LA COSTITUZIONE ITALIANA SOTTO I PIEDI

Caro direttore, so che ha deciso di non polemizzare con il segretario provinciale della Stampa Gianni Molè sulla vicenda della possibile e probabile cancellazione dell’albo dei giornalisti pubblicisti e quindi non le do alcun “pretesto” per riprendere una polemica peraltro inesistente malgrado lo sforzo del predetto Molè a far apparire fondate le  motivazioni del suo dissenso. Una di queste come i lettori di “Ragusa Oggi” ricorderanno è stata la sua dichiarazione che l’art.21 della Costituzione italiana non “c’azzecca nulla”. Nella sua, peraltro encomiabile “promessa” di autodenunciarsi se agli otto professionisti esterni del suo giornale (medici, avvocati, veterinari, politologi, sociologi, psicologi etc) ed ai giovani aspiranti giornalisti che hanno un rapporto di lavoro con un Ente pubblico e privato, fosse impedito di scrivere un “pezzo” si dice che ne possa scrivere soltanto dieci in un anno (Sic!!! perché dieci e non nove o undici o cinquanta non si sa) nella rispettiva rubrica settimanale su Ragusa Oggi, per arrivare ad una pronuncia della Corte Costituzionale, cui il giudice ordinario potrebbe trasmettere gli atti per decidere se si è violato il dettato del predetto articolo o meno. Io che qualcosa capisco di giurisprudenza (forse più di Molè che non mi risulta abbia fatto particolari studi giuridici) dico che l’art. 21 della Costituzione c’azzecca in pieno. Leggiamo il suo primo capoverso semplice, semplice:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione

Come si vuole garantire questo diritto fondamentale? Fermandosi a dieci articoli, costringendo gli italiani a scrivere sui muri? Ad inviare, facciamo 100 mila, lettere private ad altri italiani? A chiudere il dibattito scientifico anche sui giornali per problematiche che gli esperti ritengono di alimentare?

 

E siccome il discorso vale anche per tanti giovani che vogliono “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”  la fattispecie di esercizio abusivo della professione non esiste specie se aboliamo l’Ordine dei giornalisti ed è l’unica cosa da fare assieme a tutti gli ordini professionali. Basta la laurea per poter esercitare un mestiere  adeguato!

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