione delle istituzioni e delle normative comunitarie, sarà cosi? O noi cittadini, scoraggiati dai sacrifici economici cui la crisi ci costringe, diventeremo facile preda delle lusinghe dei nostalgici delle monete nazionali?

In momenti in cui è facile lasciarsi prendere da derive populistiche e demagogiche, mettere intorno a un tavolo persone qualificate che diano spunti di riflessione è sicuramente un percorso più faticoso, ma più fruttuoso.

 

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