LA CULTURA DEL PAESAGGIO E DELLE TRADIZIONI IBLEE NEI VERSI DEI POETI DEL CAFFE’ QUASIMODO

 “Il paesaggio è cultura che si aggiunge alla natura, poiché il paesaggio non è solamente belvedere di albe e tramonti ma anche esito di braccia, utensili e intelligenze”:  con questa citazione di Gesualdo Bufalino il presidente del Caffè Letterario Quasimodo di Modica, Domenico, Pisana, ha aperto il reading di poesia e musica sul tema “Luoghi, paesaggi e tradizioni degli Iblei”, che si è tenuto a Palazzo della Cultura nel quadro dei sabati letterari della stagione 2013-2014.  

Una serata in cui, dopo una ambientazione  tematica di Lucia Trombadore,   i  versi di Silvana Blandino, Franca Cavallo, Carmelo Di Stefano, Gianni Di Giorgio, Antonella Monaca, Salvatore Paolino , Elia Scionti e dello stesso presidente del circolo modicano,   si  sono unite  in  delicata sinfonia di voci  e musiche  donando emozioni e riflessioni al pubblico presente.

L’Ibleide   è stato il tessuto connettivo del reading; i luoghi, i paesaggi, le tradizioni, le feste che da sempre  hanno mantenuto viva la memoria della  civiltà iblea sono rivissuti nei versi dei poeti del Caffè Quasimodo, i quali  hanno voluto  idealmente congiungersi  con quanto scritto in prosa da autori come il  Fazello,  il  Mongitore con la sua Sicilia ricercata, i viaggiatori stranieri del sec. XVIII,  il siciliano Paolo Balsamo, autore del Giornale di Viaggio in Sicilia , gli storici del sec.XIX fino agli scrittori del Novecento.

Il gruppo folkloristico ‘Muorika mia’ ha alternato alla lettura dei testi poetici alcune canzoni in sintonia con il tema della serata, creando una atmosfera lirica suggestiva, specie quando sono stati letti dai poeti del Caffè Quasimodo tutte le poesie dedicate alla città di Modica. 

“Con i nostri versi abbiamo voluto comunicare  – ha concluso Pisana al termine della serata –  l’importanza dei luoghi, dei paesaggi e delle tradizioni  nel quadro del rapporto tra storia e memoria. Noi infatti   siamo il nostro luogo, i nostri luoghi: tutti i luoghi reali o immaginari, che abbiamo vissuto, accettato, scartato, combinato, rimosso, inventato. Noi siamo anche il rapporto che abbiamo saputo e voluto stabilire con i luoghi, e  con le  poesie che  abbiamo recitato al pubblico  abbiamo fatto emergere un sentimento  dei luoghi esaltando la cultura della memoria e disegnando anche una geografia della memoria”

 

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