LA DONNA IN TV

Una mia cara amica, Giovanna Cosenza, docente di semiotica all’Università di Bologna, da anni conduce attraverso il suo blog “Dis.Amb.Iguando” una costante e strenua battaglia contro l’uso disinformativo, diseducativo, violento che nelle televisioni e nella carta stampata si fa del corpo femminile.

Gli strumenti che Giovanna usa per aggredire la complessa “macchina del fango” che si riversa quotidianamente sull’immagine della donna sono quelli sofisticati dell’analisi semiologica: un serio, potente smontaggio dei messaggi che direttamente o meno costituiscono il foraggiamento quotidiano del comune senso del volgare.

Ciò che soprattutto interessa nei “threads” che ogni mattino vengono proposti e nei commenti che si accodano è la visione del sommerso dilagante di questa cultura voyueristica che richiede continuamente il sacrificio di ogni valore, della dignità ma anche – paradossalmente – di ogni elemento di sensualità del corpo della donna.

L’icona che meglio rappresenta l’universo gelatinoso, pruriginoso del femminile televisivo è senza dubbio quella della velina, elemento superbamente esemplificativo del pacchetto sotto culturale che si spende nella programmazione dei format: prospettive velocemente cangianti che seguono, con volute di macchina repentine, il sotto gonnellino di ragazze mute, ammiccanti, perdute ad ogni possibilità di rappresentarne la consistenza soggettiva; turbinio di cosce e glutei che ribadisce la sostanziale mancanza di eros nel vuoto incolmabile del desiderio.

Utile al riguardo è senz’altro la lettura di un agile ma appassionante libretto che Lorella Zanardo ha dedicato al “corpo delle donne”, un diario approfondito del lavoro fatto durante un certo lasso di tempo su svariati programmi televisivi, nella certezza che “….la donna è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi d’importanza minima, come per esempio informare dei programmi della giornata; ed è costretta a farlo in modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti” (Pier Paolo Pasolini).

Ciò che il poeta e regista diceva del “femminile” in TV nei primi anni ’70 può essere moltiplicato a dismisura nell’universo pantagruelico della televisione berlusconiana (che comprende da tempo anche quella pubblica!).

Ieri ho sentito dire a qualcuno che Belèn Rodriguez, nelle serate di Sanremo, è nuda! E ho percepito in questa esternazione una punta di bacchettonismo cattolico. Direi, col grande Totò: “…ma mi facci il piacere, mi facci!!”. E’ proprio la donna che non c’è in TV, sostituita da tempo dalla sua controfigura disumanizzata.

Vi sfido a trovare, degna di nota, la presenza di volti femminili maturi nei palinsesti quotidiani!

Se volete dare un’occhiata, l’indirizzo è www.giovannacosenza.it.

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