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La foce del Dirillo e i Macconi: terra di nessuno. Un far west denunciato dall’on. Stefani Campo. VIDEO
04 Set 2018 10:25
FOCE DEL DIRILLO E SPIAGGIA DEI MACCONI: TERRE DI NESSUNO O FAR WEST DELLA SICILIA SUD ORIENTALE?
Bidoni di prodotti chimici, plastiche delle serre, manichette di ogni tipo, polistirolo per le sementi, materiale proveniente dagli scarti dell’agricoltura intensiva: ecco ciò che viene ammassato, scaricato e bruciato, quotidianamente, da oltre quarant’anni, in un territorio che potrebbe essere uno degli angoli più belli e suggestivi non solo della provincia di Ragusa ma dell’intero sud est siciliano, ovvero quello della foce del fiume Dirillo e dei dieci chilometri di spiaggia dei Macconi. Una vicenda di grave inquinamento e devastazione ambientale, che la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Stefania Campo sta affrontando con tutti i mezzi a propria disposizione.
“Ho già presentato ogni atto parlamentare possibile: una mozione complessiva, una dettagliata interrogazione inerente i reati accertati, vari accessi agli atti ed anche uno specifico disegno di legge – spiega la parlamentare regionale – che prevede un incentivo economico per la rottamazione definitiva di tutte quelle serre che insistono sopra il sistema dunale”. Una vera e propria “inchiesta sul campo”, quella dell’esponente del Movimento che, telecamera al seguito, ha realizzato un reportage le cui immagini parlano da sole. “Sappiamo chi inquina – prosegue la Campo – sappiamo che sono alcuni proprietari delle serre, non tutti, fortunatamente. Questi sono proprio coloro che, commettendo gravissimi reati ambientali, rovinano la reputazione di tutta la categoria e creano un pensante danno di immagine ai loro stessi prodotti ortofrutticoli e a tutto il comparto che insiste nella cosiddetta fascia trasformata. Ci dicono che è difficile controllare, monitorare costantemente, inchiodare i responsabili, sanzionarli e condannarli per i reati compiuti ma se il fiume, la foce e la spiaggia dei Macconi sono diventati una incredibile discarica a cielo aperto è proprio perché le istituzioni del territorio circostante dicono che non si può fare nulla, che non ci sono le risorse, che è stato sempre così. Il fiume contiene così tanti fitofarmaci e pesticidi da annientare un elefante.
Non posso credere che le autorità competenti alla vigilanza non se ne vogliano occupare seriamente, che le istituzioni locali facciano finta di non sapere, e di non aver visto, e che le amministrazioni comunali (tutte, di destra e di sinistra) succedutesi negli ultimi 40 anni abbiano permesso tutto questo indossando specialissimi paraocchi. E, infine, non posso credere che gli stessi cittadini residenti in zona non siano stanchi e amareggiati dei crimini (non solo ambientali!) compiuti nel loro fiume e nelle spiagge limitrofe”. Il tutto mentre i bagnanti in queste settimane estive hanno dovuto prendere il sole e balneare a pochi metri da un autentico scempio ambientale. “Qualche giorno fa – conclude l’esponente del M5S – abbiamo fatto un importante sopralluogo con il Nucleo Operativo Regionale del Comando Forestale, i cui vertici si stanno prodigando per incardinare un serio intervento sulla vicenda ed anche un complessivo monitoraggio su quanto svolto finora dalle autorità locali, e colgo quindi l’occasione per ringraziarli vivamente: finalmente sembra ci sia un autorevole organismo che voglia dare man forte alla nostra denuncia politica. In questa battaglia chiederò sostegno a tutti i sindaci interessati, ai consiglieri comunali, alle associazioni ambientaliste, ai colleghi deputati, al presidente Musumeci, agli assessori regionali competenti e, certamente, al nostro Ministro dell’Ambiente Generale Sergio Costa. Non sarà facile ma ci metterò l’anima per Salvare il Dirillo e i Macconi”.
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