È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA DAMA BIANCA DEL CASTELLO DI PERGINE
22 Gen 2016 20:56
La ricerca della felicità di Krishnamurti, fa parte di quelle letture che una volta incontrate, non si dimenticano più. Vi si ricorre per conferme, chiarirsi concetti e comportamenti, analizzare situazioni quotidiane o eccezionali, alla luce che la felicità esiste, va riconosciuta o ricercata, vissuta in modo fluido e aperto.
Personalmente, ho amato questo libro nel ’97, quando, più attratta dal titolo che dalla informazione su Krishnamurti, mi immersi nella sua scrittura che trattava di concetti legati a domande esistenziali: cosa cerchiamo, la conoscenza del sé, di azioni a diversi livelli di coscienza, del fatto che la nostra vita quotidiana è fatta essenzialmente dall’azione, chi la fa e il fine per cui viene fatta; del senso della vita; dall’inutilità di usare lo “sforzo”, la concentrazione accanita, per realizzare i nostri desideri…E ancora: gioia e felicità si ottengono in uno stato creativo! L’amore, la paura, le possibilità insite nella povertà, la semplicità, il tempo come memoria psicologica e mutamento, e tutta una serie di riflessioni con i giovani sulla libertà, la società, il successo, l’orgoglio, il dolore e l’infelicità e lo scopo della vita e …come possiamo vivere felici…sono parte del libro che racconta un percorso di ricerca, appunto. Krishnamurti con le sue “lezioni” soprattutto vuole condurre al pensiero che ognuno può raggiungere una verità personale -dopo aver valutato in modo critico ogni credenza, nonché la modernità e le sue pecche, e che noi possiamo cambiare il mondo solo cambiando noi stessi molto profondamente, rinunciando alle certezze precostituite…
Il saggio Krishnamurti religioso e filosofo indiano di fama mondiale arrivò dal sud dell’India -dove era nato nel 1895- nel Trentino, negli anni dopo la Grande Guerra. Visitò molte località Europee e a Pergine di Valsugana soggiornò lungamente nel Castello di Pergine.
Il castello di Pergine sorge su un’altura, la collina del Tegazzo, che domina la vallata. Fu costruito probabilmente sopra un antico castelliere, posto di guardia fortificato al tempo dei Romani e sicuramente ancor prima abitato dagli autoctoni, Reti. Per la sua posizione strategica, lungo la strada Claudia Augusta Altinante, da cui si poteva controllare il passaggio di merci e genti sul fondovalle dell’Alta Valsugana, o si poteva ripararsi sul dosso in caso di pericolo, fu motivo di lotte continue, fino a quando
il cardinale e principe-vescovo Bernardo Clesio lo riscattò nel 1531. Il castello appartenne al Vescovado Trentino, tranne brevi periodi, che lo affidò a famiglie nobiliari fedeli, fino ai primi anni del XX secolo quando fu venduto ad una società tedesca che lo utilizzò come centro studi, da cui l’arrivo di Krishnamurti.
A questo castello, altri percorsi “casuali” portano Annie Halderman. L’americana, studiosa di scienze occulte, in seguito ad un sogno secondo cui “da sposa entra nel Castello di Pergine”, inizia un viaggio in Europa. Doveva essere un sogno così “reale” il suo, e con immagini così precise, da indurla a ricercare quel misterioso maniero con determinazione! Vaga quindi per la Francia, e per la Toscana, inseguendo l’idea di un non ben definito castello “di Pergine”. Va incontro a delusioni…finché arriva …al castello che riconosce come quello del suo sogno: a Pergine Valsugana. Sa che in quel periodo vi soggiorna anche Krishnamurti, perciò si ferma per conoscerlo, raccontargli la propria storia e seguire le sedute spiritiche che pratica, assieme ai suoi discepoli.
Durante una seduta spiritica, si dice, che si inserisca a sorpresa un altro percorso, altro viaggio di cui non si sanno origini, meta e finalità, o a che “mondo” appartenga. Si tratta del vagolare imprevisto e misterioso per le stanze del castello di un fantasma: la Dama vestita di bianco si manifesta, diafana, triste, silenziosa, col volto bellissimo rischiarato da un riflesso rosso, simile a fiamma.
Questo fantasma non verrà allontanato nemmeno dopo un rito di esorcizzazione, e il passato in vita di questa donna resta ignoto -forse la moglie suicida che si buttò dalla torre perché spirito libero, repressa dal marito crudele e geloso castellano, come tramanda la leggenda?
Fermo restando che ogni forma di viaggio è interessante, la coesistenza e coincidenza, in questa storia, del viaggio di Krishnamurti, saggio sempre aperto al viaggio interiore e spirituale, del viaggio dettato da una ricerca suggerita da un sogno proiettato in un luogo sconosciuto e l’eterno viaggio di un’anima inquieta ed infelice, è a dire poco un fatto magico!
Come pure che il castello sia meta, punto di incontro, espressione di tutte queste circostanze strane, “casuali”, sinergia -unendo nello stesso momento energie inizialmente sconosciute e distanti- in un puzzle fra mondo onirico, spirituale, extrasensoriale.
Attualmente il castello di Pergine resta un esempio di fortezza-residenza medioevale alpina, ed è usato come ristorante-albergo. Visitabili ora la “sala del trono” e quella “del giudizio”, la stanza degli strumenti di tortura e l’orrida prigione del “supplizio della goccia”. Al primo piano c’è la cappella gotica di Sant’Andrea. Il maniero ospita mostre d’arte ed eventi musicali. E’ gradevole passeggiare attorno alle mura, soprattutto nella stagione estiva e autunnale, sul sentiero fra i boschi.
© Riproduzione riservata