La fatturazione elettronica è stata un flop?

A quasi due mesi di distanza dall’entrata in vigore dell’obbligo di ricorrere alla fatturazione elettronica per gli scambi commerciali tra privati, è arrivato il momento di ipotizzare un primo bilancio, dopo le paure e i timori iniziali che hanno coinvolto molti professionisti e imprenditori. I numeri che sono stati forniti a tal proposito dall’Agenzia delle Entrate, e che si riferiscono ai primi 45 giorni di applicazione, mettono in evidenza un totale di 228 milioni di fatture elettroniche inviate, mentre sono stati 2 milioni e 300mila i soggetti che hanno fatto ricorso al Sistema di Interscambio. Uno dei dati più positivi riguarda il fatto che il numero di invii avvenuti a febbraio è più del doppio rispetto a quelli che sono stati effettuati a gennaio: segno che, con il trascorrere del tempo, le persone stanno prendendo sempre più dimestichezza con uno strumento che pure era stato fonte di allarmismi e di preoccupazioni. C’è da tener presente, inoltre, che fino al 18 febbraio era concessa la facoltà di inviare le fatture che erano state emesse a gennaio senza che ciò comportasse delle sanzioni.

Un sospiro di sollievo

Così, mentre dall’Agenzia delle Entrate trapela una certa soddisfazione, anche gli addetti ai lavori si mostrano meno ansiosi rispetto a un paio di mesi fa e possono tirare un sospiro di sollievo: se è vero che non viene meno la necessità di instaurare un dialogo più proficuo con il Fisco e che si avverte ancora l’esigenza di nuove semplificazioni, è altrettanto vero che il debutto della fatturazione elettronica può essere considerato positivo. Anche per merito di software come Reviso, che hanno contribuito a facilitare la vita di un gran numero di aziende e di imprenditori.

Che cosa dicono i numeri

Al 31 gennaio 2019 erano circa un milione e mezzo gli operatori che avevano inviato almeno una fattura elettronica, per un totale di 100 milioni di fatture. Tre settimane più tardi si è giunti a 228 milioni di fatture. Va detto, però, che oltre il 4% degli invii ha avuto esito negativo a causa di uno o più errori che sono stati riscontrati nella compilazione: tra i più comuni ci sono la duplicazione della fattura, la presenza di fatture diverse con lo stesso nome, l’indicazione della partita Iva non corretta, gli errori nell’estensione del file o per il codice destinatario. La prima regione italiana per numero di fatture inoltrate è la Lombardia, con più di 81 milioni di invii, mentre al secondo posto c’è il Lazio con oltre 51 milioni. Sul terzo gradino del podio, ma molto più staccata, ecco l’Emilia-Romagna, che supera di poco i 13 milioni e mezzo di fatture trasmesse. Al Centro, dopo il Lazio c’è la Toscana, mentre più indietro sono l’Umbria e le Marche. Poco più di 4 milioni le fatture inviate in Puglia e in Sicilia, mentre si sfiorano i 7 milioni in Campania.

I servizi correlati

L’Agenzia delle Entrate ha reso noto anche di aver rilasciato 7 milioni di deleghe per il sistema Fatture e corrispettivi, mentre ci sono state 3 milioni e 300mila richieste di generare il QR code da far vedere su carta, su tablet o su smartphone ai fornitori (in modo che essi possano acquisire i dati della clientela in maniera automatica). Degno di nota anche il numero di registrazioni dell’indirizzo telematico: più o meno 3 milioni e 600mila, tenendo conto non solo delle registrazioni dell’indirizzo di posta elettronica certificata ma anche di quelle del codice destinatario di sette cifre.

Spicca il commercio

Nella graduatoria dei settori, la prima posizione è occupata dal commercio, con poco meno di 56 milioni di invii; più di 20 milioni di fatture sono state trasmesse nell’ambito delle manifatture, mentre servizi di supporto alle imprese, agenzie di viaggio e attività di noleggio hanno totalizzato 10 milioni di file trasmessi. Nel settore del magazzinaggio e del trasporto, infine, si sono superati i 7 milioni e mezzo di invii.

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