LA CLASSE DI LAURENT CANTET OVVERO IL CONFLITTO SOCIALE

Continua il cineforum organizzato dall’Uds di Ragusa presso la libreria Saltatempo: venerdì è stata la volta di “La Classe” – film francese di Larent Cantet – che mette in scena un peculiare conflitto sociale fra due generazioni lontanissime fra loro ma costrette ad una complicata convivenza: docenti e alunni.

Il film si svolge appunto in classe, tra i banchi di una scuola media dove adolescenti di tutte le etnie e con alle spalle le storie più svariate si confrontano con un mondo fatto di regole, di impegno, di disciplina e di studio.

Non hanno vita facile i docenti che nonostante la presunta maggiore esperienza rispetto ai ragazzi faticano a gestire le proprie ansie, i propri timori e le proprie incertezze su quale sia il modo giusto di insegnare e soprattutto di relazionarsi in classe: ne emerge un affresco fatto di sentimenti e debolezze umane dove alla voglia e alla fermezza di coinvolgere la classe nelle attività didattiche si alterna il dubbio di non farcela e il desiderio di mollare tutto.

“La classe” – ambientato in una scuola di periferia dove si suppone che l’integrazione etnica e culturale sia un fatto assodato che non generi conflitto – è invece la dimostrazione di tutto il contrario e cioè che si è ancora molto lontani da una vera integrazione e che affermare al contrario di essere sulla giusta strada serve solo a dar credito alle comunicazioni ministeriali.

«Pare di assistere ad un conflitto di cui i ragazzi sono più consci che i loro professori, confinati all’angolo e senza più un vero “potere” a marginare il loro potere dissacrante, che è anche quello di una maggioranza abituata a essere silenziosa. E senza più nulla, nulla da insegnare – né, in definitiva, nulla da imparare».

Al termine della proiezione ne è seguito un breve dibattito dove si è discusso da una parte dell’originalità delle tecnica cinematografica usata da Cantet (il film è privo di musica, sembra essere progettato come un laboratorio teatrale che trasmette il conflitto in modo immediato e diretto seppur complesso a tratti), dall’altra ci si è posti il dubbio se una “classe” così conflittuale rappresenti davvero la realtà o piuttosto solo una piccola e ristretta fascia di storie limite che non rispecchiano il quadro generale. (Martina Chessari)

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