LA LEGALITA’ E’ RESPONSABILITA’ DI OGNI CITTADINO

Un dibattito sul valore e sulla cultura della legge in Italia, un incontro sulla legalità ed il rispetto delle norme di convivenza civile. Gherardo Colombo è stato, più che l’ospite d’onore, il vero e proprio mattatore della giornata. L’incontro si inserisce nell’ambito del progetto di legalità “Sulle regole”, finanziato con i Fondi Strutturali Europei nell’ambito del Piano Operativo Nazionale (PON) 2007-2013, nell’ambito dell’iniziativa “LegAli al Sud: un progetto di legalità per ogni scuola”.

A fare gli onori di casa la Preside del Liceo Scientifico “Enrico Fermi” di Ragusa, il corpo docenti e un auditorium stracolmo di studenti. Dopo i saluti di rito e gli interventi del procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, il Presidente del Tribunale di Ragusa, Michele Duchi, ed il Questore Filippo Barboso, Gherardo Colombo si toglie la giacca, prende il microfono e scende dal palco. «Ho chiesto il permesso di camminare tra di voi – esordisce l’ex magistrato – perché il mio non sarà un intervento ma piuttosto un dialogo con voi». Così inizia una serie di considerazioni sulla legalità e una serie di domande ai ragazzi che dopo un comprensibile imbarazzo sono stati al gioco, rispondendo in modo sincero ed attento, seguendo con molta attenzione la performance “dell’insolito intrattenitore”.

Si parte da un’amara considerazione: in nessun paese europeo come in Italia la regola è sentita come sofferenza, anzi come un limite, qualcosa che sottrae piuttosto che aggiungere. La necessità di educare se stessi alla ricerca della regola responsabile nello stare con sé e con gli altri è, oggi più che mai, fondamentale. «Chi mi sa dire qual è il primo comma dell’articolo 1 della Costituzione?», domanda il dott. Colombo ai ragazzi. Molti rispondono in coro: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Sul senso di questo importante passo, sull’importanza del lavoro inteso non come impiego, occupazione, bensì come sforzo, impegno affinché ogni singolo cittadino italiano si prodighi per garantire la democrazia in Italia, il dott. Colombo ha incentrato tutto il dibattito, per far giungere i ragazzi alla conclusione che, non si deve delegare tutto alle istituzioni, occorre invece che acquisire la consapevolezza che l’adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale è l’unico modo per realizzare una società migliore: più equa, giusta e vivibile.

Si ha la sensazione di vivere in un paese dove, sotto l’apparenza delle leggi uguali per tutti, trionfano in realtà il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà, un paese dove coloro che rispettano le leggi formali vengono scavalcati ogni giorno da coloro che le infrangono. Secondo Gherardo Colombo esiste un solo modo per uscire da questa sconfortante e drammatica situazione: riscoprire il senso profondo delle regole che stanno alla base della convivenza civile, ritrovare il punto di riferimento ideale, dei valori di base, a cui si ispira la distribuzione di diritti e doveri, opportunità e obblighi, libertà e limiti di ogni individuo. Il rispetto dei valori della persona è la strada da percorrere, indicata anche dalla Costituzione italiana. Una società “orizzontale”, la definisce Colombo, «che prevede una distribuzione omogenea dei carichi e delle possibilità, dei doveri e dei diritti in particolare quelli fondamentali, vale a dire quelli che garantiscono la base per un’esistenza dignitosa e il presupposto per l’emancipazione dell’individuo».

Questo modello si contrappone al modello “verticale”, basato sulla gerarchia e la competizione, uno schema imperante fino all’altroieri della storia, che privilegia pochi potenti, ricchi, influenti a discapito della moltitudine dei cittadini. «La mia convinzione profonda è che in uno stato di diritto e in uno stato in cui tutti partecipano, anche se indirettamente, alla gestione della cosa pubblica la vita è più semplice. La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole. Se non le comprendono tendono a eludere le norme, quando le vedono faticose, e a violarle, quando non rispondono alla loro volontà. Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto».

E chissà se proprio dal mondo della scuola e della cultura, i settori più colpiti dai tagli del Governo, potranno rinascere il senso civico e i valori di giustizia e di uguaglianza che portarono alla creazione della Costituzione italiana.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it