LA CRISI DELL’AGRICOLTURA E LA LEGGE DELLA GIUNGLA

 

Oggi, come ieri e più di ieri, siamo in presenza di un caporalato di ritorno ai limiti dello schiavismo che sta sempre più caratterizzando l’organizzazione del mondo del lavoro all’interno delle aziende agricole e di trasformazione (magazzini) che vede una sottomissione dei lavoratori immigrati e indigeni, perché spesso le aziende grandi, medie e piccole vedono sbagliando solo qui la possibilità di abbattere i costi e quindi di sopravvivere, sfruttando questi lavoratori, con l’aggravante di una degenerazione morale, denunciata in questi giorni dai mass-media che porta alcuni soggetti perversi e frustrati a soddisfare le proprie voglie sessuali primordiali approfittando di persone in stato di necessità; occorre dire che non si può generalizzare, ma neanche nascondere la testa sotto la sabbia o girarsi dall’altra parte. Le problematiche di una agricoltura che politiche regionali, nazionali e europee sbagliate hanno messo in ginocchio sono tutte sul tappeto. Le grandi imprese hanno deciso di delocalizzare le produzioni, in Congo, in Egitto, in Tunisia, in Marocco; lì la manodopera può essere pagata a tre dollari al giorno e non fa indignare nessuno, tranne poi lo sconcerto delle grandi migrazioni verso il nostro continente, in quei Paesi gli uomini e le donne sono nati e destinati a restare “schiavi” e poi sono lontani e “occhio che non vede cuore che non duole”. Qui da noi non si può accettare un mercato senza regole che condiziona la vita di migliaia di piccole imprese contadine, non si può concepire una totale assenza di leggi sul credito agevolato alle piccole imprese contadine, la formazione del prezzo del prodotto ortofrutticolo deve essere trasparente e il dumping non può essere consentito. Tutte le Istituzioni devono fare la propria parte, un territorio senza agricoltura è un territorio destinato alla desertificazione occorre una politica che salvaguardi il reddito dei nostri contadini e soprattutto che renda possibile una diversificazione e una interdipendenza senza il prevalere di un soggetto economico su un altro, all’interno del Sistema tutti i soggetti devono avere pari dignità, e questo si può fare solo, puntando su uno sviluppo strettamente collegato alla legalità. Il rispetto delle regole e delle leggi è assolutamente necessario in tutti i campi dell’economia se non si fa questo a rischiare è la stessa tenuta democratica del nostro territorio. Le Istituzioni, le Forze dell’Ordine, gli Organi Ispettivi devono vigilare perché non ci siano sopraffazioni e soprusi, se c’è un ritorno indietro rispetto alla conquista di diritti fondamentali dei lavoratori avremo la legge della giungla, del vince il più forte e la mafia continuerà a gestire il malaffare. Per questo crediamo fermamente che nessuno può permettersi il lusso di far finta di niente anche quelli che oggi si ritengono i più furbi pagheranno le conseguenze di un impostazione che schiaccia e mette al tappeto altri lavoratori, abbiamo visto in questi mesi come la criminalità abbia alzato il tiro, rapine, incendi dolosi di magazzini di trasformazione, di serre e così via. Tutto si tiene e il sistema deve garantire a tutti dignità e possibilità di vedere un futuro se no è la fine. C’è la necessità di definire una strategia che nel rispetto della legalità consenta a tutti di portare a casa un reddito decente per sopravvivere. Oggi migliaia di aziende agricole chiudono, famiglie che vivono di agricoltura sono costrette a ricorrere ai servizi sociali ed alla Caritas per poter mangiare, i prezzi dei prodotti agricoli sono così bassi che non riusciranno a coprire le spese; sulle aziende pende lo spettro delle cartelle esattoriali della SERIT e dei pignoramenti. Le organizzazioni professionali (CIA, Coldiretti, ecc.) devono tornare ad avere il ruolo che gli compete lasciando perdere le sirene del potere locale, regionale e nazionale prendendo in mano il movimento dei lavoratori agricoli per condurlo democraticamente verso nuovi traguardi. Sono anni che denunciamo queste cose. Però si alza il sipario solo quando qualcuno accende i riflettori dei media su questo o quel pezzo della filiera agricola debosciata e corrotta che va dalla GDO ai trasporti su gomma e al sistema dell’intermediazione che spesso lascia voragini economiche coi mancanti pagamenti di milioni di euro di merce. Non dimenticando che ci sono in tutti i settori lavoratori onesti che si spaccano la schiena e perciò non bisogna fare generalizzazioni, avere pregiudizi, o fare di tutta l’erba un fascio, perché in questo modo muoiono le diversità generatrici di conflitto e di democrazia.

 

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