LA CONCA DEL SALTO E LA VALLATA DEL TELLESIMO POTRANNO ESSERE INSERITI NEL CATALOGO DEI GEOSITI DELLA SICILIA

 

La Conca del Salto e la vallata del Tellesimo. Sono due tra le proposte più consistenti avanzate dal Cirs di Ragusa, dopo decenni di studi e approfondite ricerche, che sarebbe possibile inserire nel catalogo dei geositi della Sicilia istituito dalla Regione con la legge n.25 del 2012. I geositi sono aree che, per la loro singolarità geologica o geomorfologica, costituiscono un patrimonio naturale di particolare valore scientifico e didattico tali da essere conservate e costituire oggetto di fruizione per la collettività. Il progetto “Inventario nazionale geositi”, avviato nel 2002, si propone la realizzazione a livello nazionale dell’inventario dei geositi affinché possa diventare strumento utile sia per la conoscenza geologica del nostro territorio sia per la pianificazione territoriale e per la tutela paesistico-ambientale. Sono questi gli aspetti più interessanti emersi stamani nel corso del convegno “I geositi carsici iblei fra natura e storia”, promosso dal Centro ibleo di ricerche speleo-idrogeologiche di Ragusa, sostenuto dalla ditta Calogero Costruzioni Srl di Comiso, con la collaborazione del Comune e della Soprintendenza. L’appuntamento, tenutosi all’auditorium San Vincenzo Ferreri di Ibla, era inserito nel contesto del “Territorio zero festival” voluto da palazzo dell’Aquila. E nella fase di avvio ai lavori, l’assessore comunale all’Ambiente, Antonio Zanotto, ha ricordato che “occorre sempre maggiore sensibilità per apprezzare più da vicino l’ambiente che ci circonda. Anche con iniziative del genere, si comincia ad amarlo, si comincia ad imparare come trattarlo un poco meglio”.

Il presidente del Cirs, Rosario Ruggieri, ha sottolineato, a proposito dei geositi, che, dopo la creazione di un vero e proprio database in Sicilia, “saranno fatte affluire tutte le proposte, che possono provenire da associazioni piuttosto che da enti locali territoriali. Proposte – ha aggiunto – che saranno valutate da una apposita commissione scientifica che avrà il compito di promuovere e istituire il geosito. Quest’ultimo potrà essere dato in gestione e uno dei fini dovrebbe essere la fruizione a fini turistici oltre che la cura, la tutela e la conservazione dello stesso”. L’archeologa Annamaria Sammito, della Soprintendenza di Ragusa, ha messo in rilievo che “la Conca del Salto è arcinota per il ripostiglio di bronzo che risale all’età protostorica rinvenuto alla fine dell’Ottocento e che, attualmente, è esposto al museo Pigorini di Roma. Si tratta di un ripostiglio importante, con sei chili di bronzo, che non è isolato perché si contestualizza bene all’interno della valle con necropoli che appartengono a questo periodo. Siamo verificando che, per quanto riguarda la Conca del Salto, ci sia una documentazione archeologica dalla preistoria all’età prostorica”.

Degli ipogei tra Giarratana e Monterosso, invece, ha parlato l’archeologo Saverio Scerra, anch’egli della Soprintendenza di Ragusa, che ha chiarito come “nella zona è noto da un trentennio, prima perché scoperto da Rosario Ruggieri e poi studiato dall’archeologo Lorenzo Guzzardi e da altri, il famoso ipogeo di Calaforno, vale a dire un complesso di circa trentacinque camerette, probabilmente risalente all’età del rame, quindi a circa cinquemila anni fa, e che ultimamente è stato oggetto di studio da parte della Soprintendenza di Ragusa, del parco archeologico di Kamarina oltre che dell’Università di Catania nella figura del prof. Pietro Militello. Nel contempo – ha proseguito Scerra – questa attività di ricerca sul territorio in questione (l’ipogeo ricade sul territorio di Monterosso), ci ha portato ad approfondire alcuni aspetti lungo l’area di Giarratana. La letteratura, a partire dagli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, rilevava la presenza di almeno tre ipogei di questo tipo. Grazie al contributo dell’Ateneo catanese, è stato possibile identificarli. Sono quelli di contrada Matricedda e contrada Monte Rotondo. Presentano caratteristiche simili a quello di Calaforno, con camerette circolari, unite da aperture, insomma un sistema complesso. Il sito di Matricedda, in particolare, è a più piani, almeno due per quello che finora siamo riusciti ad indagare”. Delle tipologie rupestri del territorio dell’antica Leontinoi ha poi parlato Maria Musumeci della Soprintendenza di Siracusa mentre Iolanda Galletti si è soffermata sul geosito che fa riferimento al sistema naturalistico delle cave iblee. Il convegno è stato preceduto, ieri, dall’escursione, aperta a tutti, che il Cirs ha effettuato nella grotta di Mastro Carmine e alle gole della Stretta. Un appuntamento ricco di fascino e suggestione e che è stato partecipato anche da numerosi bambini.

 

 

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