LA CULTURA ARABA NELLA THALASSO TERAPIA INCONTRA IL MONDO OCCIDENTALE

La sveglia venerdi mattina suona alle otto e manco a dirlo siamo in ritardo. Khaled si lamenterà non poco sul ritardo nella tabella di viaggio ma tant’è che il danno è fatto, apriamo il balcone e ci affacciamo sulle piscine del Taj Sultan, l’hotel che ieri sera ci ha ospitato. Merita più di un occhiata veloce, infatti minuto più, minuto meno, decidiamo che ci attardiamo. Scendendo nella hall, vediamo che c’è movimento. E’ in corso un meeting: La settima giornata nazionale d’ingegneria e di biomedica ospedaliera. Relatori del meeting e intervenuti, sono di diversa nazionalità infatti  incrociamo al ricevimento, mentre compilano la “carta di responsabilità” spagnoli e inglesi. La colazione e un giro tecnico nella struttura e ci avviamo verso la Medina. Questa Medina, ci spiega Kamel, la guida che pazientemente ci accompagna, è solo apparentemente antica, in realtà nasce nel 2000, per dare ai turisti che affollano Yasmine Hammamet, la possibilità di fare acquisti, nel modo tradizionale tunisino: trattando sul prezzo.

Ci avviamo, sempre in ritardo, verso il pullman che ci sta aspettando e qui mentre attraversiamo sulle strisce ci sentiamo di colpo a casa, infatti anche qui le auto, se ne fregano delle strisce e sfrecciano come se niente fosse. Saliamo, finalmente e andiamo verso Hammamet. Khaled ci informa che negli alberghi che visitiamo ci sono sempre le SPA, perché la Tunisia è il secondo centro a livello mondiale di Thalasso terapia. Un sorriso di sfottò, affiora sulla bocca insieme al pensiero: sempri esagerato Khaled. Dolorosamente, dobbiamo ammettere che ha ragione. Visitiamo la struttura. Bellissima. Vista su piscina e mare. La natura aiutata dalla mano dell’uomo ci offre uno spettacolo mozzafiato. Non ne dubitavamo ma la sorpresa, in questa come nelle altre strutture è proprio la SPA. Da una parte il lato, diciamo più europeo, dall’altra il mondo arabo e insieme a questa, scopriamo anche che gli Arabi che affollano gli Hammam almeno una volta a settimana, ci vanno perchè, hanno la cultura del corpo e della pulizia oltre che del relax.

Lasciamo anche questa struttura e quella dove arriviamo, il Lella Baya, merita una nota a parte. Se fuori è molto simile alle altre dentro ripropone nei dettagli una casa antica tipica della Tunisia. Questa struttura ha personalità. Racconta le cose.  Ambienti solo apparentemente poveri, essenziali. Con camere spaziose, cos’ come si usa da queste parti. Dire che siamo rimasti a bocca aperta è poco.

Visitiamo ancora una struttura e ci avviamo verso Port El Kantaoui. Lungo la strada notiamo nei tralicci dell’Enel Tunisina dei nidi. Il buon Kamel ci spiega che a Febbraio, quando arriveranno le cicogne troveranno il nido. Ci chiediamo: sarà per questo che in Tunisia nascono più bambini che da noi?

Intanto la meta si avvicina. Viali alberati, ci accompagnano verso il porto di Port El Kantaoui. Notiamo ancora un volto diverso di questo stato. Qui c’è il lusso. Lo noti dagli Yacht ancorati  nella marina, ma anche dalla tipologia delle case e dai centri commerciali. L’hotel che ci ospita stasera e che fa parte della catena RIU, l’Imperial, non è meno lussuoso di quelli che abbiamo visitato. Anche qui, cena e poi a dormire. Non ci crederà nessuno, ma vi assicuro che il lavoro degli agenti di viaggio in visita a strutture di lusso, coccolati dai direttori e dal tour operator è molto faticoso!

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it